Plebiscito: dal Napoli ai pastorai di San Gregorio Armeno, dal Gambrinus al ristorante leopardiano. Ecco una lista di investitori interessati a rianimare la location più famosa della Partenope del boom turistico. Dopo anni di bandi e tentativi non andati a segno, sembra arrivato il momento giusto per la riqualificazione del colonnato. Fatte salve due eccezioni (quella dell’archivio Parisio e quella di un artigiano di qualità che resiste da anni sotto il portico), le 17 saracinesche sono vuote e deserte da anni. Il nuovo impulso al progetto di restyling ha già generato l’interesse di svariate tipologie di attività. Ma serve «fare presto» e «dare incentivi agli imprenditori», spiegano i potenziali investitori.
Tra gli imprenditori interessati ad acquisire le botteghe del portico al Plebiscito c’è un nome a dir poco di peso. Quello di Aurelio De Laurentiis. Dall’entourage del patron del Napoli campione d’Italia trapela un interesse concreto per occupare almeno uno dei locali del colonnato. Magari per un punto vendita ufficiale degli azzurri. Sarebbe un colpo doppio per i turisti e per l’indotto della stessa società. Non a caso, nei giorni scorsi, la Sezione Turismo dell’Unione Industriali partenopea aveva fatto notare che diversi vacanzieri, specialmente giapponesi, facevano fatica ad acquistare «gadget ufficiali del Napoli». Il tutto, in attesa della possibilità, invocata da migliaia di stranieri in visita all’ombra del Vesuvio, di poter accedere al Maradona per un tour in stile Camp Nou a Barcellona.
Già negli anni scorsi si era parlato del colonnato di San Francesco di Paola come polo ideale dell’artigianato partenopeo. Un camminamento all’ombra che potesse ospitare vetrine espositive della tradizione. Aprire al Plebiscito è, insomma, ancora oggi uno degli obiettivi dello storico pastoraio Marco Ferrigno: «Portare i pastori al Plebiscito sarebbe un grande traguardo sia per San Gregorio Armeno sia per la città - sottolinea - Aprire un laboratorio sotto il colonnato sarebbe stupendo, e potrebbe servire anche ai tanti visitatori che non arrivano fino a San Biagio dei Librai. Già molti anni fa facemmo domanda per occupare una di quelle botteghe. Chiaro però che servirebbero degli incentivi per investire in quella zona: penso per esempio ad agevolazioni sulle eventuali operazioni di restauro che dovranno essere svolte all’interno dei locali». Un’esposizione di pastori al Plebiscito, di sicuro, aiuterebbe una destagionalizzazione delle vendite dell’arte presepiale made in Naples.
Massimiliano Rosati, socio del Gambrinus assieme alla famiglia Sergio, sta seguendo con molta attenzione lo sviluppo del progetto messo in campo dalle istituzioni. «Il nostro interesse a occupare i locali del colonnato è concreto da anni - dice - Va tenuto conto però anche delle esigenze degli imprenditori: gli spazi al di sotto del portico, infatti, sono piuttosto piccoli. Serve fare presto per il rilancio, dopo tanti anni di abbandono. E servono più imprenditori pronti a investire in uno dei punti più importanti della Napoli capitale del turismo: vanno create le condizioni adatte per attirare gli investitori. Sarebbe bello se nelle botteghe del portico potessero nascere delle vetrine dei prodotti gastronomici e di artigianato con i brand più importanti della città». La realtà è però ancora fatta di degrado, partitelle, scritte e homeless. C’è chi resiste, come Stefano Fittipaldi dello storico Archivio fotografico Parisio: «Siamo qui da anni e continueremo in questa attività – spiega – Dopo una mostra a luglio, riapriremo a settembre».
E poi c’è un progetto già avviato negli ex locali del colonnato che una volta furono della libreria Treves (chiusa ormai da circa 15 anni). È un ristorante-letterario, di cui parla Sergio D’Angelo, presidente di Gesco: «Il lancio del “Poggio di Leopardi” va avanti.