la violenza

Cuginette violentate al Parco Verde di Caivano, l'orrore scuote l'Italia: le vittime allontanate dai genitori

Tante le reazioni dal mondo della politica e delle istituzioni sulla vicenda raccontata dal Mattino

Parco Verde di Caivano
Parco Verde di Caivano
Venerdì 25 Agosto 2023, 17:23 - Ultimo agg. 26 Agosto, 00:02

Psichiatra: castrazione non risolve il problema

«Non abbiamo dati sufficienti per sapere se il fenomeno sia aumentato rispetto al passato o ne sia aumentata la visibilità, ma negli ultimi anni si abbassata l'età di chi commette violenza contro le donne. Quel che è certo è che la castrazione chimica per gli stupratori non risolverebbe il problema. Dobbiamo piuttosto interrogarci su strategie di prevenzione in termini educativi, per insegnare ai giovani empatia e rispetto». Lo dice all'Ansa, Antonella Costantino, direttore della U.O. di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza della Fondazione Policlinico di Milano, commentando gli episodi di Palermo e Caivano. Il nodo, precisa, «è la cultura di fondo: stupro e omicidio non sono meno presenti in Paesi in cui c'è la pena di morte. In chi li commette - prosegue Costantino, past president della Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (Sinpia) - c'è di base una mancata percezione di ciò che si fa e questo nasce dall'incapacità provare empatia per l'altro. Il non interrogarsi su cosa succede a chi ho davanti è legato anche alla violenza disseminata dalle serie tv ai videogiochi, che quasi desensibilizza e rende assuefatti al dolore dell'altro». La pandemia Covid ha fatto emergere un disagio mentale piuttosto diffuso e «le persone oggi sono più disposte a chiedere aiuto ma», prosegue Costantino, «ha ridotto questo disagio a una sofferenza individuale, mentre in realtà riguarda tutta la collettività». L'altro problema, evidenzia, «è che si sta imponendo il valore dominante della riuscita, spesso identificato come potere, ma anche sopraffazione. Questo ha sui social la sua cassa di risonanza, tanto che alcuni degli accusati dello stupro di Palermo si sono vantati di quanto fatto: i media amplificano e distorcono, permettono di empatizzare con i carnefici e allo stesso tempo di scatenare l'odio». Colpisce l'età giovane dei ragazzi coinvolti: «si è abbassata l'età media per ogni cosa, inclusi i rapporti sessuali, le patologie psicologiche o le dipendenze, un fenomeno dovuto a una spinta della società stessa che porta ad anticipare la maggior parte delle esperienze». Ci sono fattori di rischio diversi che possono portare a commettere gesti simili, ma «non è solo questione di degrado o povertà, come vediamo da tante denunce questi episodi di cronaca avvengono anche in contesti molto benestanti». Con il web il mondo cambia rapidamente e, conclude l'esperta, «dobbiamo cambiare in fretta le risposte che diamo: non si tratta solo dello psicologo a scuola o della terapia individuale. Servono interventi pedagogici e culturali, che lavorino precocemente sulle dinamiche di gruppo sull'insegnare il rispetto reciproco»

Azzurro Donna: subito piano aree disagiate

«L'assurdità di questi episodi è che il Parco Verde è stato definito una delle più grandi piazze di spaccio d'Europa da anni, il Parco degli orrori per gli episodi accaduti: non dimentichiamo la morte della piccola Fortuna Loffredo nel 2014 al centro di una storia fatta di abusi. Eppure oggi lo Stato non è stato ancora in grado di fermare nessuno di questi fenomeni». A parlare Alessandra Iannuccilli la coordinatrice cittadina di Napoli di Azzurro Donna. «A nostro avviso, serve urgentemente un piano territoriale specifico per le aree disagiate. Inoltre in questa situazione c'è la tragedia nella tragedia che è la vendita on line dei video di questi atti spregevoli sempre più frequenti da parte del cosiddetto branco. E quindi è necessario che si rivedano le pene per prevedere per questo tipo di reati pene severe».

Pisani: non si può rimanere inermi

«Non si può più rimanere inermi, è sbagliato voltarsi dall'altra parte: i bambini non devono essere trattati come numeri o fascicoli». Lo sottolinea in una nota l'avvocato Angelo Pisani che così commenta le presunte violenze ai danni di due cuginette che sarebbero avvenute nel Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, lo stesso dove venne violentata e uccisa la piccola Fortuna Loffredo. «In tutte le periferie d'Italia - prosegue Pisani, legale della famiglia di una delle due presunte vittime, che compirà 12 anni tra pochi giorni - sono tanti bambini abbandonati a se stessi laddove lo Stato è assente, dove le istituzioni sono complici del degrado, dell'assenza di cultura, di socialità e di servizi». Pisani, che dice di essere impegnato in indagini difensive, fa sapere che ieri si è tenuta la prima udienza di un processo che cautelativamente ha confermato l'allontanamento delle bambine dai genitori: «ma questa - sostiene - non è la soluzione perché non tutela gli altri bambini, vittime e aggressori. Purtroppo non c'è rimedio istantaneo - aggiunge - ogni provvedimento aggiunge al dolore: alla lesione della dignità si aggiunge la beffa dell'allontanamento dal nucleo familiare. Occorre restituire valori, tutelare la vita dei bambini e punire severamente gli aggressori, figli ahimè di quelle istituzioni complici, che non hanno saputo tutelare le famiglie e ogni giorno fanno in modo che avvengano queste violenze sui minori, pari a un omicidio quanto ad atrocità». «Sono troppi i bambini violentati, usati come merce, e - sostiene Angelo Pisani - non sono bastati riflettori accesi dalle tragedie precedenti. C'è la chiara responsabilità delle istituzioni incapaci di tutelare i diritti dei minori e di interrompere ciclo violenza e degrado». «Salvarne uno o allontanarne altri dalla famiglia - prosegue il legale - purtroppo non serve a tutelare e salvare i tanti ogni giorno esposti in queste strade a mille pericoli». «La magistratura - conclude l'avvocato - deve tutelare le vittime, i bimbi vanno reinseriti in contesti normali e occorre una bonifica totale delle periferie d'Italia. Spero che presto ci sia la più severa ed esemplare punizione per i responsabili, ragazzi o adulti che siano, e collaboreremo nel ricercare ogni responsabile avendo fiducia nella Magistratura che farà luce su questo inferno». 

Giudice: Stato investa in scuola e servizi sociali

«La piaga della criminalità e del disagio minorile è in piena cancrena nelle nostre zone, non si può gridare all'orrore quando è sotto i nostri occhi. Occorre che lo Stato investa di più in servizi sociali e scuola». Margherita Di Giglio, magistrato di Sorveglianza al Tribunale per i Minorenni di Napoli, interviene sullo stupro di Caivano. Prima Palermo, poi la provincia di Napoli. Contesti degradati fatti di «povertà culturale, di mentalità retriva, in cui la donna viene vista come oggetto che non ha valenza sociale», spiega il magistrato «Questo non significa che in ambienti più elevati non accadano simili episodi, ma lì le motivazioni sono di carattere diverso: molto spesso i reati avvengono in serate e nottate passate a consumare droghe». La migliore arma è la prevenzione: «Occorre investire nella scuola e nei servizi sociali» spiega Di Giglio. «La verità è che queste sono famiglie abbandonate a se stesse e poi ci meravigliamo se anche i ragazzi delinquono in età così giovane. Io mi occupo di giovani rinchiusi nelle carceri minorili di Airola e Nisida e molti di questi reati trovano il loro humus in un tessuto sociale di degrado e subcultura. La prevenzione è l'unica arma che può andare incontro a questi ragazzi, altrimenti le strade sono solo quelle del crimine. I servizi sociali, coi quali lavoro a stretto contatto, intervengono molto bene a cose fatte, ma occorre un servizio sociale che venga fornito di mezzi e persone per poter operare. E ciò deve avvenire prima, non dopo. Ecco che lo Stato deve investire con supporto alle famiglie, con centri di assistenza sociale. E poi, la scuola. Assistiamo a un'evasione allarmante e noi interveniamo cercando di monitorare queste situazioni attraverso assistenti sociali e uffici sociali minorili. Ma il monitoraggio deve essere più pregnante, la scuola deve segnalare di più. Nei quartieri difficili andrebbe fatto un lavoro penetrante e attraverso mezzi e personale sufficiente». Di Giglio conclude: «In contesti degradati questi sono reati annunciati: è quasi naturale, fisiologico che accadano. Ecco che occorre incidere con più Stato, con una scuola che sia presente con più mezzi e personale».

Preside: il coraggio della denuncia

«Quando stamattina ho letto il giornale ho avuto un momento di smarrimento, ma poi ho pensato che in fondo era una giorno felice». Un giorno felice quello in cui tutta Italia è venuta a sapere, rimanendo scioccata, dello stupro di Caivano? «Si, perchè se questa vicenda è venuta alla luce e perché c'è stato qualcuno che finalmente ha avuto voglia di denunciare. Per questo, nonostante tutto, sono felice». Eugenia Carfora da circa 16 anni è dirigente scolastica al parco Verde di Caivano, dapprima all'istituto comprensivo e poi all'istituto superiore «Morano». È una preside-coraggio, che non ha paura di mettersi contro la camorra per combattere la dispersine scolastica. E se i suoi ragazzi non vanno a scuola li va a prendere a casa, uno per uno. Di tutta la vicenda dello stupro Carfora enfatizza il coraggio delle due ragazze, «che hanno parlato, che hanno chiesto aiuto». Ed ora il suo «principale desiderio è che tra qualche anno non si parli più del Parco Verde, che la gente meravigliosa che vive qui si tolga di dosso questa sorta di macchia». La preside, nominata nel 2020 miglior dirigente scolastica d'Italia, non chiede progetti speciali per il Parco Verde «perchè si viene qui, si annunciano e poi tutto finisce», ma «un grande impegno quotidiano per valorizzare giorno per giorno il bello, l'ingegno di questi ragazzi, delle loro famiglie». Dalla sua scuola negli ultimi anni decine di giovani sono stati avviati al lavoro ed ora hanno anche mansioni di responsabilità in importani realtà produttive. E poi sono stati realizzati, nei giardini della scuola, sia l'orto che la serra, che curano con dedizione gli stessi ragazzi. «Noi qui abbiamo bisogno del dialogo. Quando accadono fatti gravi si chiede un poliziotto per ogni residente, ma io dico che serve un punto di ascolto per ogni palazzo, per sentire le storie di quelle mamme che, nonostante tutto, mandano i loro figli a scuola, li fanno studiare. E per questo motivo le vorrei abbracciare una ad una per dare loro il mio sostegno». «Molto è stato fatto. Prima alcuni si vedevano in perenne contrapposizione con le forze dell'ordine - aggiunge - oggi tanti ragazzi si salutano con gli agenti e c'è qualcuno che mi ha confidato di sognare di voler fare il carabiniere». «Andare via dal parco Verde? E perchè - dice la preside -, noi non molliamo. Io vorrei morire qui. E la terra che amo e mi continuerò a battere fino a quando ne avrò le forze». .

Don Patriciello: abbiamo rinunciato a educare

«Abbiamo abdicato alla fatica dell'educare». Don Maurizio Patriciello, parroco anticamorra del parco Verde di Caivano, è «addolorato» dopo aver aver appreso dello stupro di due bambine nel quartiere dove opera da anni e dove da qualche tempo vive sotto scorta. «Di questa vicenda - dice - se ne parlerà per qualche giorno, forse per qualche settimana, ma queste due povere ragazze si porteranno dentro il trauma per tutta la vita». «Se ci sono casi di violenza brutale compiuti da adolescenti, se ci sono ragazzi che abusano di altri ragazzi, questo vuol dire che noi abbiamo sbagliato perchè abbiamo deciso di non educare», afferma, aggiungendo che questo succede ovunque, «sia in quartieri degradati sia in quelli più agiati». Ma il Parco Verde di Caivano, sorto per dare una casa agli sfollati del terremoto del 1980 e diventato una gigantesca piazza di spaccio, merita un discorso a parte. Il sacerdote non usa mezzi termini: «Mi dispiace dirlo ma questo è un quartiere che non doveva mai nascere: qui sono state ammassate tutte le povertà. E poi cosa si è fatto? Tutti sappiamo che è un quartiere problematico e a rischio». Non solo. Nell'immaginario collettivo è anche un quartiere lontano da tutto, pur essendo alle porte di Napoli. «Quante volte ho sentito dire in città che questa o quella cosa è accaduta al Parco Verde, come se fosse una realtà lontanissima, qualcosa che non ci riguarda. Invece no: quello che è accaduto oggi, e in passato, a Caivano, deve essere un problema dell'intera comunità». Il sacerdote rivolge anche un pensiero ai presunti stupratori. «Pure loro sono vittime della povertà educativa» perché, ripete, «abbiamo rinunciato ad educare i ragazzi, ad ascoltarli. Ora ci pensa il telefonino, internet. O ci pensa la strada». Un'emergenza nell'emergenza, secondo il sacerdote, è la pornografia. «Ma cosa si fa? Nella chat dei ragazzi di Palermo c'è uno che dice che queste cose le ha viste solo nei film porno. E ai film si accede liberamente, a qualsiasi ora, quando si vuole». «Sono ferito, addolorato», è lo sfogo finale del prete di strada. «E sento una grande responsabilità verso i ragazzi di questo quartiere: li conosco quasi tutti perché sono stato io a battezzarli, ma devo anche dire che da soli possiamo fare davvero poco. O ci mettiamo tutti insieme, oppure non si va da nessuna parte».

Il video del legale Pisani

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Pm: frutto dell'incuria dei genitori

«La minore era ed è esposta, nell'ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l'incolumità psicofisica». È questo il motivo per cui la procura presso il tribunale dei minorenni di Napoli ha chiesto al giudice di convalidare la decisione dei servizi sociali di allontanare una delle bambine violentate a Caivano dalla sua famiglia e di collocarla in una «idonea struttura» (misura analoga risulta essere stata adottata anche per l'altra ragazza). A queste conclusioni gli inquirenti giungono sulla base di una relazione dei servizi sociali da cui emerge che questi «sono intervenuti - si legge nell'atto della procura - in una situazione di chiara emergenza allo scopo di mettere in sicurezza la minore a causa delle condotte dei genitori. Invero - sottolinea ancora la procura - emerge dagli atti che la minore è stata vittima di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei e che lo stile di vita della minore, che ha 'favorito' la perpetrazione del reato ai suoi danni, è senz'altro frutto della grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità». Da qui la decisione dei servizi sociali, condivisa dalla procura, di provvedere «all'allontanameto della minore e al suo collocamento in sicurezza». 

De Giovanni: frutto dell'abbandono

«L'indignazione è certo per eventi atroci, come la violenza sulle donne e su queste due ragazzine, ma deve andare anche oltre ed arrivare al Parco Verde, dove manca qualsiasi proposta culturale per i ragazzi, dove non c'è alcuna formazione, dove la dispersione scolastica è indicata dal fatto che 3 minorenni su 10 non sono noti all'anagrafe scolastica e stanno in strada tutti i giorni. Eventi come quello che commentiamo oggi sono l'effetto di queste cause». Lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, parlando con l'ANSA dello stupro di Caivano, spiega che «luoghi come il Parco Verde, o quello della violenza di Palermo, sono malati e hanno sintomi e cause». «Il sintomo - dice lo scrittore - lo puoi curare. È come prendere una pillola per avere sollievo dal mal di testa: in questo caso puoi mandare l'esercito e militarizzare il Parco Verde, ma poi il mal di testa torna e tutti sanno che ci vuole un cambiamento sociale vero.

Il quartiere di Caivano ha ormai sostituito Scampia (come piazza di spaccio - ndr) e trovo incredibile che manchino forti interventi istituzionali sulla formazione e sulla crescita di chi ci vive, per aprire ai giovani porte per il futuro. Se vedo che la scuola non mi porta a un percorso verso un mestiere, allora trovo la scorciatoia dello spaccio». Secondo De Giovanni è anche l'abbandono del quartiere che porta alla devianza dei giovani: «Possono mandare la Folgore 24 ore al giorno - dice - così è contento anche il generale Vannacci e impedisci che la criminalità continui a farne una piazza spaccio, ma poi devi prendere atto che da anni al Parco Verde non ci sono scuole aperte il pomeriggio e che si vive in luoghi fatiscenti. Con le forze dell'ordine si argina il problema in quel momento, ma se non ti attivi per soluzioni di tipo strutturale e organica togliendo i ragazzi dal non far nulla per strada, non serve a niente». E la castrazione chimica? «Sarebbe una sconfitta evidente delle istituzioni il ricorso a pene corporali», risponde de Giovanni. 

Carfagna: serve più Stato

«A Caivano come a Palermo, un altro stupro di gruppo, dove all'orrore per la violenza si aggiunge quello per la giovanissima età delle due vittime, poco più che bambine, e degli adolescenti accusati di averle violentate. C'è un'innegabile emergenza, ma la soluzione non è e non può essere la castrazione chimica, vecchio cavallo di battaglia puntualmente riproposto dalla Lega. Inutile propaganda populista, già bocciata come un errore anni fa anche dall'allora non ancora ministro Nordio». Lo dichiara Mara Carfagna, presidente di Azione. «La politica deve agire in modo serio, approvando norme adeguate e rafforzando le risposte sul piano culturale ed educativo - prosegue -. Il governo aveva promesso una corsia preferenziale in Parlamento al ddl con le nuove misure contro la violenza di genere approvato dal Consiglio dei ministri a inizio giugno, sono trascorsi due mesi e mezzo ed il provvedimento è ancora fermo. E questo nonostante la massima disponibilità data dalle opposizioni a collaborare e a fare presto. Intanto si sono inspiegabilmente persi mesi ignorando la proposta di legge che avevamo predisposto con le ministre del governo Draghi e che avevamo ripresentato lo scorso ottobre, a inizio legislatura: fosse stata calendarizzata, oggi sarebbe stata approvata quantomeno da un ramo del Parlamento. Ma i casi di Palermo e Caivano dicono che l'emergenza stupri ha radici anche e soprattutto nel disagio sociale, nell'abbandono in cui crescono molti ragazzi, nella carenza di supporto alle famiglie». «Conosco bene la drammatica realtà del Parco Verde, periferia tra le più difficili dove sono stata più volte e dove da ministro per il Sud ho voluto venisse sottoscritto il Cis Terra dei Fuochi, con 200 milioni di euro per il recupero economico e sociale del territorio. Se in luoghi come questo lo Stato non fa lo Stato, assicurando presenza, sicurezza, investimenti, programmi culturali e di educazione al rispetto di genere, allora lascia terreno fertile all'incultura della violenza, della prepotenza, della prevaricazione. Serve intervenire su questo - conclude Carfagna - la castrazione chimica è solo fumo negli occhi».

Il precedente della piccola Fortuna

Uccisa a sei anni perché si era ribellata all'ennesima violenza sessuale. Risale al 2014 l'orrore che, per primo, concentrò i riflettori della cronaca nazionale sul Parco Verde di Caivano, dove il mese scorso si è consumata la vicenda dello stupro di gruppo su due ragazzine. Fortuna Loffredo fu scaraventata giù dall'ottavo piano del palazzo dove abitava da Raimondo Caputo, all'epoca compagno della madre, che da tempo abusava della bambina. Per quel delitto l'uomo è stato condannato in via definitiva all'ergastolo; la Cassazione ha confermato anche i 10 anni inflitti in primo e secondo grado a Marianna Fabozzi, la madre di Fortuna, che non difese la figlia dalle violenze di Caputo. Sia Caputo che la Fabozzi tentarono inizialmente di accreditare la tesi dell'incidente, ma le indagini - rese più complesse dal clima di omertà nel quartiere - puntarono ben presto sull'ambito familiare, in cui già il 27 aprile 2013 un fratellino di Fortuna, Antonio, di tre anni, era morto cadendo dal balcone. Per questo secondo caso Caputo e la Fabozzi sono finiti sotto processo e assolti nel 2021. Dal giudizio sull'omicidio di Fortuna invece emerse un quadro di ripetute violenze sessuali commesse da Caputo anche su altre due figlie minorenni dell'allora compagna. Abusi di cui si vociferava nel Parco Verde di Caivano, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare, anzi: l'indagine sulla morte di Fortuna fu costellata di tentativi di depistaggio e false dichiarazioni da parte di chi conosceva e frequentava il nucleo familiare. Fu invece un'amichetta di Fortuna, sua coetanea, a raccontare agli inquirenti le violenze subite dalla piccola. 

Le foto del Parco Verde

 

 

Lega: sì alla castrazione chimica

«Linea dura nei confronti di chi violenta donne e bambini. Questi soggetti vanno resi inoffensivi e per farlo non c'è altra strada da percorrere che quella della castrazione chimica, come da sempre chiede la Lega». Lo dichiara Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania, commentando l'episodio dello stupro di due 13enni a Caivano. «Grazie all'impegno del vicepremier Matteo Salvini molto presto sarà discussa la proposta di legge per intervenire con l'unica misura realmente efficace, sia in termini di prevenzione che di repressione, contro stupratori e pedofili», conclude.

Pd: frutto di sopraffazione maschile

«Dopo lo stupro di Palermo, quello del Parco Verde di Caivano, dove nel 2014 venne violentata e uccisa la piccola Fortuna. Una violenza brutale e inaccettabile, ancor di più perché commessa da giovanissimi: ancora un gruppo di ragazzi accanito verso delle coetanee. Non sono episodi isolati e imprevedibili. Si tratta del prodotto di una violenza maschile contro le donne che esprime una precisa cultura: quella della sopraffazione e del dominio con cui tanti uomini e ragazzi sentono il bisogno di affermare se stessi nei confronti di donne e ragazze, soprattutto se praticano spazi di libertà e autonomia. In questo caso, come a Palermo, colpisce poi l'intreccio tra disagio sociale e retroterra culturale. Nessun automatismo sia chiaro, ma si impone la necessità di una riflessione su come investire di più e meglio in questi quartieri che, troppo spesso, rischiano di diventare ghetti, dominati da subcultura e modelli sbagliati imposti anche da forze criminali che ambiscono a controllare il territorio. Si tratta di ripensare le scelte urbanistiche e di edilizia popolare fino ad arrivare ad interventi sociali ed educativi, spesso troppo fragili o lasciati alla buona volontà del volontariato. Nel caso di Caivano, va però osservato un particolare aspetto che desta preoccupazione. Serve la mano ferma dello Stato verso i responsabili, ma anche investimenti economici, sociali e culturali per affermare nuovi modelli di crescita e convivenza oltre che di opportunità. Sembra quasi una resa, perciò, la scelta di allontanare le due ragazze vittime da quella che è una comunità che andrebbe invece sostenuta. Sono i ragazzi a dover essere allontanati ed è lo Stato a dover tornare ad affermare la propria autorità in quel quartiere prima che siano, ancora una volta, i poteri crinali a farlo. Ad una certa politica, che propone la castrazione chimica o pensa a scaricare la colpa sulle autorità locali, ricordiamo il dovere della responsabilità rispetto a fenomeni così drammatici, a cui non si può rispondere con misure populiste sbagliate e inefficaci, quando invece servirebbe l'impegno di tutti per favorire una rivoluzione culturale, educativa e sociale». Lo affermano in una nota la senatrice del Pd Valeria Valente e il deputato del Pd Marco Sarracino. 

Il video reportage

Video

 

Pisani: istituzioni complici del degrado

«Non si può più rimanere fermi, voltarsi dall'altra parte, di fronte a queste atrocità. È necessario intervenire subito per salvare la vita di tanti bambini che non solo qui, ma in tutte le periferie d'Italia sono abbandonati a se stessi, dove lo Stato è assente e le Istituzioni sono complici del degrado, dell'assenza di cultura, di socialità, di servizi e i più piccoli, indifesi, vengono violentati, usati, spesso anche uccisi senza che nessuno intervenga e li tuteli». Lo dice l'avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di una delle due bimbe (13 anni tra pochi giorni) violentate da un gruppo di ragazzini al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. «Ieri c'é stata la prima udienza di un processo che cautelativamente ha confermato l'allontanamento delle bambine dai genitori. Ma questo non basta - dice l'avvocato - anzi aggiunge al dolore, alla lesione della dignità, la beffa dell'allontanamento dal nucleo familiare. Occorre restituire valori, tutelare la vita dei bambini e punire severamente gli aggressori, figli ahimè di quelle istituzioni complici, che non hanno saputo tutelare le famiglie e ogni giorno fanno in modo che avvengano queste violenze sui minori, pari a un omicidio quanto ad atrocità». «Parlare di degrado non rende l'idea. Troppi i bambini violentati, usati come merce: non sono bastati riflettori accesi dalle tragedie precedenti, c'è la chiara responsabilità delle istituzioni incapaci di tutelare i diritti dei minori e la necessità di interrompere ciclo violenza e degrado vittime ogni giorno bambini. Salvarne uno o allontanarne altri dalla famiglia purtroppo non serve a tutelare e salvare i tanti ogni giorno esposti in queste strade a mille pericoli. È una vergogna per la politica vedere bambini morire violentati da coetanei, senza predisporre interventi seri, senza tutelare i diritti. È agghiacciante - conclude - La magistratura deve tutelare le vittime, i bimbi vanno reinseriti in contesti normali e occorre una bonifica totale delle periferie d'Italia». 

Borrelli: servono misure esemplari

«La nuova terribile violenza ai danni di due ragazze, violentate dal branco nel Parco Verde di Caivano, a pochi giorni dall'altro episodio analogo accaduto a Palermo, impone l'adozione di misure esemplari per i vigliacchi che in gruppo violentano ragazze indifese. Tutto intorno una coltre spessa di omertà, paura, connivenza e terrore, che stava per impedire a questa tragedia di venire a galla». Queste le parole del deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli e di Agostino Galiero portavoce provinciale di Europa Verde e Salvatore Iavarone membro del consiglio federale nazionale di Europa Verde. «Solo grazie al coraggio di due ragazzi, tra i quali la sorella di una delle vittime di violenza, che sono venuti a conoscenza del fatto, le famiglie sono riuscite a denunciare gli aguzzini. Adesso tocca allo Stato e alla Magistratura dare un segnale forte che queste violenze non sono più tollerabili», aggiungono. «Abbiamo chiesto e ottenuto con Don Maurizio Patriciello più volte blitz delle forze dell'ordine per smantellare le diverse piazze di spaccio presenti. La realtà è che in quest'area deve ancora essere realizzata una bonifica sociale e di legalità. Seimila persone sotto scacco di criminali sempre più giovani e feroci. Noi proseguiremo - concludono - nella battaglia di 'liberazione' del Parco Verde insieme a tante persone perbene che lo vivono e meritano di condurre una vita normale, senza più dover temere di essere sopraffatti dai violenti e dalla camorra». 

La legale: i minori siano tutelati

«La priorità è tutelare le due ragazzine che non hanno compiuto neppure 13 anni: per questo dobbiamo evitare possibili fughe di notizie e soprattutto la vittimizzazione delle due minori». Lo sottolinea, in una nota, l'avvocato Clara Niola, legale di una delle due famiglie delle ragazzine abusate nel Napoletano. «Come avvocato di una delle due famiglie coinvolte nelle triste vicenda di cronaca che vede protagoniste due minorenni di Caivano, - spiega l'avvocato Niola - ribadisco la volontà dei miei assistiti di non voler rilasciare alcuna intervista. Noi ci siamo fidati ed affidati all'Autorità giudiziaria e, seppur con dolore, abbiamo accettato il provvedimento adottato dal Tribunale per i Minorenni», di mantenere la ragazzina in una struttura protetta. «È la minore - continua l'avvocato - ad essere al centro dei pensieri dei suoi genitori e dell'attività difensiva e pertanto ci siamo resi, sin da subito, disponibili ad una collaborazione sinergica con tutti gli uffici di Procura a vario titolo coinvolti. Ciò che dobbiamo evitare - ribadisco come legale - non è soltanto una fuga di notizie, ma anche (e, direi, soprattutto) una vittimizzazione secondaria di entrambe le minori che verrebbero ancor più traumatizzate laddove la vicenda venisse ulteriormente portata alla ribalta delle testate giornalistiche». «Chiediamo - conclude il legale - pur nel rispetto dell'esercizio del diritto di cronaca, il massimo riserbo e la massima cautela specie per garantire agli organi inquirenti lo svolgimento di tutte le necessarie attività di indagine». 

M5S: frutto di degrado e povertà

«Ancora una volta la cronaca nera nazionale si concentra sul quartiere Parco Verde di Caivano: due bambine abusate da sei coetanei. L'ennesimo orrore che si consuma in questo quartiere-ghetto abbandonato a se stesso. L'ennesimo atto abominevole generato da un contesto di estremo degrado sociale e di povertà che diventa l'habitat naturale di immoralità e illegalità». Lo dichiara il deputato M5S Pasquale Penza, di Caivano, componente della commissione parlamentare d'inchiesta sul degrado urbano. «Il governo - prosegue - oltre a combattere la povertà invece che alimentarla con le sue politiche classiste, deve impegnarsi per risolvere il problema dell'edilizia popolare degli anni '80: bisogna diluire la concentrazione abitativa di questi quartieri-ghetto, costruendo nuove abitazioni ecosostenibili e abbattendo le vecchie». 

Salvini: che orrore, nessuna clemenza

«Che orrore… Notizie che non dovremmo mai leggere. Sincera vicinanza alle due giovani ragazze. Presto in discussione (e spero approvata) la proposta di legge della Lega per la sperimentazione anche in Italia della castrazione chimica per stupratori e pedofili. Nessuna clemenza per chi mette le mani addosso a donne e bambini». Ad affermarlo in un post su Instagram è il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini commentando il caso delle due ragazzine di 13 anni che sarebbero state violentate da sei ragazzi nel parto verde del comune di Caivano.

Due ragazzine di 13 anni, cugine, sono state violentate da un gruppo di adolescenti, forse della stessa età delle vittime, al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. L'episodio, raccontato oggi dal 'Il Mattino' è avvenuto a inizio di luglio quando le due cuginette sarebbero state portate in un capannone. Il branco che avrebbe abusato delle due ragazzine sarebbe stato composto da sei ragazzi, forse tutti coetanei delle vittime. Le indagini sono iniziate ad agosto quando i familiari delle vittime hanno presentato una denuncia ai carabinieri. Ci sarebbe stato un fermo, quello dell'unico maggiorenne appartenente al gruppo. Le due cuginette ora si troverebbero in una casa famiglia lontano da Caivano.

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