Fase 2, Napoli ferma e senza idee: solo la gara sperimentale per i monopattini elettrici

Fase 2, Napoli ferma e senza idee: solo la gara sperimentale per i monopattini elettrici
di Luigi Roano
Mercoledì 13 Maggio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 14:13
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La Fase 2 questa sconosciuta, si potrebbe sintetizzare così lo stato dell’arte al Comune di Napoli. Dove ci sono idee - spostare l’asse della città all’esterno favorendo l’allargamento dello spazio ai negozianti e verso l’interno incentivando lo smart working - ma delibere senza un euro che stanno provocando anche guasti politici perché alimentano false speranze. Il sindaco Luigi de Magistris nella sostanza è in difficoltà - va detto - come il 99% dei sindaci d’Italia. I Comuni sono fuori dai giochi la partita della Fase 2 la giocano il Governo e le Regioni. A Napoli il Comune può ancora di meno perché l’ente è colpevolmente in predissesto dal lontano 2013 e i napoletani pagano le gabelle più salate del Paese. Chiarito il contesto, non è che de Magistris e la sua squadra possano sentirsi esenti da qualsiasi responsabilità. Tuttavia, de Magistris inquadra così la situazione alla vigilia del varo del decreto «Rilancio» da parte del Governo: «Lo Stato - racconta a Mattino 5 - ci ha completamente abbandonato non ha dato nulla, non ha dato liquidità e i Comuni vivono di tributi che non incassano. Combattiamo la camorra che ha liquidità a mani nude. Viste le lentezze del Governo facessero gestire ai Comuni il reddito di emergenza». 

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Più Ztl, una Napoli proiettata all’esterno, con le attività da svolgersi in spazi larghi per rispettare il distanziamento sociale e dunque non perdere migliaia di posti di lavoro: quelli del food in particolare, ma in generale dell’intera filiera turistica che è già sostanzialmente al collasso. Al punto che la Confcommercio ha chiesto al Comune di intercedere presso le Sovrintendenze affinché si possano utilizzare spazi grandi come quelli di Piazza Plebiscito. A Napoli città aperta ci sta lavorando sodo la giovane assessora Rosaria Galiero a colpi di incontri e linee guida, ma un piano vero e proprio, organico per la fase 2, non c’è. Perché de Magistris aspetta che il Governo metta in campo un «Cura-Comuni» per dare sostanza a una delle delibere più controverse della sua era. Quella con la quale il sindaco un paio di mesi fa ha annunciato che i commercianti non devono pagare le tasse, e in particolare la Cosap - la tassa per l’occupazione di suolo pubblico - per tutto l’anno. Provvedimento di «mero indirizzo» lo hanno bacchettato i dirigenti del Municipio, perché come lo stesso sindaco ora ricorda al Governo, i Comuni vivono di tributi e se questi non ci sono l’unica prospettiva è il default e Napoli già c’è un piede e mezzo dentro. 

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Per conquistare spazio e soddisfare tutte le esigenze bisogna allargare il progetto a tutta la città. Napoli con i suoi vicoletti e un centro storico stretto come un budello - dove si concentrano la stragrande maggioranza delle attività legate al turismo e all’accoglienza - non offre molte possibilità. Dove lo si trova lo spazio? Nelle periferie, ma trasformare tout court quartieri ghetto e abbandonati in luoghi produttivi richiede tempo e soldi. Quindi si punta su nuove ztl, e l’idea avuta per offrire un trasporto pubblico alternativo ai napoletani, è una gara sperimentale per acquisire monopattini elettrici. Le uniche aree dove si può conquistare spazio sono quelle del Lungomare questa l realtà. 
 
 

Il Comune ha invece giocato un ruolo importante quando ha avuto in cassa 7,5 milioni dal Governo da investire esclusivamente in buoni spesa per i napoletani più bisognosi raggiunte almeno 130mila famiglie in un doppio giro di buoni, ma ormai quei fondi sono finiti. E anche l’esperienza del banco alimentare alla Mostra d’Oltremare va esaurendosi. Insomma, la solidarietà non regge più. Ora de Magistris invoca quella dello Stato, così nella Fase 2 ha inserito un’altra delibera di indirizzo per l’azzeramento del debito storico del Comune, circa 300 milioni. 
 
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