Napoli, l'Arcivescovo Battaglia: «L'autonomia differenziata rompe il concetto di unità»

In una lettere chiamata il Vangelo e la Costituzione l'Arcivescovo Battaglia si schiera contro l'autonomia differenziata

L'arcivescovo Mimmo Battaglia
L'arcivescovo Mimmo Battaglia
Sabato 15 Luglio 2023, 16:54 - Ultimo agg. 18:22
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«L'autonomia differenziata, per quanto la si voglia edulcorare con nuovi innesti terminologici che la gente non comprende, rompe il concetto di unità, lacera il senso di solidarietà che è proprio della nostra gente, divide il Paese, accresce la povertà già troppo estesa ed estrema per milioni di italiani. Infine, cancella d'un colpo quel bagaglio ricchissimo di conquiste democratiche realizzato dalle lotte popolari dal Risorgimento a oggi».

Lo scrive l'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, in una lettera aperta intitolata «Il Vangelo e la Costituzione» sul tema dell'autonomia differenziata. 

«Dicono i sostenitori della nuova legge in itinere - prosegue don Mimmo Battaglia - che è tutto previsto dalla Carta costituzionale, che da tempo attenderebbe che venisse attuata in quel principio più largamente affermato nelle cinque Regioni autonome. Ed è forse davvero così. Costoro però dimenticano che la Costituzione, prima, durante e dopo quell'articolo, narra dell'eguaglianza autentica fra tutti i cittadini e prescrive che sia lo Stato a garantire l'effettiva parità, secondo modi e criteri che non sto qui ad elencare. In tanti ancora dimenticano che la bellezza della nostra Costituzione è nella inscindibile unità tra autonomie e solidarietà, tra libertà individuale e azione sociale, tra ricchezza individuale e ricchezza complessiva, tra singoli territori e unità territoriale. Tra Regioni e nazione. Tra Comuni e Stato, tra pluralismo e compattezza. Dimenticano che al centro di ogni divenire sociale c'è la persona, non l'individuo singolo privo di tutto quel corredo umano che fa l'uomo l'essere speciale che è»

L'arcivescovo di Napoli sottolinea che «da soli non si va da nessuna parte, che anche le zone ricche subiscono il rischio di diventare povere e di incontrare la sofferenza e il dolore. Il terribile terremoto e la devastante alluvione che in due ravvicinate 'sventurè ha subito la nobile e fiera Emilia Romagna hanno visto ancora una volta la straordinaria grandezza del popolo italiano. La solidarietà è partita subito. Specialmente dal Sud il cuore della generosità è volato su quelle terre così duramente colpite. Nessuno ha fatto i conti della spesa. Qui al Sud si è pregato e tifato, e si è gioito quando il Governo ha elargito somme considerevoli, che anche qui sono considerate insufficienti per far tempestivamente rinascere quella parte della nostra Italia.

Il territorio è la prima ricchezza che hanno i poveri, indebolirglielo è colpa grave, non solo politica.

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Le ferite ai territori, in qualsiasi modo inferte, sono ferite sulle carni già aperte dei poveri. Sfugge ai responsabili della cosa pubblica il significato della parola gente, della parola popolo. Della parola comunità. Essa ha valore se si comprende che gente, popolo, comunità, è la persona, con tutto il suo carico di diritti inalienabili». 

Don Mimmo Battaglia sottolinea di essere: «soltanto un prete, che ha toccato e tocca ogni giorno la sofferenza. Il Santo Padre, che si batte strenuamente per difendere le persone da ogni guerra che si muove loro contro, ci esorta a non abbandonare quella che si manifesta sempre di più come la più grande delle azioni umane, la solidarietà verso gli ultimi. La difesa della vita umana e della tutela della sua piena dignità. Dinanzi alle enormi sofferenze di famiglie intere che non riescono a fronteggiare il più piccolo dei bisogni, nessuno osi tirarsi indietro. La Chiesa non può e non lo farà. Il prete non può e non lo farà. E non tema alcuno di essere accusato di politicismo. La Chiesa prende parte sì, quella dei poveri, dei bisognosi». 

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