Archivio di Stato di Napoli, restituite le lettere dei Borbone: «Salvati pezzi di storia»

«È un importante, prestigioso e straordinario ritrovamento»

Le lettere dei Borbone restituite all'Archivio di Stato
Le lettere dei Borbone restituite all'Archivio di Stato
di Giuliana Covella
Venerdì 12 Gennaio 2024, 07:03 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 07:21
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Un manifesto politico di grandi dimensioni con la firma in calce di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie, datato maggio 1811. Un giornale del viaggio da Napoli a Madrid di Francesco I e sua moglie tra 1829 e 1830. E una lettera manoscritta di Maria Amalia di Borbone indirizzata a Ferdinando II. Sono tra i 300 documenti storici databili dal 1500 al 1800 e restituiti al Fondo Borbonico dell'Archivio di Stato dal Nucleo Tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di Napoli. L'importante ritrovamento è stato illustrato dal comandante del Nucleo dell'Arma, Massimiliano Croce e dalla direttrice dell'Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino, alla presenza del Soprintendente Archivistico per la Campania, Gabriele Capone e dalla delegata per Napoli e la Campania del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, Federica de Gregorio Cattaneo. «Sono documenti recuperati attraverso un monitoraggio che facciamo sul web - spiega il capitano Croce - sulle piattaforme di e-commerce più note dove vengono piazzati questi beni che hanno natura demaniale di inestimabile valore. Abbiamo svolto per diversi anni indagini che ci hanno permesso di risalire a privati ma anche ad esercizi commerciali che li vendevano. A dimostrazione che c'è un mercato abbastanza fiorente». 

 

Sono tornati così alla legittima proprietà demaniale oltre 300 documenti storici riconducibili al periodo borbonico e custoditi presso l'Archivio di Stato di Napoli. L'attività investigativa, coordinata dalle Procure della Repubblica di Parma, Napoli nord, Salerno e Santa Maria Capua Vetere, ha permesso di individuare e sottoporre a sequestro beni di notevole importanza storico-culturale, ricollocandoli laddove erano stati trafugati decenni fa. Da ieri dunque la consegna che avvalora l'importanza della collaborazione tra Arma dei carabinieri e enti pubblici e privati, che ha permesso l'individuazione delle importanti testimonianze storiche nonostante alcuni documenti non fossero mai stati inseriti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, il più grande database di opere d'arte rubate al mondo gestito dal comando per la Tutela del patrimonio culturale.

Il testo di un decreto legge, con la citazione di articoli, a grandezza naturale corredato sul retro di appunti a mano del sovrano. Un mega foglio firmato da Gioacchino Napoleone risalente all'800 e redatto a Parigi. Documenti di secoli passati, che hanno segnato il corso della storia e che erano stati sottratti illecitamente da appassionati e dagli stessi studiosi che trascorrono anni nell'osservazione di ogni dettaglio in quelle che sono preziose testimonianze storiche. Opere che è stato possibile trafugare nei decenni passati, complice anche l'assenza di più moderne apparecchiature di sorveglianza. «I documenti sottratti e restituiti oggi sono quasi tutti appartamenti al Fondo Borbonico del nostro Archivio - spiega la Carrino - quindi non stiamo parlando di furti recenti. Ma la grande novità degli ultimi anni è questa sinergia fortissima con la Soprintendenza archivistica campana e col Nucleo Tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Napoli, che quotidianamente rastrellano il web, in modo tale da riuscire a trovare i ricettatori e ricondurre da noi i documenti trafugati. Il valore di questi ultimi è enorme, perché ognuno racconta un episodio, una storia, un momento e tutti insieme sono qui a ricostruire le nostre vicende». 

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E sulla possibilità che in passato la scarsa sicurezza sia stata una delle cause dei furti, la direttrice aggiunge: «Non direi così, piuttosto i controlli erano diversi. Oggi abbiamo una schedatura elettronica di tutti coloro che vengono a toccare e studiare i documenti, per cui noi sappiamo chi li ha visti. Prima non c'erano questi sistemi: si veniva qui, ci si registrava e si chiedeva il documento su un foglietto volante. Parliamo di furti avvenuti moltissimi anni fa, quando non c'erano sistemi di allarme, né telecamere». Per Capone «è un importante, prestigioso e straordinario ritrovamento che si innesta in un lavoro quotidiano che facciamo con il Nucleo dei carabinieri, che consente il recupero di pergamene, documenti archivistici e volumi sottratti illegalmente da archivi e biblioteche molto spesso non adeguatamente sorvegliate ma anche perché i sottrattori sono estremamente abili». 

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