«Già celebrano il nostro funerale
ma non sanno che ci salveremo»

«Già celebrano il nostro funerale ma non sanno che ci salveremo»
di Paolo Barbuto
Domenica 11 Giugno 2017, 07:43 - Ultimo agg. 14:06
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Quando sente della nuova sferzata da parte di Umberto De Gregorio, presidente Eav, resta un attimo in silenzio. Solo un attimo per pensare. Ciro Maglione, nuovo amministratore designato dell'Anm in ginocchio, è un tipo riflessivo che non ama le risposte avventate: «Stanno già celebrando il funerale di Anm. Non sanno che cambierà tutto e che saranno costretti ad assistere alla nostra riscossa». Sono parole dettate dall'orgoglio di chi sta per prendere posto su una poltrona che scotta.

Maglione, ma chi gliel'ha fatto fare di prendersi la rogna dell'Anm?
«Io sono uno che ama le sfide e, soprattutto, sono capace di guardare sempre il bicchiere mezzo pieno. So perfettamente che la situazione di Anm è drammatica, ma so pure che è possibile invertire la rotta».

Intanto sul tavolo ci sono già duecento licenziamenti previsti.
«Si è giunti a dichiarare lo stato di crisi proprio per questo motivo, perché probabilmente ci sarà la necessità di dare seguito a questo piano. Però non c'è nulla di immediato. Datemi il tempo di leggere le carte, di verificare»

Sta aprendo uno spiraglio di fiducia? Pensa che sarà possibile rinunciare a tagli così drastici?
«Non sono una persona che parla senza conoscere i fatti. Non sto aprendo nessuno spiraglio e non prevedo il futuro. In questo momento penso solo di voler leggere i documenti e farmi un'idea di quel che accade in Anm».

Quel che accade all'azienda è noto, basta leggere i giornali.
«No, quel che accade va letto nei documenti ufficiali. Datemi il tempo di farlo».

Di quanto tempo ha bisogno?
«Venti giorni, forse un mese. Ecco, fra un mese avrò idee precise e saprò dare risposte puntuali».

Però nel frattempo i lavoratori fremono e gli utenti soffrono.
«Inutile girarci intorno, l'Anm è in cattivissime acque, ha bisogno di interventi urgenti».

Appunto, da dove si parte?
«Dal management, dai sindacati e poi da tutti i lavoratori. Ognuno dovrà essere disposto a dare il massimo dell'aiuto, a fare sforzi enormi, a sottoporsi a sacrifici inimmaginabili. Tutti dovranno essere partecipi, nessuno escluso, solo così l'Anm si salverà. Io ripeto che nulla è impossibile se c'è il contributo collettivo».

D'accordo, grandi sacrifici, ma il primo obiettivo sono i conti.
«Ho avuto un mandato preciso dall'azionista di riferimento (il Comune di Napoli n.d.r.) che è quello di mettere in sicurezza l'azienda e trascinarla fuori dallo stato di crisi».

A proposito di azionista di riferimento, quanta pressione fa su di lei il Comune?
«Ci sono situazioni in cui un manager può e deve operare in autonomia. Ma se esistono questioni, soprattutto legate al fronte finanziario, che coinvolgono da vicino l'azionista di riferimento, allora è giusto che ci sia un confronto, che giungano indicazioni. Questo accade per ogni azienda».

Che accoglienza si aspetta in Anm?
«Già mi hanno soprannominato Taglione, giocando sul mio cognome - prova a scherzare Maglione - ma fa parte del gioco.
Io non mi aspetto nulla, prometto massimo impegno, sarò il primo a lottare per salvare l'Anm, ma per riuscire nell'impresa bisogna che ciascuno partecipi alla battaglia».

 
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