Matrimoni dal 15 giugno, spuntano altri paletti: venti di guerra sul Vesuvio

Matrimoni dal 15 giugno, spuntano altri paletti: venti di guerra sul Vesuvio
di Aniello Sammarco
Giovedì 20 Maggio 2021, 08:57 - Ultimo agg. 17:47
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La delusione è stata forte. La speranza di ripartire in sicurezza da subito è invece svanita col decreto legge reso noto nella serata di lunedì. La filiera del wedding, una delle più penalizzate dalle restrizioni anti-Covid, non solo ripartirà - se tutto dovesse rimanere confermato - il prossimo 15 giugno, ma gli eventi legati a matrimoni, battesimi e comunioni saranno ancora soggetti a un rigido protocollo, tra green pass e tamponi. E allora i ristoratori e gli albergatori dell'area vesuviana, una filiera ferma da più di sei mesi e già costituitasi in un progetto aggregato denominato i Vesuvio, hanno deciso nuovamente di rivolgersi ai rappresentanti del governo Draghi.

Dopo aver scritto una lunga lettera al ministro per gli affari regionali Maria Stella Gelmini pochi giorni prima della stesura dell'atteso decreto, stavolta hanno indirizzato le loro rimostranze ai titolari di due dicasteri considerati strategici: quello allo Sviluppo economico, retto dal leghista Giancarlo Giorgetti, e quello per il Sud e la coesione territoriale, guidato dalla forzista Mara Carfagna. «Più che un provvedimento per favorire le riaperture la premessa degli imprenditori che si riconoscono nel progetto i Vesuvio - quello varato dal governo è un decreto chiusure per molte attività dell'area vesuviana». Palese l'amarezza nel vedere sfumare anche la prospettiva ritenuta inizialmente più plausibile, quella del primo giugno, dopo che ristoratori e albergatori avevano sperato che battesimi e comunioni potessero partire già nell'ultima decade di maggio. Nella nota fatta pervenire anche al presidente della Regione Vincenzo De Luca, che ancora prima del governo aveva stilato una serie di regole per la ripresa del settore wedding, lasciando intravedere ulteriori margini di ritorno alla normalità anche per le imprese dell'area vesuviana disseminate in particolare tra Trecase, Terzigno, Boscotrecase e Boscoreale, gli aderenti a i Vesuvio puntualizzano: «Come se non bastasse le regole parlano della necessità di essere in possesso del certificato di avvenuta vaccinazione o comunque del green pass o ancora della necessità di effettuare un tampone entro 48 ore prima dai festeggiamenti.

Quasi che ci sia una ostinata ricerca di potenziali untori tra parenti e amici che, impauriti, potrebbero rinunciare a essere protagonisti di un evento che dovrebbe essere per tutti un momento da sogno».

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Qui gli imprenditori fanno la sintesi della chiusura, spiegando come «sul calendario, dal primo gennaio al 15 giugno 2021, contiamo 165 giorni passati senza lavorare, fermo restando che paghiamo tasse e tributi vari per 360 giorni di lavoro» ed evidenziando «la forte preoccupazione non solo per l'economia delle nostre attività ma soprattutto per la delegittimazione di quanti, restano quotidianamente aperti senza cedere a idee poco logiche se non dannose per l'intera comunità». Dal governo ristoratori e albergatori attendono segnali, dopo il mancato riscontro alla prima missiva da parte di Maria Stella Gelmini. L'auspicio dichiarato, che loro definiscono segnale, è che si possa «ripartire il 31 maggio, visto che la evidente decrescita dei contagi. Una scelta che non avrebbe un colore soggettivo se non quello della normalità, da vivere nel segno del domani da costruire insieme». 

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