Napoli, a rischio l'impianto della Virtus Piscinola a causa di un bando del Comune

Napoli, a rischio l'impianto della Virtus Piscinola a causa di un bando del Comune
di Emiliano Caliendo
Mercoledì 4 Maggio 2022, 10:10
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Ottanta anni di storia della pallacanestro napoletana a rischio per un bando del Comune di Napoli scritto in maniera contraddittoria, per utilizzare un eufemismo. Stiamo parlando della Polisportiva Virtus Piscinola 1945, società dilettantistica di pallacanestro fondata in un oratorio nel 1945 da due sacerdoti - il parroco don Salvatore Nappa e don Mimì Severino, responsabile del settore giovanile di allora dell’Azione Cattolica - nel quartiere di Piscinola, e insignita nel 2016 della stella d’oro al merito sportivo dalla giunta nazionale del Coni. Una vera e propria istituzione per il quartiere dell’area Nord di Napoli, che affonda le sue radici nel gioco con la palla a spicchi praticato dalle truppe americane di stanza alla scuola Torquato Tasso di Piscinola ai primordi del secondo dopoguerra.

Oggi, per colpa della burocrazia, la Virtus potrebbe vedersi privare della tendostruttura di via Nuova dietro La Vigna, che ospita tutte le gare e gli allenamenti delle sue squadre giovanili (circa 200 ragazzi, perlopiù giovanissimi) e della squadra senior, che milita nel campionato di C2 regionale. A lanciare l’allarme è il presidente della Polisportiva, Carmine Montesano, in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il Comune di Napoli –  si legge nella missiva – al termine della concessione alla Virtus, ha indetto una gara di evidenza pubblica europea per operatori economici con condizioni e caratteristiche che, ancorché legittime e dovute, non consente in alcun modo alla società di poter benché minimamente concorrere alla partecipazione, data la sua onerosità e complessità, considerando che la Virtus è una comunità affettiva, fondata sull’amicizia e sulla condivisione di una passione sportiva e civile che è possibile coltivare solo con sacrifici volontari di tempo, soldi e disponibilità personali».

Ma facciamo un passo indietro. La società di pallacanestro, a ridosso degli anni duemila, grazie ai contributi dei propri associati e ad alcune partecipatissime partite di beneficenza, riuscì a rimettere in sesto la struttura di proprietà comunale, che risultava in stato di completo abbandono. Tant’è che l’amministrazione di allora consegnò l’impianto al Coni che, a sua volta lo trasferì alla Federazione Pallacanestro di Napoli e quest’ultima, tramite gara formale, alla Virtus Piscinola. La concessione comunale, scaduta nel 2013 e prorogata successivamente, è giunta a scadenza e andava quindi ridiscussa con apposito bando di gara. Cosa che è stata fatta da Palazzo San Giacomo con un bando pubblicato il 28 aprile che nelle premesse sembra favorire il concetto di sport portato avanti dal presidente Montesano insieme ai suoi dirigenti e allenatori. «Il Comune di Napoli – si legge nel bando – al fine di valorizzare il proprio patrimonio immobiliare di impiantistica sportiva e rendere i luoghi, in cui si pratica sport, sempre più sicuri, salubri ed accoglienti, ritiene opportuno proporre formule gestionali per favorire la partecipazione alla gestione complessiva degli impianti sportivi a soggetti appartenenti al mondo delle federazioni sportive e dell’associazionismo, ai quali sono innanzitutto richieste competenze educative e relazionali in grado di arginare quei fattori che ostacolano il progresso sociale del tessuto urbano».

Il bando prosegue poi specificando che la gestione della tendostruttura «comporta lo svolgimento delle attività finalizzate ad un utilizzo ottimale della struttura sportiva in questione coerente con la destinazione dell’impianto stesso ed al raggiungimento degli scopi di carattere anche non imprenditoriale»​.

Il problema è che di carattere imprenditoriale nel bando ce n'è parecchio. Innanzitutto, a partire dalla stima che si fa del valore della concessione su base decennale, considerato in quasi 1,6 milioni di euro intesi come i ricavi che dovrebbe portare la gestione dell’immobile al futuro concessionario. Una cifra importante basata su calcoli del tutto ipotetici che prevedrebbero fino a sei società sportive operanti all’interno dell’impianto. Difficili da trovare in un contesto come quello di Piscinola, dove l’unica oasi felice da questo punto di vista è proprio la Virtus. Nel bando si legge inoltre che per l’affidatario della tendostruttura i costi complessivi su dieci anni sarebbero calcolati in 1,4 milioni di euro. Sempre il concessionario, poi, dovrà accollarsi, oltre agli 8mila euro di spese di progettazione, 31 mila euro di cauzione in caso di vincita del bando di gara e 40mila euro di lavori di «riqualificazione». Cifra da considerare così suddivisa: 15mila euro per la creazione di un bar in un fabbricato che «ospita il doposcuola per i ragazzi del quartiere e per quelli iscritti alla società», spiega amareggiato il presidente Montesano; altri 15mila euro per il «dehors» antistante l'ipotetico bar con tavolini e sedie; infine 10mila euro per la creazione di un locale commerciale in cui vendere attrezzatura sportiva. A ciò si aggiunge per la Virtus la beffa del requisito, per far partire i lavori, di essere iscritta alla locale Camera di Commercio come operatore economico specializzato nella gestione di impianti sportivi.

Una mortificazione per una realtà che intesa come associazione sportiva, più che occuparsi di appalti, si regge sulle rette dei propri iscritti e sui contributi volontari dei suoi dirigenti per pagare, ad esempio, le trasferte ai giovani atleti; e che appena quattro anni fa, grazie ai fondi per le Universiadi, ha visto ristrutturarsi l’impianto per quasi 200mila euro. 

«Questa passione ci costa tempo, soldi, sacrificando tempo libero da dedicare alle nostre famiglie. Ma ne siamo orgogliosi, perché questo tempo lo dedichiamo ai giovani della nostra comunità. Quindi, non si tratta di tempo perso ma guadagnato», sottolinea con trasporto il presidente Montesano. «Il problema del bando per noi non sussiste, in quanto non potremmo mai parteciparvi. Per cui, chiediamo la revoca di questo bando, prevedendo l’assegnazione della struttura alla Virtus Piscinola per i meriti pregressi e per quello che ha significato nella storia della comunità e dello sport in Campania. Noi siamo qua da 80 anni, con quattro generazioni di sportivi che hanno indossato la maglia della Virtus». Per il presidente, attorniato dal suo staff, il rischio consisterebbe nel «non poter più praticare sport in questa struttura che andrebbe a coincidere con la fine della pratica sportiva nell’intero quartiere». «Non ci sono piani B a Piscinola nel senso di strutture alternative in grado di accogliere centinaia di ragazzi.

Puntiamo tutto sulla revoca del bando», è il monito di Montesano che concepisce la questione «non come un semplice problema di costi» ma «di movimento di crescita intergenerazionale, di riconoscimento del valore sociale e dell’attività sportiva in un quartiere che è diventato periferia della periferia». E se la Polisportiva non potrà partecipare al bando, c'è il rischio concreto che la gara vada comunque deserta considerando che nessun imprenditore opererebbe con costi così alti in un territorio difficile come quello di Piscinola.

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Contattata dal Mattino l’assessore allo sport del Comune di Napoli Emanuela Ferrante, inondata sulla sua pagina social di commenti con cui le si chiede di salvare la Virtus Piscinola, rassicura: «Sicuramente interverremo, stiamo ragionando sulle modalità». Per l’amministrazione comunale, entro la scadenza del 30 maggio, le strade sono essenzialmente due: la rettifica del bando o la revoca come chiesto dalla Virtus Piscinola. «Sulla vicenda siamo molto sensibili – ha dichiarato l’assessore Ferrante -. Una delle prime strutture che ho visitato da assessore del Comune di Napoli è stata proprio la tendostruttura di Piscinola, nella quale da più di mezzo secolo la Virtus Piscinola fa sport e tanto sociale. Il bando è l’esito di una procedura amministrativa che, allo scadere dell'affidamento in uso temporaneo dell'impianto agli attuali detentori, i servizi hanno attivato. Da più parti mi è stata sollecitata una rettifica dello stesso che, formulato come fatto, impedirebbe alla Virtus ed alle associazioni sportive tutte di partecipare. Occorre, pertanto, un ulteriore approfondimento della questione, alla luce delle numerose istanze pervenute dal territorio». Insomma, lavori in corso - si spera - negli uffici tecnici del Servizio Gestione Grandi Impianti Sportivi.

La speranza è che la Virtus Piscinola non se ne vada mai dalla tendostruttura che ha lanciato tanti campioncini e che molti altri ne ha salvati dalla strada. Anche perché, come ricordato dal presidente Montesano nella lettera a Mattarella, da quando la società bianconera ha in affidamento l’impianto, questa ha sempre pagato il canone di locazione mensile di circa 700 euro ed ha estinto per 4/5 l’indennità richiesta dal Comune nel 2016 per l'occupazione di suolo pubblico, dopo che si è sobbarcata per 20 anni i costi delle utenze (Tarsu, acqua, luce, gas) senza mai far spendere un solo euro alle casse già dissestate del Municipio.

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