Archivio di Stato di Napoli, scoperta la cappella segreta: «Una nuova gemma per i turisti»

I colori, incredibilmente ancora nitidi, mostrano al centro della scena una deposizione di Cristo e sulle pareti laterali le immagini di due santi Vescovi

La cappella scoperta nel complesso monumentale benedettino
La cappella scoperta nel complesso monumentale benedettino
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Sabato 22 Luglio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 23 Luglio, 08:56
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Una minuscola cappella segreta, e sconosciuta fino ad oggi, è stata scoperta all'interno dell'Archivio di Stato, lungo il percorso che i monaci seguivano per raggiungere la chiesa dei Santi Severino e Sossio dal convento, poi trasformato in archivio.

Come spesso avviene, la scoperta è stata casuale. Durante i lavori per il recupero del complesso dei Santi Severino e Sossio, s'è deciso di riaprire una porta chiusa nell'800. Era uno dei tanti collegamenti fra la zona conventuale e la chiesa, blindati quando si decise di destinare il convento ad altri usi. Quella porta non era semplicemente chiusa da una serratura: alle spalle del legno, inserito in un mirabile portale, era anche stato costruito un possente muro, a significare la definitiva cesura fra chiesa e convento. 

Nell'ambito dei lavori per il grande Progetto Unesco nel Centro Storico di Napoli, è stato stabilito di ripristinare quei collegamenti interrotti, sicché è stato necessario riaprire anche quella porta, e abbattere il muro retrostante.

Alle spalle della parete abbattuta sono sbucati i resti di una piccola scala e, su una delle pareti laterali della scala, gli esperti hanno notato piccole lesioni compatibili con una precedente apertura.

Si è deciso, così, di aprire un minuscolo varco per infilare all'interno una telecamera. Quando sugli schermi sono apparse le prime immagini restituite dalla telecamera, c'è stato un brivido d'emozione. C'era un piccolissimo ambiente interamente affrescato. Sono scattate immediatamente, e sotto la sorveglianza della Soprintendenza, le operazioni di recupero di quegli spazi.

Il video girato durante l'intervento di rimozione della parete che nascondeva la piccola cappella segreta è un susseguirsi di brividi alla scoperta degli affreschi dei quali nessuno, fino ad ora, era a conoscenza.

 

I colori, incredibilmente ancora nitidi, della cappellina, mostrano al centro della scena una deposizione di Cristo e sulle pareti laterali le immagini di due santi Vescovi, presumibilmente proprio i Santi Severino e Sossio ai quali era dedicato l'intero complesso. Una suggestione della primissima ora, prima ancora di vedere avviati studi specifici, propone l'ipotesi che in quell'angusta cappellina fossero custodite proprio le ossa dei santi Vescovi ai quali erano dedicati chiesa e convento, anche se qualunque ipotesi attuale, per gli esperti non ha alcun valore fino al giorno in cui si potranno dare certezze sulla datazione degli affreschi e sull'utilizzo del luogo.

Di certo il dettaglio di quella cappellina non è riportato in nessuno degli studi, nemmeno in quelli antichi, che riguardano il complesso: per questo sarà necessario eseguire esami estremamente approfonditi prima di avere certezze.

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Non nasconde la sua emozione Luigi La Rocca, Soprintendente a Napoli fino al 2022 quando è stato nominato direttore generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio al ministero della Cultura. È stato invitato a guardare con i suoi occhi la scoperta e s'è soffermato a lungo ad ascoltare i dettagli sulla vicenda: «Non si aveva notizia di questo ambiente. Ora le ricerche si focalizzeranno sugli aspetti iconografici per datare precisamente la sala affrescata», ha detto, spiegando poi che gli studi consentiranno anche di approfondire la conoscenza sugli orientamenti della cultura figurativa a Napoli tra la fine del 400 e gli inizi del 500 «con una testimonianza non esplorata, inedita e preservata dal muro che l'aveva negata».

Felice la direttrice dell'Archivio di Stato, Candida Carrino, che ha affidato anche ai social il suo messaggio: «Questa scoperta ci ricorda ancora una volta che il lavoro meticoloso e la perseveranza premiano sempre. E che il nostro Archivio, scrigno di splendide vestigia documentali e di opere d'arte, rappresenta un unicum per un pubblico sempre più ampio, anche sotto il profilo museale».

Entusiasta il sindaco Gaetano Manfredi: «Scoperta straordinaria nell'ambito di questo restauro del Grande Progetto Unesco sostenuto dal Comune. Una scoperta che ci mostra uno spaccato della Napoli aragonese e sarà anche una nuova gemma per i tanti turisti che visiteranno la nostra città».

Nell'ambito dei lavori, finanziati con 2,8 milioni di euro, nella sala del capitolo dell'Archivio, in passato, sono anche stati recuperati affreschi attribuiti a Belisario Corenzio. 

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