Fase 2, parrucchieri e barbieri in piazza a Santa Lucia: «Ora basta»

Fase 2, parrucchieri e barbieri in piazza a Santa Lucia: «Ora basta»
di Melina Chiapparino
Lunedì 4 Maggio 2020, 13:33 - Ultimo agg. 13:55
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«Consegniamo le chiavi perché la categoria è in ginocchio». Il coro di voci in protesta è quello dei parrucchieri riuniti questa mattina sotto il palazzo della Regione a Santa Lucia per manifestare la grande crisi del loro settore.  «La categoria è in ginocchio e molti fanno concorrenza sleale andando illegalmente a casa delle clienti-ha dichiarato Marco Esposito, coiffeur napoletano anche lui con le chiavi del negozio in mano- ho anticipato gli stipendi ai miei dipendenti perchè non abbiamo visto un euro nè dall'INPS, nè dalla Regione ecco perché oggi stiamo protestando».

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L' obiettivo è «sensibilizzare le istituzioni con la consegna delle chiavi dei nostri negozi» aggiunge Esposito. Sulle misure di sicurezza indicate per riprendere le attività, quali misurazione della temperatura e cambio della divisa a ogni turno, occhiali e visiera sempre indossati, mascherine anche per i clienti e le restanti norme, gli imprenditori rassicurano e incalzano il tono della protesta. 
 

 

«Anche se barbieri e parrucchieri sono ancora in attesa di una data certa per la riapertura e si ipotizza  quella del primo giugno, la Regione ha indicato le linee guida per la categoria» dichiara Giuseppe Alviti della Federazione Nazionale dei Lavoratori, sindacato che ha appoggiato la protesta spontanea degli imprenditori. «I coiffeur sono stati messi in ginocchio dalla pandemia, molti di loro si erano già organizzati con un ricorso al Tar per aprire subito o chiudere definitivamente» spiegano esasperati i parrucchieri e i barbieri riuniti a Santa Lucia.

«I materiali monouso li abbiamo sempre utilizzati, per il resto è solo una questione organizzativa- precisa Esposito - ci teniamo alle regole e alla salute dei clienti e delle nostre  famiglie». «A differenza di alcuni sciacalli che vanno di nascosto a casa delle clienti con il rischio di diffondere il virus — conclude il sindacalista Alviti — le istituzioni sono indifferenti, nessuno controlla, nessuno sanziona e tantomeno è aiutato chi rispetta la legge».

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