Dissequestrata la società «L'Arte della Pelle» di Casavatore: per i giudici non è riconducibile al boss Vincenzo Di Lauro

Accolta l'istanza presentata dagli avvocati Luigi Senese e Gandolfo Geraci. La società era stata coinvolta nel blitz dell'ottobre dello scorso anno

Tribunale
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di Luigi Sabino
Sabato 20 Gennaio 2024, 17:55 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 11:27
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Dissequestrata la società ‘L’Arte della pelle’ a cui, lo scorso ottobre, erano stati apposti i sigilli nell’ambito di un’operazione anticamorra che aveva colpito i vertici della cosca Di Lauro di Secondigliano. E’ quanto deciso dall’autorità giudiziaria che ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Luigi Senese e Gandolfo Geraci, difensori del titolare dell’azienda, Giovanni Brandi.

I due penalisti, infatti, attraverso una complessa consulenza tecnica sono riusciti a smontare l’ipotesi accusatoria secondo cui la società sarebbe stata, di fatto, riconducibile al boss Vincenzo Di Lauro, figlio del padrino detenuto Paolo e suo erede alla guida dell’organizzazione criminale.

Un’ipotesi, quella avanzata da inquirenti e investigatori, che, oltre su alcune intercettazioni telefoniche si basava anche sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Tamburrino, per anni, fedelissimo del sodalizio.

Tamburrino, arrestato per l’omicidio della moglie Norina Matuozzo e pentitosi subito dopo, nelle sue dichiarazioni, che portarono anche alla cattura del superlatitante Marco Di Lauro, ha ricostruito le attività del clan comprese e, soprattutto, le aziende attraverso cui giravano i soldi dei boss.

Tra queste, ha raccontato ai magistrati dell’antimafia, ci sarebbe stata anche l’Arte della Pelle di Casavatore, azienda specializzata nella produzione di borse e accessori anche per marchi di fama mondiale. Dichiarazioni che, nell’ottobre dello scorso anno, portarono a decine di arresti non solo tra gli affiliati dell’organizzazione. Nel corso del blitz, infatti, finirono in manette anche diversi colletti bianchi e alcuni insospettabili come il cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie, Tina Rispoli, quest’ultima vedova di Gaetano Marino, ras delle ‘Case Celesti’, ammazzato sul lungomare di Terracina nel corso dell’ultima faida che insanguinò la periferia nord di Napoli. Accuse pesanti, quindi, quelle mosse da Tamburrino nei confronti dell’azienda e dei suoi amministratori ma che non hanno retto dinanzi alle prove portate dal collegio difensivo. Da qui, l’inevitabile decisione di togliere i sigilli alla società in quanto ritenuta estranea a contesti criminali. Un indubbio successo, sia in fatto che in diritto, quello portato a casa dalla difesa.

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