Sara Diamante, da Medicina al porno: «Ho colmato il vuoto di un amore finito e mi sono ribellata a una famiglia bacchettona»

La giovane ha lasciato il paesino in cui viveva per trasferirsi a Milano e dedicarsi alla sua carriera su OnlyFans e

Sara Diamante, da Medicina al porno: «Ho colmato il vuoto di un amore finito e mi sono ribellata a una famiglia bacchettona»
Sara Diamante, da Medicina al porno: «Ho colmato il vuoto di un amore finito e mi sono ribellata a una famiglia bacchettona»
Sabato 3 Febbraio 2024, 13:38
4 Minuti di Lettura

È la reginetta del porno, Sara Diamante, incoronata "Pornostar più vista nel 2023". Ha solo 22 anni, un passato in Medicina e tutta la vita davanti, ma è molto sicura di ciò che vuole fare nella vita: l'attrice porno. E tra i nomi più ricercati sul web nel settore, ma nonostante i successi raggiunti ambisce ad andare oltre i confini dell'Italia e punta a prendersi l'America.

Originaria di Torrevecchia Pia, nel pavese, Sara ha lasciato il paesino di tremila abitanti per fare carriera, anche perché la pressione dei compaesani era diventata opprimente. Dopo la fine di una relazione durata tre anni, ha cercato e trovato consolazione nel sesso. Si vedeva con ragazzi conosciuti su siti di incontro, colmando il vuoto che si era creato. «Forse era anche un modo per ribellarmi a una famiglia bacchettona, del Sud», rivela al Corriere della Sera.

Poi ha accolto il consiglio di alcune conoscenti: «Perché non OnlyFans?». Così nel 2021 gira i primi video. «L’ho fatto e ho svoltato. Ma è un lavoro che richiede energie e tempo, quindi addio università».

Dopo aver lasciato la facoltà di Medicina, prepara anche le valigie: «Ero diventata ingombrante, un bersaglio, mi sono trasferita a Milano». I video, arrivati anche agli occhi del padre, le aveva creato problemi con la famiglia. Ma è stato un episodio in particolare a convincerla a lasciare il paesino: un preservativo appeso davanti al cancello di casa. 

Con Onlyfans Sara Diamante si è presa Milano e l'Italia intera. Ma come avrà fatto? «Dieci dollari al mese per chattare con me, guardare foto senza censura e acquistare video. Ma la vera fonte di guadagno sono le videochiamate a 250 dollari», ha spiegato. La fonte di guadagno primaria risiede nelle video call in cui può soddisfare le fantasie degli uomini che la pagano. La ragazza è però molto attiva anche sui set e per lavoro gira spesso per il mondo, anche se - in certi casi - fare questo lavoro risulta stressante, oltre che dispensioso. Visite mediche, palestra e skincare sono all'ordine del giorno per chi fa il suo mestiere.

«Se ho una scena impegnativa sto a digiuno dalla sera. Ci vuole preparazione e resistenza, inizi al mattino e non sai quando finisci», ha raccontato. Nonostante gli sforzi e le poche amiche a causa della competizione fra donne, Sara è felicemente fidanzata e lui spesso l'accompagna all'estero. Ma di quello che fa nello specifico la ragazza, il ragazzo «non vuole vedere e sapere niente».

Sara è una cittadina e lavoratrice responsabile, paga le tasse e dichiara tutto. Fattura 150mila euro all'anno e sogna di lavorare nell'industria statunitense. Il mese prossimo lascerà il capoluogo lombardo per migliorare l'inglese dirattemente in terra promessa. Ma tra i suoi pensieri non c'è solo il sogno americano: la giovane aspira a fondare un'associazione che possa tutelare le attrici porno e gestire costi, esami di routine e agevolazioni.

Per Sara, però, la società italiana deve ancora fare tanta strada. Il suo lavoro non è ben visto agli occhi di donne e uomini, anche se poi i suoi filmati li guardano: «Il porno secondo me è una forma di espressione, anche se noi attrici siamo ancora percepite come persone un po' deviate. Eppure potremmo spiegare ai ragazzi, per esempio, che il porno è intrattenimento e che alla base di ogni scena c'è il consenso. La realtà è diversa: se non c'è consenso ti devi fermare, altrimenti è violenza. Un video intitolato "Sesso con una sconosciuta" non ti autorizza a essere volgare con la prima che passa per strada. Almeno si faccia educazione sessuale nelle scuole, un'ora a settimana».

© RIPRODUZIONE RISERVATA