San Gregorio Armeno, il verdetto: «Il Comune di Napoli ha ragione, Scaturchio resta chiuso»

Il Consiglio di Stato come il Tar: legittimo lo stop alle licenze di food

Scaturchio a San Gregorio Armeno
Scaturchio a San Gregorio Armeno
di Luigi Roano
Venerdì 17 Novembre 2023, 23:51 - Ultimo agg. 19 Novembre, 09:57
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Vince il Comune, perdono Scaturchio e la Regione condannati a pagare anche le spese legali, questa la decisione del Consiglio di Stato arrivata ieri nella tarda mattinata. Il vincolo su San Gregorio Armeno posto da Palazzo San Giacomo sull’apertura di attività commerciali che non siano legati all’arte dei presepi e dei pastori resta. Dunque è legittimo lo stop a baretti, pizzetterie e affini che hanno letteralmente invaso la parte storica della città. L’antica pasticceria Scaturchio aveva già perso innanzi al Tar della Campania che rigettò la richiesta di sospensiva del provvedimento di Palazzo San Giacomo. La novità al Consiglio di Stato è stata la Regione che si è costituita - diversamente che al Tribunale amministrativo - contro il Comune guidato dal sindaco Gaetano Manfredi. «Un tema non solo amministrativo ma anche politico» ragionano in Municipio. 

La nuova disciplina ora sarà applicata su tutto il perimetro del Centro storico che è sotto tutela dell’Unesco.

Vale a dire, giusto per fare qualche esempio, che a via San Sebastiano non ci sarà posto per attività che non abbiano a che fare con la vendita e la manifattura degli strumenti musicali per salvaguardare l’arte dei liutai e a via Costantinopoli per lo stesso motivo saranno tutelati antiquari e botteghe storiche. Il Comune si è mosso - secondo il Consiglio di Stato - in ottemperanza a leggi nazionali ed Europee che consentono la limitazione delle attività commerciali solo «previ accordi tra Regione, Comune e Sovrintendenze e in determinate aree pubbliche aventi valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico». 

Il vincolo è posto per tre anni però va rinnovato ogni 12 mesi, in questo senso la posizione della Regione che è dissonante rispetto a quella del Comune dopo mesi di incontri e tavoli tecnici fa venire cattivi pensieri a chi frequenta Palazzo San Giacomo. Ci vuole poco a trasformare quella che può essere una semplice disputa amministrativa in una spaccatura politica. Perché allora la Regione ha cambiato opinione e si è costituita contro il Comune e favore di Scaturchio al Consiglio di Stato? 

L’assessore regionale Antonio Marchiello ha chiarito a Il Mattino «che nessuno ha cambiato opinione». Piuttosto la mossa della Regione è stata per chiarire al massimo organo di Giustizia amministrativa che nella nuova disciplina - condivisa con il Comune - c’è scritto che le attività preesistenti non sarebbero state toccate. E Scaturchio aveva aperto già la sua attività. Ma sempre a livello tecnico dal Comune fanno sapere che il regolamento per autorizzare l’apertura di nuove attività commerciali prevede un mese di tempo per verificare se la documentazione dell’esercente è in regola. E da Scaturchio i vigili urbani sono andati nel primo giorno di apertura, quindi l’attività non era ancora iniziata. 

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Sono bastate al Consiglio di Stato appena tre pagine per confermare come il vincolo del Comune sia legittimo. Il Giudice amministrativo infatti si rimette alla disposizione del Tar ritenendo che «allo stato della regolamentazione vigente, le ragioni dell’appellante non consentono “prima facie” di superare quanto osservato dalla sentenza impugnata, tenuto altresì conto della genericità del “periculum in mora” dedotto». E per questi motivi «Condanna l’appellante, in solido con la Regione Campania, al pagamento delle spese di lite in favore dell’appellato Comune di Napoli, che liquida in euro tremila».

Vale la pena ricordare a questo punto perché il Tar bocciò la richiesta di sospensiva di Scaturchio: «Il punto - si legge nel dispositivo del Tar pubblicato il 25 ottobre - ben ribadito nelle difese comunali e sul quale è inutile indugiare, è che il Comune e la Regione ben hanno voluto contemperare le esigenze di preservazione di moltissimi quartieri di Napoli - oggetto, da anni, per ragioni essenzialmente turistiche, di proliferazione incontrollata di attività a carattere esclusivamente commerciale e lucrativo, che tendono a far scomparire i locali e le attività storiche e tradizionali - con la tutela delle attività commerciali e quindi del turismo, degli investimenti programmati e effettuati, delle attività alimentari e di somministrazioni di alimenti e bevande siti in determinati edifici come musei, librerie, stazioni».

E ancora: «Rispetto all’immane sforzo di sintesi fatto dai due Enti, sforzo che trapela chiaramente dai documenti depositati, la tutela esclusiva e rafforzata di un’unica particolarissima strada - via San Gregorio Armeno - non solo non consente l’accoglimento di alcuna censura di irragionevolezza e di disparità di trattamento, ma merita il plauso e la conferma, perché si pone come eccezione del tutto ragionevole e armoniosa nel contesto di una disciplina che risulta, del tutto coerente, logica e finalizzata alla tutela di plurimi valori tutelati dalla Costituzione: la tutela dei beni culturali e la tutela delle iniziative imprenditoriali»

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