Aldo Cazzullo a Port'Alba: «Salviamo questo luogo unico al mondo»

«Questa strada è preziosissima e va protetta»

Aldo Cazzullo a Port'Alba
Aldo Cazzullo a Port'Alba
di Gennaro Di Biase
Domenica 3 Dicembre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 07:11
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Illuminata, piena di libri, senza un motorino né una macchina in sosta selvaggia. Occupata da lettori e dibattiti culturali. L'altra sera, Port'Alba sembrava quasi riprodotta da una delle nuove app delle intelligenze artificiali. Ma, in più, era reale. Tutto come dovrebbe essere, ogni giorno, nella migliore delle Napoli possibili. L'evento, organizzato dai librai Fabio Amodio e Pasquale Langella, ha visto la partecipazione di quasi un centinaio di appassionati. A parlare, nel mezzo della via dei libri, c'era il famoso giornalista del Corriere della Sera e scrittore Aldo Cazzullo, originario di Alba, arrivato per presentare il suo ultimo libro “Quando eravamo i padroni del mondo, Roma: l'impero infinito” (edito da HarperCollins). «Sono qui proprio per sostenere questa strada così unica», ha esordito. La sua idea per il domani e per il presente di Port'Alba, che racconta a Il Mattino dopo un affollato firmacopie, è quella di una «joint venture tra istituzioni» che porti allo «stanziamento di un fondo per aiutare le imprese culturali» della stradina tra piazza Dante e piazza Bellini. Dopo la Notte Bianca del 17 novembre e in vista di quella del 7 dicembre, la presenza di Cazzullo l'altra sera testimonia che la via della cultura sta provando a tornare a essere quella di un tempo: i librai ci stanno provando, a rigenerare la zona, organizzando presentazioni di prestigio ed eventi serali. Port'Alba è un simbolo d'identità per tutta la città. Ed è questo lo spirito che muove la campagna di stampa iniziata da Il Mattino un mese fa per la salvezza della via dei libri. 

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Aderisce all'appello per tutelarla?
«Altrove le piccole librerie stanno chiudendo.

Qui a Port'Alba invece resistono. Perciò questa strada è preziosissima e va protetta. Perderla sarebbe come perdere un luogo di incontro in cui non solo si comprano e si leggono i libri, cosa molto importante. Ma ci si incontra, ci si conosce, si discute. Specialmente in un posto in cui da secoli si discutono i libri».

In altri termini, Port'Alba è un cardine della cultura partenopea.
«Sì. E Napoli è fondamentale per definire l'identità italiana: all'estero pensano all'Italia come a un'immensa Napoli. Mare, sole, pizza, Pulcinella. Ma a me piace pensare anche a cose meno oleografiche: il cinema di Totò, il teatro di Eduardo, la musica di Pino Daniele, la grande canzone napoletana. La canzone del Piave l'ha scritta un napoletano, E.A. Mario».

Per far resistere Port'Alba, però, è necessario passare dalle buone intenzioni ai fatti. Cosa si può fare, nel concreto, per aiutare gli imprenditori della cultura?
«A Parigi, sia lo Stato che il Comune mettono in pratica una politica di difesa delle piccole librerie, dei piccoli cinema e dei piccoli teatri. Ci mettono i soldi. Non è un reato aiutare questa imprenditoria legata alla cultura. Bisogna sostenerla: aiutarla con gli affitti, con i proprietari delle mura, con le occupazioni di suolo pubblico».

Già. Non a caso, i librai di Port'Alba hanno chiesto al Comune uno sgravio sulla Cosap in occasione delle presentazioni, che costano oltre «200 euro per due ore di evento». Soldi che difficilmente si recuperano con gli incassi di tutto l'evento. Si aspetta, proprio in questo senso, il provvedimento di Palazzo San Giacomo, magari in vista della Notte Bianca del 7 dicembre. Lei cosa ne pensa?
«Quando chiude una piccola libreria, chiude un pezzo di mondo. Ben vengano le grandi librerie di catena, ma serve protezione per i piccoli imprenditori. Il centro di Napoli è ancora vivo: b&b cominciano a esserci in massa anche qui, ma a Roma o a Firenze nessuno vive più in centro storico. Venezia si sta spopolando. Napoli deve mantenere la sua caratteristica di essere abitata e vissuta dal suo popolo, da artigiani, bottegai, librerie e piccoli editori. Questo è un tessuto economico e sociale che va preservato. Altrimenti il contesto non sedimenterà più cultura, rapporti umani e tradizioni. Il Comune, la Città Metropolitana, la Regione, lo Stato, le associazioni di categoria: servirà una joint venture di tutti gli enti per stanziare un fondo per Port'Alba. Non ne faccio una questione di destra o sinistra, perché la cultura non ha partito. Ma Napoli è una città in cui la destra non ha mai vinto, e questo è una responsabilità in più per la sinistra italiana: Napoli è un laboratorio, per la sinistra, se vuole tornare a governare il Paese». 

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