Napoli Est, ex Corradini da salvare: si studia la trasformazione con docenti e ricercatori

Accordo tra Comune di Napoli e Università Federico II

Napoli Est, ex Corradini da salvare: si studia la trasformazione con docenti e ricercatori
Napoli Est, ex Corradini da salvare: si studia la trasformazione con docenti e ricercatori
di Alessandro Bottone
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 15:10 - Ultimo agg. 29 Febbraio, 07:26
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Cosa fare dell'ex Corradini? Il Comune di Napoli opera per restituire dignità agli spazi dell'ex complesso industriale posto sulla costa di San Giovanni a Teduccio, nella zona orientale del capoluogo campano.

Capannoni e altri edifici, acquistati da Palazzo San Giacomo nel 1999, sono ormai ridotti a ruderi ma si accelera per capire come sfruttare al meglio ciò che resta del simbolo di archeologia industriale e di quello che è stato il cuore pulsante della storia del Mezzogiorno.

Sullo sfondo i tentativi - evidentemente falliti - di recuperare l'ex Corradini. Appena dieci anni fa l'amministrazione comunale dava l’ok al progetto preliminare di ben 41 milioni di euro per restaurare e rifunzionalizzare i manufatti architettonici e per creare una connessione tra quartiere, Corradini e mare. Allora si immaginava di creare un distretto di produzione artistica e culturale, spazi per attività ricettive e il tempo libero, residenze universitarie e due collegamenti per ricucire il rapporto tra cittadini e costa ormai perso da decenni. Un progetto che, sin dal concepimento, aveva un pezzo mancante. Infatti, era stato suddiviso in due stralci di cui soltanto il primo finanziato per 21 milioni e mezzo dal “Piano nazionale per le città - Zone Franche Urbane”. Gli altri 19 e rotti, destinati agli edifici denominati ex fabbrica De Simone, erano da coprire con altre risorse ancora da individuare. 

Intanto gli edifici hanno dovuto fare i conti con la naturale usura, con i danni di vandali e delinquenti, gli sversamenti di rifiuti e, appunto, con il mancato intervento di conservazione.

Ulteriore problema: la massiccia presenza di amianto e, dunque, la necessità di un lungo e tortuoso processo di bonifica indispensabile alla successiva progettazione per il restauro. Ad oggi risulta rimosso la maggior parte del materiale pericoloso: i lavori sono in fase di conclusione, realizzati per oltre l’80 per cento.

Non da meno, è stato utile riflettere sulle rilevanti trasformazioni dell'ex quartiere industriale di Napoli Est dove nel frattempo sono nati un complesso universitario, case per studenti e abitazioni per turisti che si spostano facilmente grazie alla metropolitana che dal cuore di Napoli raggiunge corso San Giovanni in pochi minuti. Di qui la necessità di un aggiornamento delle previsioni di progetto anche per trovare la giusta sintesi tra obiettivi e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Per mettere mano all'ex Corradini il Comune di Napoli ha a disposizione oltre 33 milioni di euro. Dodici arrivano da CIS Vesuvio-Pompei-Napoli. Venti milioni sono stati individuati dai fondi Pac. Mentre da quelli del Piau si aggiunge un altro milione e mezzo. Urge, però, capire come trasformare gli ex capannoni - molti crollati e danneggiati - in spazi da riconsegnare alla collettività. Un supporto fondamentale arriverà dal mondo universitario e, in particolare, dalle attività di studio e ricerca. L'accordo vede in sinergia il Comune di Napoli, attraverso il Servizio Progetti strategici, e il Diarc, Dipartimento di Architettura dell'Università Federico II che, si legge negli atti, potrà «fornire un contributo altamente qualificato, nonché di notevole interesse per il supporto alla definizione del documento di fattibilità delle alternative progettuali  e del documento di indirizzo alla progettazione considerata l’estrema complessità dell’area dal punto di vista urbanistico e dell’accessibilità». Detto altrimenti, docenti, ricercatori e altri esperti studieranno le migliori soluzioni su tre punti, in particolare. Si parte dall'accessibilità dell'ex Corradini e sulla mobilità esistente così da capire come meglio collegare l'area sul mare al tessuto urbano. Poi sarà indispensabile una analisi del contesto e si procederà allo studio delle possibili strategie di sviluppo così da individuare le future destinazioni d'uso e i sistemi di gestione e governance. Non da meno la valutazione delle alternative rispetto all'intervento da realizzare.

L'attività - che prevede un rimborso delle spese alla Federico II per un massimo di 10mila euro da parte del Comune - è fondamentale per far proseguire l'iter. Entro marzo 2025, infatti, occorre approvare il progetto di fattibilità tecnico-economica e entro dicembre concludere la progettazione. Il cantiere dovrebbe essere aperto nella primavera del 2026 per essere chiuso nell'autunno del 2027. Sono tempi messi nero su bianco nell’accordo tra Comune di Napoli e Ministero delle Infrastrutture sottoscritto di recente dalla giunta guidata da Gaetano Manfredi.


La prossima scadenza, però, è giugno 2024: entro tale data bisogna portare a termine la rimozione dell'amianto e verificare la bonifica prevista dal SIN, sito di interesse nazionale. Soltanto in seguito, infatti, sarà possibile accedere agli spazi che, in realtà, sono quotidianamente esposti a furti e danneggiamenti. In tanti anni di abbandono ignoti hanno portato via persino le strutture metalliche portanti che mantenevano in vita ciò che restava del bellissimo complesso affacciato sul mare negato di Napoli Est.

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