Napoli stop a tavolini e friggitorie selvagge, intervista a Giovanni Multari: «Ora bonus per far tornare gli artigiani»

«Giusto dare una programmazione alla città»

La conferenza stampa del sindaco Gaetano Manfredi e dell'assessore Teresa Armato
La conferenza stampa del sindaco Gaetano Manfredi e dell'assessore Teresa Armato
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 28 Luglio 2023, 07:03 - Ultimo agg. 29 Luglio, 09:05
4 Minuti di Lettura

Nei prossimi tre anni non potranno essere aperte nuove attività di food and beverage nel Centro Storico e in altre zone individuate dal Comune di Napoli insieme a Regione Campania e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Ne abbiamo parlato con Giovanni Multari, docente di Composizione architettonica e urbana all'Università degli Studi Federico II e co-fondatore dello Studio Corvino-Multari, che ha fatto parte del gruppo di lavoro su «Riqualificazione sostenibile degli spazi pubblici nell'ambito del Grande Progetto del Centro Storico di Napoli sito Unesco».

Video

Professor Multari, come giudica questo provvedimento del Comune?
«Credo che sia giusto dare una programmazione alla città.

Fermo restando che l'amministrazione ha tutte le statistiche su licenze e tipologie commerciali, così come le sono note le problematiche, evidentemente si è resa conto pure che ci sono delle situazioni che non sono più in equilibrio, soprattutto in parti delicate e sensibili della città come quelle storiche. Condivido che sia stata pianificata una programmazione attenta, che tiene sotto controllo gli equilibri di queste parti così importanti della città. Anzi, credo che non possiamo che condividere il dispositivo, frutto di una proposta congiunta di chi gestisce la città e la tutela».

Tre anni sono troppi o troppo pochi?
«Non credo che il fattore tempo sia così rilevante, anzi sono convinto che se in un anno e mezzo si renderanno conto che c'è stato un miglioramento sensibile rispetto a parametri che si sono fissati, potrebbero anche adeguarlo e aprire in alcune zone. E viceversa, ampliarlo nei tempi e nelle aree, nel caso invece che i risultati non si vedano. Conosco la statura scientifica del sindaco Manfredi, è stato anche il mio rettore, sono certo che seguirà attentamente l'andamento della situazione su un argomento così importante per il futuro della città. Sarà un provvedimento monitorato con cura, e probabilmente adattato e migliorato».

Resta il fatto che nel Centro Storico ormai sono sparite molte attività artigiane per far posto solo a friggitorie e baretti.
«È un trend turistico, che non c'è sono a Napoli ma ovunque. I turisti se spendono, lo fanno per il cibo, è accertato. Di recente sono stato a Orvieto, piccola città storica ma con la stessa proposta monotematica legata al food. Ma non dobbiamo pensare al provvedimento come un atto punitivo semmai a un atto dovuto nei confronti di tutti i cittadini. Siamo entità eterogenee, ognuno con esigenze diverse, e creare un contesto monotematico non è un beneficio. Un'amministrazione deve trovare forme di miglioramento per il bene della città, per prendersene cura e non lasciarla a una situazione fuori controllo che potrebbe rispondere momentaneamente a una richiesta solo dei turisti ma ascoltando anche quella dei residenti. Quindi questa decisione del Comune di Napoli risponde all'esigenza di prendersi cura di tutti, e l'obiettivo futuro credo sia quello di monitorare questa decisione per pianificare incentivi e aiuti per re-inserire attività artigianali e artistiche di cui siamo ricchi ma che in alcune zone sono state allontanate per far posto a qualcosa più remunerativo e richiesto dai turisti».

Lei conosce bene il Centro Storico?
«Certo che lo conosco bene, ci ho vissuto a lungo, ci lavoro, lo studio, lo frequento. L'ho visto trasformarsi e crescere dagli anni Ottanta a oggi. Ora palesa una trasformazione significativa soprattutto negli usi per cui avere un momento di pausa può aiutare a capire come rilanciarlo. Èd è importante farlo perché è il luogo più contemporaneo di Napoli sebbene sia quello più antico. E come tutti i luoghi contemporanei è in continua trasformazione, non è statico, fermo nella sua originalità greco-romana stratificata nei secoli, ma un luogo dove la transizione è continua».

Come possiamo avviare questo rilancio?
«Offrendo equilibrio a tutti i sistemi degli usi. Quindi partendo dai valori del Centro Storico di Napoli che sono davvero straordinari. Il valore principale in assoluto è la presenza della Federico II, poi a seguire musei, chiese. Deve tornare un Centro Storico in equilibrio, e non solo con un elemento che prevale sull'altro. Per questo dico che il fermo non è punitivo ma riflessivo, avvia una fase di ragionamento e riassetto. Favorendo una ripopolazione di certi mestieri artigianali e artistici, trasformandole in ricchezza della città».

E in quei quartieri dove prima regnava solo il degrado?
«Qui dobbiamo sperimentare i luoghi con usi estemporanei, come già la vicesindaca architetta Lieto sta facendo. È una pratica molto usata in Francia: piccoli mercati, esposizioni, botteghe. Diversificando possiamo individuare la vocazione di un luogo, capire quali progetti sono più efficaci, svilupparli e questo infine lo fortificherà». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA