«Ho travolto e ucciso Elvira sul lungomare a Napoli, basta moto killer»

Gianluca Sivo è accusato di omicidio stradale e ora chiede perdono

Gianluca Sivo
Gianluca Sivo
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 23 Ottobre 2023, 23:40 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 07:25
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«Mi chiamo Gianluca Sivo, ho 31 anni, ho investito e ho ucciso Elvira, ma non sono un mostro. Né un mostro di indifferenza. Da allora sento dentro il vuoto che ho provocato con la mia condotta, sono pronto a risarcire in ogni modo possibile la sua famiglia. Vorrei abbracciare la madre e piangere tra le sue braccia, se potessi cambiare qualcosa togliendomi la vita lo farei senza esitazione».

Eccolo, tutto d’un fiato il pizzaiolo responsabile della morte di Elvira Zibra, la 34enne investita e uccisa da una moto il il 28 e il 29 agosto del 2022, mentre si accingeva a buttare la spazzatura del locale per il quale lavorava. Difeso dal penalista napoletano Giuseppe D’Alise, Sivo è l’esatto contrario dell’immagine alimentata in questi 14 mesi di silenzio: non sembra un soggetto tracontante, ma una persona decisa ad espiare un danno indelebile, quello di aver provocato la morte di una giovane lavoratrice.

Una storiaccia, che fa registrare una svolta sotto il profilo strettamente processuale: la Procura ha chiuso l’inchiesta, si appresta a chiedere il processo per omicidio stradale. 

Video

Ad agosto del 2022 lei ha investito e ucciso Elvira, cosa prova per questa vicenda?
«Sono addolorato, moralmente devastato. Ho cercato in questi quindici mesi a trovare un rapporto con la famiglia, ma non è stato possibile. Ed è umanamente comprensibile che non sia facile. So di aver spento il sorriso di quella ragazza, che lavorava per aiutare la madre, a sua volta colpita pochi mesi prima della morte del figlio, travolto e ucciso da un pirata della strada. Lo ripeto: sono devastato, sono in cura da uno psicologo e pronto ad assumermi ogni responsabilità morale, civile e penale». 

Torniamo a quella notte. Cosa è accaduto? Non le sembra assurdo uccidere una persona con un comportamento tanto incivile. Lei ha capito che ha ammazzato una giovane donna solo per il piacere di impennare su una ruota la moto?
«So di essere stato incivile, me ne assumo la responsabilità per tutta la vita. So di aver provocato una morte assurda, ma ci tengo a chiarire un concetto su tutti: non stavo facendo il cavallo sulla moto». 

La interrompo subito, il video parla chiaro: la moto era lanciata a tutta velocità su una sola ruota.
«Anche il video, se osservato bene, conferma quanto emerso dalle perizie e dal lavoro tecnico che è stato effettuato fino a questo momento. Le spiego cosa è accaduto quella serata. Erano le due di notte, ero in comitiva. Una mia amica chiese di andare in bagno a uno Chalet, ma le dissero di no. Un dato decisivo, questo. Mi pregò così di accompagnarla al Bar Napoli, che dista poco. Presi la moto di un amico con noi quella notte, l’amica si accomodò dietro. Arrivammo al semaforo, poi quella maledetta accelerata».

In che senso?
«Non ho impennato. Lo ricordo come se fosse ora. Accelero, ma evidentemente non calcolo bene la potenza del motore, era una moto 1100 di cilindrata di un mio amico (che sto ancora cercando di risarcire per il danno che gli ho arrecato). Parto dal semaforo, da fermo, bastano pochi secondi e la ruota d’avanti si alza. Ricade sull’asfalto, vedo quella donna, che prova a schivarmi, io non ci riesco. Mi creda, da allora il dolore mi tormenta». 

Guardi, quello che è accaduto con precisione quella notte lo stabilirà un giudice, al termine del processo. Il resto sono suggestioni personali. Resta il fatto che una donna è morta e che lei andava veloce. 
«So che ho sbagliato, che non dovevo accelerare, che non dovevo salire su una moto senza avere la patente. Per il resto, non vedo l’ora di finire dinanzi a un giudice per ripetere quello che le sto dicendo, nella speranza di incontrare la mamma di Elvira e di abbracciarla».

Eppure di recente ha fatto notizia, quel video postato su TikTok, in cui lei ride e scherza mentre è alla guida di un’auto.
«Ecco, altra imprecisione: quel video risale ad agosto del 2020, quindi due anni prima della vicenda della povera Elvira. È una verifica facile da fare, basta guardare la data. In quel video sorrido e sento musica, mentre la mia attuale compagna mi riprende con il cellulare. Certo, ero alla guida, lo so che non si fa, che bisogna stare attenti, ma parliamo di un periodo precedente non successivo al delitto di Elvira». 

Lei è diventato l’emblema della città senza regole. In sella a una moto, almeno a 70 chilometri, su una ruota, contro una donna che aveva terminato una giornata di lavoro. Identikit poco lusinghiero, cosa risponde?
«Che ho sbagliato, che non dormo e che vorrei rivolgermi a chi si mette alla guida di un mezzo. Vede, ho saputo dal Mattino dell’escalation di persone uccise da auto e moto, vorrei potermi fare ascoltare da tutti e dire a tutti una cosa elementare: rispettare le regole sempre. È doveroso, sacrosanto, ne va della dignità di esseri umani. Lo dico perché non avvenga più, perché non ci sia più un sorriso dolce come quello di Elvira distrutto; perché non ci sia una madre annichilita dal dolore; perché non auguro a nessuno quello che sto provando io».

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