Movida a Napoli, residenti in rivolta: «In pochi metri 35 baretti»

Petizione dei comitati civici al sindaco: «Troppo caos, è impossibile vivere così»

Movida a Napoli
Movida a Napoli
di Gennaro Di Biase
Martedì 17 Ottobre 2023, 23:45 - Ultimo agg. 18 Ottobre, 07:20
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Il centro storico è del by-night. Parte la petizione anti-movida, promossa dal Comitato Vivibilità Cittadina, i cui membri sono residenti del cuore di Napoli. Sono 35, stando al documento rivolto al sindaco Gaetano Manfredi, i bar che si concentrano in poche centinaia di metri in centro storico. In particolare, si parla di Cisterna dell’Olio, via Capitelli e vico Quercia. In sostanza, delle stradine tra piazza del Gesù e piazza Dante. La questione dei pubblici esercizi è annosa e largamente dibattuta, in questo periodo. Complici il turismo e la richiesta di food and drink dei giovani, le librerie falliscono (vedi la crisi dello storico Fiorentino a Calata Trinità Maggiore), e le uniche attività redditizie restano quelle legate ai pubblici esercizi. 

La zona intorno al Modernissimo, negli ultimi anni, è diventata una delle location più nuove del by-night. Sempre più locali, e sempre pieni: bar frequentati da giovanissimi, universitari e lavoratori. Una zona di movida che ha preso corpo in tempi recenti, e che si aggiunge ai Quartieri Spagnoli, Banchi Nuovi, piazza Bellini, piazza Miraglia, Largo Giusso e Mezzocannone. «È l’inferno della movida». Così si esprimono i residenti dei vicoli tra piazza Dante e piazza del Gesù. Dopo numerosi appelli alla municipalità e denunce alle forze dell’ordine, gli abitanti - sostenuti dal Comitato vivibilità cittadina - hanno deciso di rivolgere il loro appello al sindaco. La petizione è stata sottoscritta in poche ore da decine di cittadini.

«Una serie di scellerate decisioni - è scritto nell’appello al primo cittadino - hanno trasformato questi vicoli (Cisterna dell’Olio, Via Capitelli e vico Quercia) in locande a cielo aperto che chiudono battenti ed amplificatori all’alba dopo aver costretto a notti insonni tutti noi».

A supporto della petizione i residenti hanno prodotto dei video della folla. «Quando abbiamo tentato di mediare con i gestori dei bar - racconta un residente - ci è stato risposto che ci dobbiamo rassegnare e che il loro business, visto che sono muniti di regolare licenza, prevale sul nostro disagio. E come la mettiamo con la nostra salute visto che da anni non si dorme più?». 

I cittadini sono preoccupati per la prossima apertura di nuovi locali, alcuni dei quali temono possano essere adibiti a discoteche, attività già chiuse in passato per mancanza di requisiti di sicurezza. «Il sindaco - chiedono i residenti - deve chiarirci da che parte sta. Con i gestori dei bar che non riconoscono alcuna regola di civile convivenza o dalla nostra parte. Cittadini che confidano proprio nella pubblica amministrazione affinché quelle regole vadano rispettate». 

Video

Come ricordato su queste pagine nei giorni scorsi, il mercato del centro storico vive un periodo delicato. Il cuore di Napoli è alla ricerca di un equilibrio tra il business prodotto da ristoranti o bar e quello di attività che possano preservare le identità commerciali della tradizione partenopea. Al momento, però, il bilanciamento è lontano. A poche decine di metri dai 35 bar concentrati nei vicoli intorno a piazza del Gesù, la storica libreria Fiorentino (amata da Benedetto Croce e fondata nel 1936) è stata messa in vendita. Salvarla non sarà semplice. Sempre a Calata Trinità Maggiore, è chiusa anche l’ex libreria D’Auria. Ristoranti e bar, in compenso, proliferano. Il “caso Scaturchio”, nelle settimane scorse, ha scosso San Gregorio Armeno. Gli agenti della municipale avevano chiuso il negozio della pasticceria napoletana appena aperto nella via dei pastori, poi riaperto temporaneamente dal Tar. Alla base dell’intervento, c’era l’ordinanza con cui, a luglio, l’amministrazione, proprio per contrastare il “ristorantificio”, aveva imposto lo stop per tre anni alle aperture di nuovi pubblici esercizi in alcune vie del centro storico.

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