La «grande fuga dei medici» napoletani raccontata al congresso Anaao

La «grande fuga dei medici» napoletani raccontata al congresso Anaao
di Marisa La Penna
Sabato 26 Settembre 2015, 17:06 - Ultimo agg. 17:20
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Su dieci medici under 35, sono otto quelli che ogni anno chiedono la cancellazione dall’Ordine dei Medici di Napoli e, contestualmente, il trasferimento in altra regione, quasi sempre del nord e, talvolta, anche all’estero. Soltanto due sono, invece, i dottori che, da fuori regione fanno domanda di iscrizione all’ente ordinistico della nostra città. Emerge, insieme con altri dati inquietanti, dal congresso nazionale del più rappresentativo sindacato dei medici ospedalieri: l’Anaao Assomed svoltosi ieri mattina, in una sala gremita, a Santa Maria La Nova.

Bruno Zuccarelli, segretario regionale, spiega, il perchè del titolo dato al convegno «Selfie di un diritto negato» delineando «lo stato di salute di una sanità ormai allo sbando».

«Abbiamo tagliato la spesa – dice - impoverendo gli organici di ospedali e presidi territoriali, riducendo sempre di più le prestazioni offerte e costringendo i medici a condizioni di lavoro dequalificanti e pericolose. Abbiamo preso sonore bocciature sui Livelli Essenziali di Assistenza da parte dell’Agenas tanto che oggi dovremmo parlare più che altro di Dea, ovvero di Dislivelli Evidenti di Assistenza. Ai cittadini del Sud, infatti, non viene riconosciuto nella sostanza lo stesso diritto alla salute che invece è garantito nel Nord Italia. E in questo la politica nazionale ha grandi responsabilità. Basti pensare all’immobilismo del Governo in merito alla nomina del commissario ad acta per la prosecuzione del piano di rientro in sanità».

Di qui il dato allarmante sulla fuga dei giovani camici bianchi verso le regioni del Nord o addirittura all’estero. Ovviamente il dato non può riguardare la totalità degli iscritti all’Ordine di Napoli, numero in costante crescita, ma i trasferimenti verso e da altre sedi ordinistiche.

L’appuntamento Anaao è servito anche a comprendere un po’ meglio quali sorti debbano attendersi i napoletani rispetto agli ospedali del centro storico, quelli per intendersi che dovrebbero essere dismessi con l’entrata in funzione dell’Ospedale del Mare.

Enrico Coscioni, consigliere alla Sanità del presidente De Luca ha tracciato a margine del convegno un po’ il quadro di quello che potrebbe essere il futuro di queste strutture. «L’idea che si sta valutando – ha spiegato – è quella di garantire una riconversione dei quattro ospedali del centro storico, riservando però al Loreto Mare un nuovo ruolo come punto di riferimento nell’area “materno-infantile”». E questa sarebbe la vera novità. Al Loreto sarebbe inoltre lasciato il pronto soccorso, per garantire la necessaria assistenza ai cittadini. Quanto all’Ospedale del Mare l’intenzione sarebbe quella di assicurare almeno quattro grandi specialità.

Riprendendo la polemica che nei giorni scorsi ha travolto la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, Bruno Zuccarelli ha ricordato poi l’esistenza di quelle che lui stesso a definito «zone grigie». Ampi spazi nei quali la camorra può trovare terreno fertile.



«Non solo credo che le critiche nei confronti della Bindi siano state pretestuose – ha spiegato - ma penso anche che sia invece doveroso ribadire e ampliare il concetto. Qualora qualcuno non lo abbia ben compreso. E’ noto a tutti come la sanità faccia gola agli affaristi della camorra. Gare d’appalto e servizi di pulizia sono sempre a rischio in un contesto che approfitta di connivenze e collusioni per cercare di fare affari sulla salute dei cittadini. Il pericolo, insomma, è sempre in agguato ed è doveroso stare sempre in guardia».

Più in generale, della “questione meridionale” analizzata dal punto di vista della Sanità ha parlato

il segretario nazionale Anaao, Costantino Troise: «Esiste un solo sistema sanitario – ha detto - e deve offrire le stesse garanzie a tutti i cittadini. La crisi della Sanità significa oggi 50 per cento di apparecchiature in meno, specialisti in via d’estinzione e blocco turn over. Cosa fare? Occorre un patto che sfrutti le conoscenze dei professionisti della Sanità. Questo non è un tema che può essere lasciato solo nelle mani della politica». Troise ha poi ribadito come al cospetto di una crisi nazionale, al Sud si raggiungano punte incredibili di difficoltà. «C’è un deficit di infrastrutture e di formazione – ha spiegato - cose che non di recuperano in poco tempo. Negli ultimi anni in 150mila sono andati via dal Sud in cerca di fortuna, l’impoverimento è diventato strutturale. Siamo qui per testimoniare un’assunzione di responsabilità da parte del sindacato più rappresentativo nell’area della dirigenza medica e la stessa assunzione di responsabilità la pretendiamo dalla politica. Denunciamo condizioni di lavoro drammatiche per molti colleghi, ma non dimentichiamo che questo significa anche rischio per i cittadini. Le questioni del Sud sono anche le questioni della mobilitazione generale della Sanità, e gli stati generali del 21 ottobre rappresenteranno un momento di riflessione importante».

Mentre per Amedeo Bianco (Commissione Igiene e Sanità del Senato) «la Sanità negli ultimi anni è diventata più che altro un affare del ministro dell’Economia. Si è pensato ai costi e non agli investimenti. Oggi bisogna però riflettere sulla distribuzione dei fondi, al Nord il reddito pro capite è di 38mila euro, al Sud solo di 18 mila, al Nord si è vicini alla Germania, al Sud alla Grecia».

Tra coloro che si occupano attivamente delle questioni legate alla “cattiva sanità” c’è poi Tonino Aceti che in vista del convegno si è detto convinto che: « i piani di rientro hanno funzionato, forse, solo sui conti; non certo sui LEA. Anzi, da questo punto di vista i tagli lineari non hanno fatto altro che peggiorare le cose, aggravando ancor più la spesa per i cittadini. Questa situazione continua a peggiorare, non favorita affatto dall’approccio e dalle le politiche nazionali basate sui tagli e provvedimenti sbagliati. Abbiamo moltissime segnalazioni gravi ad esempio per quel che riguarda ’accesso all’assistenza domiciliare integrata (dove le liste d’attesa superano i 3 mesi) e per quel che riguarda l’esaurimento dei budget per il privato accreditato. Allo stato attuale molti cittadini vengono “scaricati” sulle strutture pubbliche con un aumento enorme dei tempi d’attesa».

Alle conclusioni del convegno è intervenuto il sindaco Luigi de Magistris che ha ribadito la necessità di difendere la Costituzione. «La costituzione – ha spiegato - dice che la salute dei cittadini è un diritto. E’ venuto il tempo delle responsabilità. Quando vado in giro per gli ospedali napoletani vedo negli occhi degli operatori l’orgoglio di lavorare in quella struttura, sia essa il Loreto Mare o Incurabili. Vedo una Sanità che nonostante le difficoltà regge grazie all’impegno del personale, il debito deve essere risanato diversamente. Sono pronto a prendere parte a qualunque tavolo si occupi di questo tema».

Questo il «selfie» della Sanità campana, uno dei più importanti incontri sul tema tenutosi nel 2015, al quale hanno partecipato anche i segretari regionali Anaao di Puglia (Cosimo Lodeserto), Basilicata (Eustachio Vitullo), Calabria (Domenico Saraceno) e Sicilia (Pietro Pata); Enrico Coscioni (Consigliere alla Sanità del presidente De Luca) e Antonio Gambacorta, Coordinatore regionale del Tribunale per i Diritti del Malato Cittadinanzattiva.
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