Ordine degli avvocati di Napoli, sulle buste paga la verità della superteste

La Procura: favori di natura clientelare. La replica: tutto regolare, c’è un contratto

Ordine degli avvocati di Napoli nel caos
Ordine degli avvocati di Napoli nel caos
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 11 Aprile 2024, 20:10 - Ultimo agg. 12 Aprile, 08:00
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Un discorso lungo quasi venti anni, l’arco temporale nel corso del quale sono state costruite le buste paga, seguendo precisi indirizzi di natura tecnica. Emolumenti, indennità, straordinari, ma anche un recente contratto integrativo che avrebbe disciplinato il lavoro nelle ore pomeridiane. Se ne è parlato ieri nel corso dell’istruttoria che punta ad acquisire il racconto di testimoni eccellenti, a partire dai consulenti del lavoro che hanno di volta in volta fornito il proprio contributo per la definizione delle buste paga intestate ai dipendenti del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli.

Uno step decisivo, nel corso del filone di indagine condotto in questi mesi sulle spese del parlamentino delle toghe nel Palazzo di giustizia di Napoli. Tra le voci messe agli atti, ovviamente come persone informate dei fatti, anche quella di una consulente che per anni ha svolto il ruolo di redattrice delle buste paga. Una sorta di superteste, la cui ricostruzione potrebbe risultare decisiva nella ricostruzione delle spese sofferte da parte della principale istituzione rappresentativa di piazza Cenni. Conosciuta per il suo riserbo e la sua affidabilità professionale, la ex consulente è stata ascoltata dal pm Davide Vitale, magistrato in forza alla Procura contabile guidata dal procuratore Antonio Giuseppone. Non è l’unico filone di indagine che punta a fare chiarezza sulla storia delle spese del Consiglio dell’ordine. Come è noto, in parallelo si è mossa la Procura ordinaria, con una indagine condotta dal pm Danilo De Simone, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Amato.

Due indagini che prendono le mosse dal buco di oltre un milione di euro rinvenuto nell’autunno del 2022, in relazione a una esposizione debitoria in materia previdenziale, che ora puntano a fare chiarezza sulla storia delle buste paga dei dipendenti dello stesso Consiglio. In sintesi, gli inquirenti hanno ravvisato delle presunte anomalie nelle buste paga. E battono piste differenti: gli inquirenti contabili ipotizzano responsabilità amministrativa nell’indebito esborso; mentre la Procura del Centro direzionale potrebbe valutare la possibilità di verificare l’esistenza del reato di peculato. Verifiche in corso, agli atti testimonianze di natura tecnica e politica. 

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Gli accertamenti 

Si punta a capire se ci sono stati degli esborsi non dovuti e a chi avrebbero giovato. Dodici dipendenti, nessuno dei quali va considerato sotto accusa, salta all’occhio il monte di ore lavorate in regime di straordinario: si parla di 800 ore l’anno (e non 300 al mese, come erroneamente scritto nell’edizione di ieri, ndr), che avrebbero fatto lievitare il netto corrisposto ogni mese per i singoli dipendenti. Sotto i riflettori anche il contratto integrativo ratificato alcuni anni fa, uno strumento normativo che avrebbe disciplinato il lavoro pomeridiano dei singoli dipendenti, anche in occasione delle sedute del Consiglio (che si tengono mediamente il martedì pomeriggio). Ma al di là del racconto dei singoli testimoni, resta una domanda di fondo: per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto favorire una dozzina di impiegati in modo così smaccato? Che interesse avrebbero avuto (ammesso che siano reali le accuse) i singoli esponenti delle varie governance coinvolte a gonfiare gli statini di semplici impiegati? Domande che vanno calate - spiegano gli inquirenti - in un possibile sfondo clientelare dove non si eclude il controllo di pacchetti di voti in vista delle consultazioni. Verifiche in corso da parte della Finanza agli ordini del colonnello Paolo Consiglio, a capo del pool polizia economica e finanziaria. 

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