Protesta dei trattori, da Napoli le cinque proposte per salvare l’agricoltura: «Settore fondamentale»

La ricetta della Confederazione Italiana Agricoltori

La protesta dei trattori
La protesta dei trattori
di Alessio Liberini
Lunedì 5 Febbraio 2024, 18:19
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Mentre la protesta dei trattori si continua ad estendere in tutto il Paese, da Napoli arriva un appello urgente per un piano agricolo nazionale straordinario. A presentarlo sono stati questa mattina i responsabili regionali della Confederazione Italiana Agricoltori, una delle maggiori organizzazioni di categoria d'Europa che solo in Campania conta ben 12mila aziende iscritte.

I coltivatori nostrani tornano così a farsi sentire, nei giorni in cui gli agricoltori del vecchio continente si mobilitano contro la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, chiedendo al governo riforme urgenti volte a rispondere alle gravi sfide del comparto portate avanti da anni.

Tra le proposte, la Confederazione chiede maggiori prevenzioni per le calamità naturali e la gestione del rischio, un piano delle acque per uso irriguo, un effettivo approccio alle aree interne del Paese e l’eliminazione dell’Irpef dai terreni degli agricoltori. 

«Lavoriamo dal 2023 per spiegare ai governi quello di cui il settore agricolo ha bisogno - racconta Raffaele Amore, presidente in Campania della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) - aspettiamo ancora risposte che non sono arrivate e questo ha portato i trattori nelle strade in Italia a cui noi siamo vicini». Secondo la Cia, che già lo scorso ottobre ha organizzato una manifestazione nazionale a Roma per accendere un faro sulle realtà del mondo agricolo in Italia, la mano tesa più che da Bruxelles deve necessariamente arrivare prima dalle istituzioni nazionali e locali.  

«Siamo solidali con i colleghi che in questi giorni sono arrivati a dover scendere nelle strade con i trattori, siamo vicini a loro e già lavoriamo su questi argomenti ma aspettiamo risposte dal governo, in particolare nazionale – chiarisce Amore - perché su molti di questi temi in totale solo un 25% delle colpe è dell’Europa». Tra i nodi locali, gli agricoltori campani chiedono alla Giunta regionale di accelerare sul piano delle acque per irrigare i campi: «Il governatore De Luca ha istituito un tavolo su questo per rendere la regione autonoma. Va bene, ma va fatto in fretta, perché oggi non riusciamo a produrre se non abbiamo irrigazioni di soccorso. Abbiamo seminato il grano e quella semina andrà probabilmente persa». Per quanto riguarda invece la prevenzione per le calamità naturali, su cui si chiede un importante opera di sburocratizzazione, emerge quest’anno un disastroso taglio del 50% «sulle nostre polizie assicurative che in alcuni comparti sono quadruplicate negli ultimi tempi. Così si disincentivano le aziende ad assicurarsi». 

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Infine resta centrale in Campania la questione irrisolta delle aree interne, territori ricchi di eccellenze a chilometro zero ma sempre più a rischio spopolamento ed abbandono. Su questo fronte «stiamo elaborando una legge sull'agricoltura familiare guardando a 360 gradi le aree rurali. Difficile vivere nei in campi agricoli se hai un ospedale a 60 chilometri di distanza, se la piscina o la palestra per tuo figlio è a 35-40 chilometri. E poi - conclude Amore - bisogna togliere l'Irpef dai terreni degli agricoltori, imposta che impatta per circa 120 milioni in tutta Italia e quindi non è un problema tagliarla, ma sarebbe un segnale del Governo che crede nel settore agricolo».

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