Brucellosi, il piano della Regione Campania funziona: «Non siamo stragisti di bufale»

«La percentuale di incidenza e prevalenza della malattia è diminuita»

Brucellosi, il piano funziona: «Non siamo stragisti di bufale»
Brucellosi, il piano funziona: «Non siamo stragisti di bufale»
di Carmen Fusco
Sabato 23 Settembre 2023, 09:00
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Strage di bufale. Sì, ma solo di quelle che producono disinformazione e non latte. Un altro piano di eradicazione, questa volta non della brucellosi e della tubercolosi del bestiame, è stato presentato ieri mattina davanti a un pubblico di cronisti e addetti ai lavori: un argine alle fake news che a giudizio dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno contribuiscono a vanificare gli sforzi compiuti per tutelare il comparto bufalino, settore che con i suoi 1.400 allevamenti e i 300mila capi è una componente determinante nella filiera della mozzarella di bufala campana Dop, terzo prodotto a marchio italiano e soprattutto segmento economico importante dell'economia regionale, con una produzione che si attesta sulle 5mila tonnellate di oro bianco, per un valore pari a 430 milioni di euro. Una presentazione con undici parole chiave, modello vero o falso, attraverso la quale Antonio Limone, direttore generale dell'Izsm, ed Esterina De Carlo, direttore sanitario dell'istituto, hanno rispedito al mittente l'accusa di stragismo di capi di bestiame, puntualizzando che proprio grazie «al piano di eradicazione e al forte impegno delle istituzioni, la prevalenza della brucellosi nell'area casertana è scesa dal 18 all'11%».

Il motivo per il quale si abbattono le bufale - obbedendo oltre ai dettami di un fondamento scientifico anche a un obbligo di legge europeo - è spiegato con chiarezza dall'Izsm: i vaccini «non» rappresentano un'alternativa efficace a contenere l'espansione delle malattie infettive in un'area, quella del Casertano, che rappresenta l'epicentro del fenomeno.

Ma gli esperti si soffermano anche su altri aspetti: il numero dei capi abbattuti, le vertenze giudiziarie e, per finire, i fatti finiti sotto i riflettori delle telecamere come la scelta dei macelli e i presunti vantaggi economici attributi ai vertici dell'istituto per eseguire il piano di eradicazione. «Sono 75.850 - ha spiegato Antonio Limone - i capi abbattuti fino ad oggi. Tutti gli altri numeri in circolazione non corrispondono al vero. Per giunta il motivo per il quale si procede in questo senso è contenuto in un regolamento comunitario». Poi la difesa della necessità del piano eradicazione: «Se gli allevatori non si rendono conto di questa necessità, non ne usciremo mai. Molti di loro sono convinti che lasciare la brucella nelle stalle rappresenti una forma di convenienza economica, non hanno interesse ad eradicare la malattie. Eppure, se la malattia si eliminasse, il settore volerebbe e produrrebbe reddito. Non ci riusciremo con la palla al piede». 

Diagnosi impietosa e conseguente invito alla collaborazione rispetto ad un'operazione che sta producendo frutti: «La percentuale di incidenza e prevalenza della malattia è diminuita grazie a un impegno forte, perché il piano si è finalmente applicato, dell'Asl di Caserta, della Regione Campania e del Commissario, nominato dal presidente della Regione che in questa partita ci ha messo 10 milioni, mostrando di avere la schiena dritta». Spazio anche per le vertenze giudiziarie, definite da Antonio Limone come «una grande cretinata». Secondo i dati resi noti proprio ieri, dal 2018 ad oggi sono stati 94 i ricorsi alla giustizia amministrativa, in maggioranza rigettati. 

Tra le parole chiave selezionate per occuparsi delle bufale virtuali più che di quelle mediterranee anche il termine «macello». Il motivo? Sgomberare il campo da presunte ingerenze sulle strutture che beneficerebbero del piano di eradicazione. «Non me ne frega nulla - ha sottolineato il direttore dell'Izsm - di dove vengano macellate le bufale. La scelta del macello è a carico dell'allevatore. Il resto sono illazioni perché l'Istituto zooprofilattico non batte ciglio sulla scelta della struttura, per giunta il primato delle macellazioni è dei macelli casertani». 

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Sulle slides anche i vaccini. Gli antidoti non si mostrerebbero efficaci - anche perché non prevedono un richiamo - ma si sta lavorando a un vaccino nuovo attraverso collaborazioni internazionali con istituti di ricerca. Sul tema complessivo si è espresso anche Domenico Raimondo, presidente del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, che, è assodato, non rappresenta un veicolo di trasmissione della malattia: «Seguiamo la scienza. Siamo per la trasparenza nei confronti del consumatore: se il prodotto non si vende perdiamo tutti». 

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