Castellammare: Comune sciolto per camorra, ex sindaco Cimmino non può ricandidarsi

La sentenza del tribunale di Torre Annunziata

Gaetano Cimmino in una foto d'archivio
Gaetano Cimmino in una foto d'archivio
Giovedì 25 Gennaio 2024, 18:53 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 12:28
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L'ex sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, non potrà ricandidarsi alle prossime elezioni amministrative che si terranno in primavera. Contro il primo cittadino dell'amministrazione sciolta per infiltrazioni camorristiche a febbraio del 2022 è infatti arrivata una sentenza del tribunale di Torre Annunziata, che ne ha stabilito l'incandidabilità per le prossime due tornate amministrative. Con lui hanno ricevuto analogo veto anche gli ex assessori Fulvio Calì e Giovanni Russo e l'ex presidente del consiglio comunale Emanuele D'Apice, quest'ultimo passato alle cronache perché, nel discorso di insediamento alla carica di capo dell'assise, aveva ringraziato ed elogiato il padre, nel frattempo deceduto, condannato per la presunta vicinanza al clan camorristico Cesarano. Nella sentenza del collegio presieduto da Marianna Lopiano (giudice relatore Maria Rosaria Barbato) non sono stati invece inseriti i nomi degli altri politici finiti al centro della relazione della commissione d'accesso che aveva dato la stura allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche.

In tutto dieci esponenti politici che dunque, se vorranno, potranno partecipare alle amministrative del prossimo mese di giugno: Antonio Cimmino, Annamaria De Simone, Sabrina Di Gennaro, Barbara Di Maio, Eutalia Esposito, Antonella Esposito, Francesco Iovino, Vincenza Maresca, Giovanni Nastelli, Catello Tito.

Cimmino era stato nominato nei giorni scorsi coordinatore enti locali di Forza Italia a Napoli.

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«Le sentenze si rispettano e non si commentano - ha detto l'ex presidente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia, D'Apice - ma in questo caso, che mi colpisce umanamente e mi provoca profondo dolore, si possono appellare. Non solo si ravvedono tutte le contraddizioni di una vicenda che doveva essere personale, ma anche il rammarico per come è stata fatta diventare, in maniera totalmente strumentale, una faccenda istituzionale e politica nonché un fatto di stampa, tanto inopportuno quanto difficile da dimenticare, dopo una vita per me esemplare e sempre corretta».

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