Policlinici a rilento: a Napoli pronto soccorso ancora in alto mare

A un anno dal via libera della Regione al palo l’apertura dei reparti d’emergenza

Un padiglione del Nuovo Policlinico visto dall'alto
Un padiglione del Nuovo Policlinico visto dall'alto
di Ettore Mautone
Giovedì 21 Dicembre 2023, 23:49 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 19:09
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Policlinici universitari: al palo da mesi le intese tra Atenei e Regione per le attività assistenziali. Dopo un anno dall’entrata in vigore della legge regionale di bilancio 2023 che ha dato il via libera all’adozione del modello aziendale unico da parte dei policlinici Federico II e Vanvitelli stabilendo in 120 giorni (4 mesi) il tempo massimo per la stipula dei relativi protocolli d’intesa, tutto è ancora fermo. A lanciare l’allarme è la Cisl Funzione pubblica che avverte: «Settecento posti letto e due dipartimenti di emergenza sono fermi. Non vorremmo che ancora una volta la burocrazia si mettesse di trasverso frenando una norma che il Consiglio regionale della Campania, anche su nostre reiterate sollecitazioni, ha approvato nel 2022. Esprimemmo, e lo ribadiamo, pieno apprezzamento per la scelta fatta dalla Regione e dall’Aula in quanto si tratta di uno strumento che consente di dare una svolta alle attività assistenziali nelle due cittadelle universitarie. Ma ora chiediamo che si proceda subito, per evitare conseguenze gravissime sul sistema sanitario».

Così Lorenzo Medici, leader regionale del sindacato che rivolge un appello alla giunta di palazzo Santa Lucia «affinché si chiuda subito una vicenda che si perde nella notte dei tempi visto ci sono voluti 30 anni per trasformare i due Policlinici di Napoli in aziende ospedaliere universitarie in attuazione del decreto legislativo 502 del 1992 e della successiva norma del 1997». «Se non si definiscono i protocolli - ricorda Medici - restano inutilizzabili la metà dei 1400 posti letto in dotazione alle due strutture (858 alla Federico II e 503 alla Vanvitelli) e così i 2 pronto soccorso previsti e già programmati per la parte edilizia e strutturale.

A fronte della precarietà in cui versa il settore dell’emergenza e urgenza sono lussi che nessuno si può permettere». 

Ma cos’è accaduto in questo anno, cos’è che ha frenato la stipula, anzi il rinnovo, delle intese (scadute prima della pandemia) con cui la Regione disciplina e finanzia buona parte delle attività assistenziali delle due scuole di medicina (Federico II e Vanvitelli). A quanto risulta a Il Mattino le prime bozze del protocollo d’intesa la Regione le ha trasmesse agli organi dei due Atenei in tempi più o meno utili, circa 4 mesi fa. Un carteggio che ha tra l’altro, in questa fase, completamente escluso i direttori generali. Documenti invece visti e rivisti dai rettori che hanno passato in controluce i 36 articoli che disciplinano minuziosamente i rapporti tra Servizio sanitario regionale e Università.

Sotto la lente gli assetti organizzativi, le modalità di partecipazione, gli organi e gli organismi di funzionamento delle due aziende, i ruoli, ripercorrendo l’atto aziendale (che definisce la mission e le articolazioni delle unità operative assistenziali), la suddivisione in dipartimenti, in unità operative complesse e semplici, la dotazione organica e ovviamente i finanziamenti. C’è anche il riferimento alle attività di emergenza e urgenza e al Dea, che dovrà consentire di attivare gradualmente i pronto soccorso parallelamente alla strutturazione delle parti edilizie (già completate alla Vanvitelli e in fase di allestimento alla Federico II). Gli ultimi articoli sono infine relativi alla programmazione economico finanziaria, al piano annuale e triennale delle attività, alla gestione del personale dal punto di vista amministrativo, alle attribuzioni degli incarichi a docenti e ricercatori. Impegni orari, trattamenti economici, indennità anche per il comparto, gli infermieri, le altre professioni sanitarie, per dottorandi, assegnisti e collaboratori esterni. 

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È su questa vasta materia che i protocolli d’intesa si sono impantanati. Più volte sottoposti a modifiche da parte degli organi dell’Ateneo, hanno rallentato fortemente la loro corsa. Più spedito è stato il percorso della Federico II (che sarebbe pronta a firmare). Molto più farraginoso quello intrapreso nel centro storico dove invece la quadratura del cerchio per far scattare il disco verde sembrerebbe ancora lontana. Scogli da superare entro i margini di lunghe ed estenuanti mediazioni di un mondo accademico poco avvezzo ai tempi dell’urgenza che invece scandisce le necessità di salute della popolazione di Napoli e della Campania. «È una situazione che rasenta la farsa dopo tante dilazioni, annunci, stop, intralci, ritardi - conclude la Cisl - ad essere penalizzata è un’area metropolitana enorme che ha solo 9mila posti letto per 3 milioni di abitanti, una quota enormemente insoddisfacente rispetto ai bisogni della popolazione. E molti di questi posti letto sono solo sulla carta. Un danno per la Salute della popolazione e una beffa insostenibili. Perciò chiediamo alla Regione di intervenire e porre fine una volta e per tutte a questo stillicidio». 

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