Napoli, l'abbandono della lapide dedicata a Giacomo Matteotti: «Restituitele il decoro»

L'effigie in degrado in via Pessina

La lapide di Matteotti
La lapide di Matteotti
di Antonio Folle
Martedì 20 Giugno 2023, 13:57 - Ultimo agg. 15:50
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Il novantanovesimo anniversario del brutale omicidio di Giacomo Matteotti è passato da dieci giorni. Il 10 giugno 1924 il deputato Socialista veniva sequestrato e assassinato da una squadra di picchiatori fascisti capitanata da Amerigo Dumini, espiando così la "colpa" di aver severamente denunciato i brogli commessi alle urne dai fascisti nel corso delle ultime tornate elettorali. Nel dopoguerra un nuovo processo - il primo fu poco più di un processo-farsa - portò a condanne di vario genere per gli esecutori materiali dell'attentato, anche se nessuno di loro, Dumini in primis, sconterà per intero la pena, avvalendosi dell'aministia Togliatti. 

Subito dopo la fine del fascismo in quasi tutte le città italiane sorsero monumenti e lapidi commemorative dedicate a Giacomo Matteotti. Napoli non fece eccezione decidendo di installare, nel 1945, una lapide a via Pessina, a ridosso del centro antico della città e a due passi dal Museo Archeologico Nazionale. Oggi la lapide intitolata a Matteotti, però, giace nel quasi totale abbandono, dimenticata dalle istituzioni e letteralmente "scolorita" in quasi ogni sua parte. La dedica vergata dal partito Socialista al suo illustre esponente è ormai del tutto illegibile e, come è stato denunciato in sede di consiglio comunale dal consigliere del Pd Gennaro Acampora, la tradizionale corona di alloro non viene più "rinnovata" da ormai diversi anni. 

A peggiorare il quadro la condizione di degrado dell'ambiente circostante. Il muro su cui è poggiata la lapide intitolata a Matteotti è imbrattato da orribili graffiti, uno spettacolo ben poco edificante al cospetto di un personaggio simbolo della storia dell'antifascismo italiano in una città "regina" della Resistenza.  

«In consiglio comunale - spiega Acampora - ho chiesto agli assessorati competenti ed all'ufficio Toponomastica di attivarsi per verificare i presupposti di un restauro della lapide di via Pessina. Ad oggi la lapide che ricorda il sacrificio di Giacomo Matteotti, martire della barbarie fascista, è abbandonata e consumata dal tempo.

Le scritte sono illegibili, la corona commemorativa non viene posta da anni e l'impressione generale è davvero desolante. Bisogna intervenire al più presto per resituire il decoro a quella targa. Anche attraverso iniziative del genere - prosegue il consigliere, che negli scorsi giorni proprio in sede di consiglio comunale ha ribadito un secco no all'intitolazione di strade a Silvio Berlusconi - passa la memoria di una Napoli antifascista che non può e non deve dimenticare il sacrificio di quelli che, per primi, si sono battuti contro il fascismo».

Una polemica, quella che riguarda le cattive condizioni della lapide intitolata a Matteotti, che si innesta su altre polemiche scatenate nelle scorse settimane in città e che riguardano il cattivo stato di altre targhe e monumenti commemorativi "insultati" dallo scorrere degli anni, dai mancati interventi di manutenzione e dalla generale tendenza a dimenticare i grandi personaggi della storia.

Alla fine degli anni '90 riguardo all'omicidio di Matteotti sarebbero poi emerse altre teorie, più o meno avvalorate dagli storici, che riguardano un presunto "affaire" di corruzione perpetrato nei primi anni '20 dalla compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil e che avrebbe interessato diversi parlamentari coinvolti in un giro di mazzette destinate a facilitare concessioni petrolifere sul territorio italiano. Corruzione che lo stesso Matteotti si sarebbe apprestato a denunciare pubblicamente in parlamento e sui principali quotidiani dell'epoca. Secondo gli studi di Renzo de Felice e di Mauro Canali, Benito Mussolini - che avrebbe assunto la responsabilità politica, morale e storia dell'assassinio - ordinò l'omicidio per occultare le prove di una "catena di corruzione" che avrebbe coinvolto lo stesso re Vittorio Emanuele III. Il carteggio dell'intera faccenda, però, nun fu mai ritrovato, smarrito secondo gli storici nelle concitate fasi che portarono all'arresto ed all'esecuzione del Duce a Giulino di Mezzegra nel 1945. 

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