La funzione pubblica della Cisl Campania ha inviato un atto di diffida al consiglio regionale, e per conoscenza alla procura presso la corte dei conti, con cui invita a sospendere o a revocare la delibera del 21 ottobre scorso nella parte in cui determina di trattenere somme ai dipendenti con debiti verso l’organismo ed avverte che se «L’amministrazione competente intendesse dare seguito ai provvedimenti senza previamente accertare lo, stato di fatto relativamente all’assunto indebito arricchimento, si adiranno le magistrature competenti, nessuna esclusa, per la tutela dei diritti e degli interessi dei dipendenti pubblici».
Il leader della categoria Lorenzo Medici è su tutte le furie: «Si chiedono somme anche molto consistenti al personale che ha svolto del lavoro su incarico dell’amministrazione ricevendo in cambio il giusto compenso per la prestazione. Èuna evidente e rilevante lesione dei diritti e degli interessi dei dipendenti pubblici, per contrastare la quale siamo pronti anche a proclamare uno sciopero bloccando le attività».
La diffida della Cisl FP precisa che «in applicazione dell’articolo 2033 del codice civile, è doveroso il recupero disposto dalla pubblica amministrazione sulle somme da essa indebitamente erogate a un suo dipendente. Ma si deve tener conto del principio di corrispettività delle prestazioni di lavoro subordinato espletate dal dipendente stesso e, in particolare, non si deve effettuare la ripetizione, se è accertato che quest’ultimo abbia svolto, nel periodo considerato, le mansioni effettivamente corrispondenti all’incarico attribuitogli, come ha ribadito di recente la V sezione del consiglio di stato con la sentenza 5014 del 2021».
Per il segretario generale Medici «Non solo la responsabilità dell’errore commesso dall’amministrazione pubblica non può in alcun modo ricadere sul dipendente incolpevole, ma appare anche illegittima la richiesta di restituzione per una prestazione una tantum e isolata a considerevole distanza di tempo dalla erogazione delle somme.