Archivio di Stato di Napoli, i documenti nel Registro della memoria del Mondo dell'Unesco

«È un patrimonio documentario che non ha eguali al mondo»

L'Archivio di Stato
L'Archivio di Stato
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Sabato 18 Novembre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 19 Novembre, 09:51
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Una immensa serie di documenti conservati nell'Archivio di Stato di Napoli entra a far parte del Registro della memoria del Mondo istituito dall'Unesco nel 1992 per tutelare e tramandare ai posteri i più importanti documenti della storia dell'umanità.

Si tratta di un riconoscimento importante per l'Archivio, che vede riconosciuto il già unanimemente consacrato lavoro meticoloso di conservazione e cura della documentazione storica della città e di tutto il Meridione d'Italia; è, però, una decisione che rende merito anche alla storia stessa della città e dei siti storici circostanti. 

Il corpus documentale che verrà inserito nel registro della Memoria del Mondo, selezionato dalla commissione nazionale italiana Unesco, rappresenta «un patrimonio documentario che non ha eguali al mondo - spiega la direttrice dell'Archivio, Candida Carrino - e riguarda sia capolavori architettonici, come i siti borbonici, a partire dalla Reggia di Caserta, Palazzo Reale, la Reggia di Capodimonte e i tanti fastosi edifici che furono realizzati, in particolare nel periodo di Carlo di Borbone, Ferdinando IV e i loro successori, dall'Abruzzo alla Sicilia; sia gli scavi archeologici che riguardarono non solo le città rimaste sepolte nel corso dell'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, ma anche altri ritrovamenti archeologici di cui conserviamo i libretti di scavo.

Una vera pietra miliare nella memoria del mondo».

A sostenere la candidatura dei documenti dell'Archivio di Stato napoletano è stato anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano al quale, per primo, ha rivolto un ringraziamento la direttrice Carrino: «Si è trattato di una vera vittoria per noi, che corona il grande impegno del ministro Sangiuliano, nostro autorevole sostenitore in quanto consapevole dell'importanza di questa documentazione».

Il corpus documentale è costituito in massima parte da manoscritti ma contiene anche una piccola quantità di documenti dattiloscritti. Ci sono, poi disegni e incisioni di reperti archeologici, mappe del territorio, piantine, alzati e prospetti di architetture, oltre ad opuscoli a stampa. Tutti i documenti riescono a ricostruire percorsi che rendono una totale unitarietà di contenuti, capaci di raccontare una storia lunga due secoli e mezzo. 

«La documentazione - spiega la direttrice Carrino - testimonia una fonte preziosa per comprendere la storia e l'evoluzione della tutela del patrimonio architettonico e documentale da parte delle istituzioni. Essa permette di ricostruire il percorso seguito nell'avviare e regolamentare la gestione di questo patrimonio, quale atto di scienza sociale di eccezionale valore storico e antropologico, che consente di analizzare come le istituzioni si siano adoperate nel corso del tempo per la protezione e valorizzazione il proprio patrimonio culturale».

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Il nuovo traguardo consente anche di proseguire sulla strada, già intrapresa, di una differente visione dell'archivio «che sta raggiungendo il grande pubblico, intrecciando la propria vocazione alla conservazione e alla valorizzazione dei documenti a una innovativa propensione divulgativa - conclude la direttrice Carrino - basata su mostre e iniziative culturali che hanno aperto le porte ad un crescente numero di persone in una prospettiva che ne valorizza anche una declinazione museale. Un approccio che ben si inquadra nella visione espressa dal ministro Sangiuliano, in termini di managerialità e di diffusione di stimoli culturali volti ad avvicinare i cittadini e a educarli al bello e all'orgoglio di appartenenza a una cultura che ha radici millenarie». 

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