Gaza, sette bambini all'ospedale Santobono di Napoli: «Qui la loro rinascita»

La calorosa accoglienza di medici, infermieri e familiari di altri piccoli pazienti

L'accoglienza all'ospedale Santobono
L'accoglienza all'ospedale Santobono
di Giuliana Covella
Martedì 12 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:53
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Sono arrivati a Napoli scappando, insieme a chi li ha messi al mondo, dalle atrocità della guerra. Ma da domenica sera il destino di sette bambini provenienti dalla striscia di Gaza ha il volto della speranza. La stessa che si legge nei loro occhi, dopo la calorosa accoglienza di medici, infermieri e familiari di altri piccoli pazienti del Santobono. Erano all'incirca le 22 di domenica, quando i minori palestinesi sono arrivati a bordo dei mezzi del 118 all'ingresso dell'ospedale pediatrico accompagnati da due adulti (le loro mamme). Tra loro in particolare due bambine di 4 mesi e 5 anni arrivate già con diagnosi di malattia, sono state immediatamente prese in carico dal team di medici diretto da Paolo Siani. Mentre gli altri cinque sono stati accolti nelle case messe a disposizione dalla Fondazione Santobono Pausilipon. Ai piccoli, visibilmente stanchi e provati ma in buone condizioni di salute, sono stati forniti assistenza e generi di prima necessità. Un'operazione resa possibile dalla grande rete di solidarietà che ha coinvolto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che ha assicurato il suo pieno sostegno, il direttore generale del Santobono Rodolfo Conenna, l'Aeronautica militare, la Croce Rossa italiana, la prefettura di Napoli e la Protezione civile. Senza dimenticare la comunità palestinese campana che ha dato un importante supporto nell'accoglienza e nella mediazione culturale. 

Intanto le condizioni delle due bimbe di Gaza da due giorni ricoverate al Santobono sono stabili. Proprio in queste ore infatti sono state sottoposte a diversi accertamenti medici. La più piccola, quella di 4 mesi, ha effettuato una risonanza magnetica per problemi neurologici; la più grande, di 5 anni, ha invece sospetti problemi epatici. Chi le ha incontrate parla di «tanto dolore, paura e stanchezza» negli occhi delle minori e delle giovani madri: niente calze e pochissimi vestiti, così sono arrivate in ospedale. Ma per fortuna sono state subito sommerse da una grande catena di solidarietà, sia da parte degli operatori sanitari che delle mamme degli altri ricoverati. Tanti i doni che continuano a ricevere, da succhi e merendine a abitini e giocattoli. Sono stati visitati e stanno bene anche gli altri cinque bimbi arrivati, che al loro ingresso in ospedale hanno trovato tanto affetto e calore umano, come sottolinea lo stesso Paolo Siani: «Ci aspettavamo due bimbi con due mamme, ne sono invece arrivati sette.

Di questi due sono ammalati e li stiamo curando. Sono entrambi stabili e dovranno fare altri esami diagnostici per verificare le loro condizioni, ma sostanzialmente stanno bene. Certo sono spaventati - aggiunge lo specialista - ma si stanno ambientando, giocano con gli infermieri e con il resto del personale». «La cosa bella è stata questa catena umanitaria che si è formata non appena sono arrivati da noi - aggiunge Siani - Abbiamo assistito a una bella pagina di umanità, grazie alla sinergia tra ospedale, istituzioni, prefettura, Protezione civile e volontari. Inoltre fuori turno si sono aggiunti tre medici e tre specializzandi».

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Un bel momento è stato inoltre quando le mamme degli altri piccoli degenti hanno dato avvio a una gara di solidarietà con le madri dei due nuovi arrivati, aiutandole sia materialmente che moralmente. Toccante la risposta che una di loro ha dato a chi le ha chiesto cosa volesse per lei e suo figlio: «Basta guerra», ha detto. Una risposta che ha toccato il cuore di tutti. «Ho già perso un figlio di 4 anni sotto le bombe», ha aggiunto lasciando tutti senza parole. 

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