La società City Sightseeing Napoli, rimane momentaneamente chiusa. Arriva il terzo stop dei bus turistici rossi, il primo era stato imposto dal lockdown, subito dopo, nell'estate del 2020 i tour erano ripresi ma il turismo non c'era e fu necessario un nuovo blocco a ottobre di quello stesso anno.
Ancora una volta, resteranno a casa sedici addetti, undici autisti e cinque accompagnatori. Il 7 dicembre, la società insieme ai sindacati Usb avevano sottoscritto un verbale, che avrebbe previsto un contratto, per un tempo limitato, con stipendio ridotto al 60% su 35 ore di lavoro a settimana.
Inoltre, avevano programmato un calendario organizzativo, così da poter dividere il poco lavoro tra i dipendenti ma con l’arrivo della sospensione lavorativa di due giorni fa, 11 gennaio, viene annullato tutto. Di conseguenza, è previsto sono previsti solo gli ammortizzatori sociali, quando arriveranno, perché le ore lavorate saranno pari a zero.
Questa mattina il sindacalista Usb, Marco Sansone si è riunito con l’amministrazione della società, City Sightseeing Napoli, per provare a fare un punto della situazione e capire cosa succederà.
«Noi abbiamo chiesto all’amministrazione, -ha spiegato Marco Sansone-, essendoci la stessa proprietà, come accaduto in altre realtà, di spostare il personale laddove serve. Ripeto è totalmente assurdo, che lo stesso proprietario in un’azienda lascia alla fame 16 dipendenti e dall’altra assume dipendenti».
Antonio Barbarino, presidente della City Sightseeing di Napoli attualmente è anche, amministratore delegato della Busitalia Campania Spa, società che appena il 27 dicembre scorso ha comunicato, tramite il suo sito internet, la necessità di assumere operatori di esercizio e autisti.
«L’azienda, -ha aggiunto Sansone-, ha sottolineato che non è dipeso da loro, ma dalla proprietà, quindi dalla politica. Noi, ovviamente, proveremo a farci ascoltare sia dal Comune di Napoli, sia dalla Regione Campania».
Ma non è tutto. Se volessimo fare un passo indietro, e provassimo ad analizzare gli anni d’oro dell’azienda, quindi, ancor prima della crisi dovuta alla pandemia e alla mancanza di turisti: «L’azienda ha sottolineato che ha sempre fatto il bene dell’azienda e dei lavoratori, ma non è così, ha affermato Marco Sansone. Non mi risulta».
Il sindacalista Sansone, ha fatto sapere che, molti lavoratori, sono in azienda dal 2004 e nonostante il tanto lavoro, degli anni pre-covid, quindi, fino al 2019, i dipendenti erano assunti con un contratto part-time.
«20 anni di lavoro part-time, se l’azienda viveva gli anni d’oro non capisco perché ha assunto i lavoratori con un contratto di 21 ore settimanali. Ad oggi, è chiaro che non si può incolpare nessuno per quello che sta succedendo. Ma una cosa è certa: in questi anni, anche quando si raggiungevano i massimi profitti, l’azienda non ha assunto i dipendenti con un contratto ad hoc».
In un momento di grande difficoltà, i bus tornano in deposito. Secondo le speranze dell’amministrazione della società, il servizio dovrebbe riprendere con la primavera. Per i sedici addetti non resta che aspettare giorni migliori e che possano riscuotere, in tempi brevi, - visto il ritardo attuale di quattro mesi - almeno la cassa integrazione.