Napoli, l'assassino di Antonio Artiano ai domiciliari con il braccialetto

Stato di salute incompatibile con il carcere: il giovane ucciso era fidanzato con la sorella dell'omicida

Il rione Traiano, teatro della sparatoria
Il rione Traiano, teatro della sparatoria
di Luigi Sabino
Martedì 28 Febbraio 2023, 18:02 - Ultimo agg. 18:21
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Scarcerato il giovane assassino di Antonio Artiano, il ventitreenne ucciso nel rione Traiano lo scorso novembre. Il Gip del Tribunale di Napoli ha, infatti, accolto l’istanza presentata dai difensori di Pasquale Muro, gli avvocati Luigi Senese e Andrea Di Lorenzo, secondo cui lo stato di salute del loro assistito lo renderebbe incompatibile con il regime carcerario. Per questo motivo è stata disposta, in alternativa, la detenzione domiciliare con il braccialetto elettronico.

Una brutta storia quella che ha per protagonista Muro e che inizia la sera del 10 novembre quando Antonio Artiano, conosciuto con il soprannome di Antony, è trasportato d’urgenza in ospedale per una ferita d’arma da fuoco alla testa. Immediatamente le sue condizioni appaiono disperate anche se i medici dovranno attendere quasi una settimana per dichiararne il decesso. Un delitto che, almeno nelle primissime fasi delle indagini, affidate agli uomini della Squadra Mobile di Napoli, sembra essere riconducibile all’ennesimo scontro tra organizzazioni malavitose della periferie occidentale. Artiano, infatti, è figlio di un noto pregiudicato ritenuto vicino agli ambienti criminali del clan Grimaldi di Soccavo, da qualche tempo, coinvolto in una sanguinosa lotta per il controllo del territorio con i nemici del sodalizio Vigilia.

Un’ipotesi, però, smentita quasi immediatamente. La realtà, come scopriranno gli investigatori, è che Artiano non è stato ucciso in un agguato di matrice camorristica bensì nel corso di una lite scoppiata con i familiari della sua fidanzata. Uno scontro nel corso del quale sarebbe comparsa una pistola dalla quale è partito il proiettile che raggiunto il ventenne.

A sparare, questa la ricostruzione, sarebbe stato Muro che, nel frattempo, ha abbandonato Napoli, forse per timore di possibili ritorsioni nei suoi confronti. Una fuga che dura soltanto qualche giorno perché gli investigatori della Mobile lo rintracciano a Pescara dove ha trovato riparo presso alcuni familiari.

Nei suoi confronti, su disposizione dell’autorità giudiziaria, viene emesso immediatamente un decreto di fermo perché indiziato dell’omicidio di Artiano. Fermo che il Gip tramuterà in arresto qualche giorno più tardi forte anche del fatto che Muro, nell’udienza di convalida, si è avvalso della facoltà di non rispondere. A fornire, però, una ricostruzione dell’accaduto ci pensano i suoi familiari, anche loro in fuga dal capoluogo campano per paura di possibili vendette. La lite, raccontano, sarebbe nata a causa della burrascosa relazione tra Muro e la sorella di Artiano. Una storia sentimentale costellata da continui litigi l’ultimo dei quali, particolarmente violento avrebbe spinto i familiari della ragazza a cercare un chiarimento con i parenti di Muro. L’incontro, però, si trasforma presto in uno scontro prima verbale e poi fisico. L’epilogo è tragico.

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