Picchiano un ragazzo, arrestati due calciatori «ex del Benevento»

Torre Annunziata, aggressione in strada: colpito anche un carabiniere intervenuto

Perlingieri e Agnello
Perlingieri e Agnello
di Dario Sautto
Domenica 21 Gennaio 2024, 23:51 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 07:31
4 Minuti di Lettura

Sorpresi in strada mentre picchiano un loro conoscente, aggrediscono anche i carabinieri e la loro assurda serata termina agli arresti domiciliari. A finire in manette due calciatori (ormai ex) del Benevento, squadra che milita in serie C, entrambi 21enni, uno dei quali con parentele che contano nel clan Gionta. Per Emanuele Agnello, trequartista che ha anche esordito in serie B durante la sciagurata stagione che ha portato alla retrocessione dei sanniti, la rescissione del contratto è arrivata due giorni dopo l’arresto, mentre Francesco Perlingieri, terzino destro con sei presenze in C con la maglia della Paganese, era svincolato dallo scorso 23 novembre, quando aveva lasciato consensualmente la maglia giallorossa. 

Entrambi sono finiti agli arresti domiciliari nella tarda serata di martedì, quando i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata li hanno sorpresi in strada, mentre malmenavano un 19enne, anche lui ritenuto vicino agli ambienti del clan Gionta in virtù delle sue parentele. L’episodio in via Vittorio Emanuele, dedalo di vicoi tra rione Provolera e quadrilatero delle Carceri, quartieri ghetto di Torre Annunziata. 

Per futili motivi – hanno ricostruito i carabinieri – i due avrebbero preso a calci e pugni un conoscente, salvato dall’intervento dei militari impegnati in un controllo notturno. Neanche alla vista degli uomini in divisa i due calciatori si sarebbero fermati, sferrando alcuni colpi anche ai carabinieri. Alla fine è scattato l’arresto per l’aggressione al giovane e per resistenza a pubblico ufficiale. Il pm di turno alla Procura di Torre Annunziata ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari, arresto convalidato dal giudice ma con immediato ritorno in libertà.

Agnello il giorno dopo ha firmato il contratto con il Locri che milita in serie D. 

Perlingieri e Agnello hanno 21 anni ciascuno, diverse presenze tra i professionisti e un futuro da calciatori. Ma un corto circuito in una serata trascorsa nella loro Torre Annunziata rischia di mettere in discussione la loro carriera. Entrambi residenti nella vicina Scafati e cresciuti nel settore giovanile del Benevento, gravitavano da anni nella rosa della prima squadra dei sanniti. Per Perlingieri, un prestito in serie C alla Paganese gli aveva permesso di trovare più spazio, mentre per Agnello lo scorso anno era arrivato addirittura il debutto in serie B. Quest’anno, però, i due calciatori di Torre Annunziata non hanno mai ingranato ed entrambi erano finiti ai margini della prima squadra. 

Perlingieri aveva rescisso il contratto consensualmente a novembre, invece ad Agnello è spettata la stessa sorte due giorni dopo l’arresto, anche se il club beneventano nella sua nota ufficiale ha parlato di semplice rescissione del contratto. Non si sa, al momento, se possa aver influito anche l’ultima vicenda sulla decisione del club. Nel frattempo, le indagini dei carabinieri stanno cercando di chiarire il movente della violenta aggressione ai danni del 19enne, medicato al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia e giudicato guaribile in pochi giorni. Da capire, soprattutto, perché i due giovani calciatori si trovassero al centro di Torre Annunziata a tarda ora, nonostante fossero residenti a Scafati. 

Video

Il trequartista, in particolare, ha un cognome che «pesa» a Torre Annunziata: lo zio Alfonso Agnello fu il primo sospettato dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ucciso nel 1985. Dopo un iniziale arresto, fu scagionato nei giorni successivi, ma è stato condannato per diversi omicidi di camorra. Cresciuti tra quei vicoli, le storie di Francesco Perlingieri ed Emanuele Agnello potevano somigliare a quelle di altri giovani di quel quartiere che, proprio grazie al calcio, si sono affermati e sono riusciti a lasciarsi alle spalle anche parentele scomode. Le storie dei bomber Ciro Immobile e Alfredo Donnarumma, che tra Lazio e Brescia hanno segnato decine di gol, ora la favola del giovane talento Giuseppe Caso, che con la maglia del Frosinone ha segnato allo stadio Maradona eliminando il Napoli dalla Coppa Italia, hanno mostrato come lo sport spesso possa essere una salvezza in certi ambienti.

Negli anni scorsi, invece, Il Mattino ha raccontato la storia di un talento bruciato, quello di Angelo Nasto, ex calciatore del Savoia e capitano della Sarnese in serie D, che a 18 anni era titolare nella nazionale italiana Dilettanti, finito in carcere nel 2019 per spaccio di droga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA