Napoli, il mistero di Alessandro: «Per lo Stato non esisto»

A trent'anni ha un figlio e un lavoro ma non ha identità: il caso raccontato dalle Iene

Alessandro con Giulio Golia delle Iene
Alessandro con Giulio Golia delle Iene
di Francesco Gravetti
Sabato 28 Ottobre 2023, 23:33 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 17:22
4 Minuti di Lettura

Due telefonate, una dalla prefettura di Napoli e un’altra direttamente dal ministero dell’Interno, potrebbero aver sbloccato la questione di Alessandro, il trentenne di Poggiomarino senza identità: non ha un documento di riconoscimento, è sconosciuto allo Stato italiano e, questo il paradosso, è in possesso di un codice fiscale solo perché gli è stato assegnato nel carcere di Secondigliano, quando anni fa fu arrestato.

Dopo un periodo difficile e una serie di guai con la giustizia, Alessandro ora ha un lavoro, ma il suo singolarissimo status gli impedisce di essere regolarmente assunto: per questo ha chiesto e ottenuto l’intervento del programma tv le «Iene». Giulio Golia, con la sua troupe, ha sollevato il caso, ha raccontato la storia del giovane, ha fatto emergere contraddizioni e assurdità burocratiche ma soprattutto ha acceso i riflettori sulla vicenda. Venerdì pomeriggio, infatti, il sindaco di Poggiomarino Maurizio Falanga ha ricevuto le due telefonate.

In una, un funzionario della prefettura di Napoli chiedeva ulteriori delucidazioni su Alessandro; nell’altra, un rappresentante del ministero dell’Interno ha concordato col primo cittadino una serie di step da compiere per trovare una soluzione. È lo stesso sindaco Falanga a confermarlo: «Si è trattato di colloqui che considero molto positivi. Come Comune siamo a conoscenza della situazione di Alessandro, lo consideriamo un nostro concittadino e siamo pronti a fare la nostra parte per dargli una identità». 

La storia che Alessandro ha raccontato alle Iene parte da lontano. Nemmeno lui lo sa con certezza, ma probabilmente è figlio di una prostituta nigeriana, che lo ha partorito dalle parti di Castel Volturno, dove molto folta è la comunità africana. La mamma biologica lo ha affidato a una donna italiana, che lo ha fatto crescere a Poggiomarino ma non ha mai regolarizzato la sua posizione con un’adozione o comunque un affidamento ufficiale. Alessandro (che neppure del nome è davvero certo e che di cognome dovrebbe fare Amoruski) è diventato adolescente e poi giovane senza avere mai una vera identità: non ha frequentato le scuole, non ha mai ricevuto assistenza sanitaria. 

A un certo punto (è lui stesso ad averlo raccontato alla iena Giulio Golia) la sua vita ha preso una brutta piega: ha commesso dei reati ed è stato arrestato per rapina. Paradossalmente, il carcere di Secondigliano, dove è rimasto diversi anni, è diventato il luogo dove lo Stato lo ha «riconosciuto»: è qui che gli è stato attribuito un codice fiscale sulla base dell’identità da lui dichiarata ed è qui che ha frequentato le scuole, arrivando a prendersi il diploma di terza media. Non solo: l’esperienza in galera ha fatto maturare Alessandro, inducendolo a non delinquere più. Tornato a Poggiomarino, ha trovato una compagna e ha avuto un figlio, un maschietto che ora va alla scuola primaria. Ha ottenuto anche un impiego presso una fabbrica che lavora il polistirolo ma, quando è arrivato il momento dell’assunzione, l’antico problema dell’assenza di identità è tornato, come una fantasma che ti tormenta tutta la vita: Alessandro non può essere «messo a posto» perché per lo Stato non esiste. 

Video

E non esiste, ovviamente, per l’ufficio anagrafe del Comune di Poggiomarino, dove le Iene sono andati per cercare di capirne di più. Il servizio del programma di Italia Uno si è concluso con una telefonata alla mamma di Alessandro: dall’altro capo del telefono c’era una donna in lacrime, contenta di poter ascoltare la voce del figlio dopo decenni. Ma un ulteriore prologo si è avuto due giorni fa, con la doppia chiamata ricevuta dal sindaco di Poggiomarino. Le istituzioni si sono mosse per individuare una strada che possa fornire una identità al trentenne e, come spiega il primo cittadino Falanga, questa via d’uscita sarebbe stata trovata: «È una soluzione che passa per il Comune e si conclude con il riconoscimento da parte del Tribunale», chiarisce il sindaco. Si tratta, peraltro, di applicare una legge già esistente, senza troppe forzature. È una speranza per Alessandro, stanco della sua vita da eterno clandestino al punto di chiedere aiuto ai media: «Ho una compagna, un figlio ed un lavoro ma mi manca un’identità», ha detto il giovane. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA