Punta Campanella, arrivano le telecamere contro l'assalto all'area marina protetta

Saranno Vervece e Vivara i primi siti costantemente sotto controllo

Il Parco di Punta Campanella
Il Parco di Punta Campanella
di Massimiliano D'Esposito
Mercoledì 26 Luglio 2023, 08:00
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Prima il motoscafo che nella baia di Marina di Puolo investe una barca mandando in ospedale il pescatore impegnato nel gettare le reti, poi gli acquascooter che saltano le boe ed arrivano tra i bagnanti del fiordo di Crapolla. In mezzo una lunga serie di violazioni del regolamento del Parco di Punta Campanella: navigazione sottocosta e nelle zone vietate, velocità elevata, abbandono di rifiuti, pesca di frodo e tanto altro. È chiaro che i vertici dell'Area marina protetta di Punta Campanella devono fronteggiare ogni giorno l'assalto di «pirati» che con le loro imbarcazioni mettono a rischio la sicurezza di chi è in acqua, oltre a provocare enormi danni al delicato ecosistema del tratto di mare che partendo dalla penisola Sorrentina abbraccia la parte più a nord della Costiera Amalfitana, fino a Positano. Per frenare questi continui attacchi all'ambiente, il parco di Punta Campanella passa alle soluzione più drastiche: le telecamere di videosorveglianza.

Una superficie totale di 15,39 km quadrati di mare che racchiude alcuni tesori come la baia di Ieranto, l'arcipelago de Li Galli, l'isola de l'Isca e quella di Vetara, lo scoglio del Vervece. Un lungo tratto di litorale che avrebbe bisogno di un monitoraggio continuo, soprattutto durante la stagione balneare visto il viavai di migliaia di imbarcazioni ogni giorno, tra le quali anche le tante che raggiungono la vicina isola di Capri. «Ogni qual volta sento dire che ci vogliono i controlli avverto un senso di sconfitta, perché evidentemente non siamo abbastanza svegli per capire che le regole vanno rispettate a prescindere, per questioni di sicurezza, per il rispetto che siamo tenuti ad avere nei confronti dell'ambiente in cui viviamo, per il rispetto che dovremmo avere nei confronti del prossimo». È lo sfogo del presidente dell'Amp, Lucio Cacace

La misura è colma, insomma.

Insufficienti le risorse ed i mezzi a disposizione per contrastare il «diportismo selvaggio». Si tentano tutte le strade, ma spesso senza risultato. «Per impedire l'accesso nelle zone proibite dobbiamo installare le boette, per evitare l'ancoraggio sulla posidonia e il rispetto della velocità consentita da regolamento e buonsenso dobbiamo pregare la Capitaneria di porto e la Guardia di finanza di essere più presenti sul territorio - aggiunge Cacace - Abbiamo dato fin troppa fiducia a operatori e diportisti (e che nessuno si sentisse offeso perché abbiamo un archivio di segnalazioni fotografiche con tanto di specifiche per imbarcazione), è arrivato il momento di dire basta». Il presidente del Parco, quindi, annuncia i provvedimenti: «Installeremo un sistema di videosorveglianza che ci aiuterà a vegliare sulle zone più protette (e sensibili) della nostra Area marina, non esiteremo a fornire alle autorità competenti le registrazioni di violazioni, di qualsiasi tipo esse siano».

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Il sistema di occhi elettronici è già in fase di allestimento ed i primi siti che saranno tenuti costantemente sotto controllo sono le zone «A» dell'area protetta, ossia quelle a riserva integrale e maggiormente tutelate: Vervece e Vivara. Intanto che i tecnici realizzano gli impianti il Parco deve anche dotarsi del necessario regolamento per la privacy in modo da poter disporre delle immagini. C'è anche un ulteriore scoglio da superare che è quello delle sanzioni. La legge prevede, così come avviene su strada, che la violazione venga contestata al momento. Ovviamente per le forze dell'ordine è impossibile presidiare costantemente l'intera Area marina. Senza dimenticare che alcuni mezzi nautici di piccole dimensioni non sono tenuti ad avere un codice identificativo che consenta di risalire al proprietario. Ciò non toglie che in alcuni casi come per la pesca di frodo o l'ormeggio in zone vietate c'è tempo e modo di intervenire e sanzionare. 

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