Napoli, che fine ha fatto la festa di Piedigrotta? «Non deve sparire, i giovani la riscoprano»

Napoli, che fine ha fatto la festa di Piedigrotta? «Non deve sparire, i giovani la riscoprano»
di Antonio Folle
Giovedì 8 Settembre 2022, 16:34 - Ultimo agg. 17:29
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«Chille, ’e bambine, domandavano sempe: ’A nonna… ’a nonna… e io mo dicevo na fessaria, mo ne dicevo n’ata… Io quanno arrivo e dico: ’a nonna! llà siente Piererotta!». Quando nel 1946 Eduardo scrisse Filumena Marturano l’antichissima festa di Piedigrotta, celebrata ogni anno l’8 settembre, era ancora una delle tradizioni più amate e rispettate dai napoletani. Una festa che affonda le sue radici nel mondo greco-romano e nei riti orgiastici dedicati al dio Priapo che si tenevano in quella oggi conosciuta da tutti come Crypta Neapolitana. A partire dal III secolo, con l’avvento del cristianesimo e del culto per la Vergine, la festa ha cambiato i suoi connotati religiosi e si è trasformata in una festa puramente cristiana, ma è solo alla fine del 1400 che ha assunto le dimensioni e l’importanza che avrebbe poi conservato per secoli.

Con la fine dell’epoca vicereale e la nascita del nuovo Regno di Napoli guidato da Carlo III la festa di Piedigrotta assurse al rango di festa nazionale e fu proprio il primo sovrano della dinastia borbonica a dare vita ad una prima “riforma” – e tante ne sarebbero arrivate nei decenni successivi – , dando vita alle prime grandiose luminarie, alle “stese” dei panni da balconi e finestre e, soprattutto, alla grandiosa parata militare che si concludeva con l’omaggio dei sovrani alla statua della Madonna di Piedigrotta custodita nella chiesa eretta nel 1352. 

Oggi la tradizione della millenaria festa religiosa sta lentamente scomparendo nonostante gli sforzi dei devoti della zona e delle varie confraternite – tra cui quella dei pescatori – che combattono anno dopo anno nell’indifferenza generale per cercare di far rivivere un culto antico quanto la fondazione della città.

«La festa di Piedigrotta rappresenta la sintesi della religiosità popolare della nazione napoletana – spiega Gennaro de Crescenzo del Movimento Neoborbonico – il culto per la Madonna, le tradizioni cristiane, i regnanti cattolici come i popoli governati e la festa celebrata insieme, la sfilata militare con l'esercito "benedetto" dalla religione, la musica e le canzoni (famosissima quella del 1835, "Te voglio bene assaie"), l'attenzione verso le classi più umili con i maritaggi (doti) assegnate alle ragazze più povere.

Tutti elementi che segnavano la vita sociale, politica, culturale, economica e religiosa di un regno nato nel XII secolo e finito nel 1861, con passaggi che, anche a Piedigrotta, univano paganesimo e cristianesimo. Piedigrotta rappresentò fino alla sua ultima celebazione borbonica, l’8 settembre 1859, con l'ultimo re delle Due Sicilie, Francesco II, una sorta di rappresentazione di un'armonia perduta, forse, per sempre».

 

Le sfilate dei carri allegorici, le canzoni, le parate militari, la munificenza dei regnanti e, soprattutto, l’armonia dei napoletani uniti per celebrare la Madonna di Piedigrotta erano ormai soltanto un lontano ricordo quando, nel 1983, si accese l’ultima “fiammella” di vita dell’antica festa popolare. Fu proprio nel 1983, infatti, che, grazie al lavoro di don Giuseppe Cipolloni e di Benedetto Casillo, nacque quella che poi sarebbe diventata l’attuale tradizione della “serenata alla Madonna” e che rappresenta un antico retaggio del “Festival della Canzone Napoletana” inaugurato nel 1952 e soppresso negli anni ‘70.

«Ho vissuto l’esperienza della festa di Piedigrotta fin da bambino – racconta Benedetto Casillo – e posso affermare con una certa tristezza che purtroppo tutti quelli che sono nati dopo il 1967, anno in cui si è tenuta l’ultima vera Piedigrotta, non sanno e non potranno mai sapere cos’era questa festa per Napoli e per i napoletani. Oggi purtroppo i napoletani si stanno perdendo, contaminati sempre di più da cose che napoletane non sono. Per questo non credo che sarà mai possibile ripristinare la festa per com’era. Però è bello ricordare che oggi ci sono tante città che si vantano delle loro luminarie ignorando che le vere luminarie sono nate proprio qui, a Piedigrotta, che veniva illuminata a giorno da fantastici giochi di luce. Negli anni ‘70 – racconta l’artista partenopeo – questa festa è stata prima violentata e poi suicidata per un accanimento politico-culturale e oggi, paradossalmente, è più facile trovare traccia della festa tra gli italiani emigrati che vivono America che nella stessa Napoli. Qualcosa delle antiche tradizioni resta vivo ancora oggi grazie ad alcuni anziani del quartiere che si sforzano di tenere in vita la tradizione, ma è anche vero che quando anche questi ultimi non ci saranno più ai napoletani non resteranno altro che le immagini nostalgiche di un passato che non potrà più ritornare».

La sfilata dei bambini con i vestitini di carta resiste, sia pure in formato ridotto, ancora oggi e rappresenta forse l’ultimissima testimonianza – insieme ai tradizionali fuochi a mare – delle grandi sfilate allegoriche che ogni anno allietavano l’intera città e attiravano visitatori dalle province vicine. L’ultimo concreto tentativo di riportare in vita la festa fu avviato nei primi anni 2000, ma fallì miseramente a causa del mix letale fatto da disorganizzazione e da disinteresse da parte della città. Nonostante tutto, però non mancano i napoletani che desidererebbero riportare la festa di Piedigrotta ai fasti del passato e non mancano, in tal senso, le proposte e gli appelli rivolti alle istituzioni cittadine. 

«Un’idea vincente – la proposta della direttrice dell’Archivio di Stato Candida Carrino – può essere quella di dare una nuova vita al culto della canzone napoletana nel mondo. Si pensi che se un turista ha voglia di vedere uno spettacolo di canzoni napoletane, oggi, non ha la possibilità di farlo.In città un concerto di canzoni dovrebbe essere inserito quotidianamente nei cartelloni dei teatri. Cats – prosegue – va in scena a Londra da quarant’anni ed è una delle attrattive che connotano la città al pari del Big Ben. Grazie alla Piedigrotta musicale la voce di Napoli è volata in tutto il mondo. Perché non riascoltarla dal vivo anche quando visito la città»?

E in effetti un ripristino della festa nella sua antica grandezza – si potrebbe pensare all’ausilio di sponsor privati per sostenere gli inevitabili costi – avrebbe un doppio merito: da un lato darebbe un contributo fondamentale per tenere in vita quella che per secoli è stata la “festa nazionale” dei napoletani – pari al 2 giugno della Repubblica Italiana – , e dall’altro potrebbe rappresentare un fondamentale volano di sviluppo turistico per l’intera zona. Basti pensare al parco e tomba di Virgilio e alla stessa Crypta Neapolitana, che da decenni aspetta di essere definitivamente riaperta al pubblico nella doppia dimensione museale e ciclopedonale. Anzi, come è stato sottolineato da più parti, la riscoperta della festa di Piedigrotta potrebbe accompagnarsi alla riscoperta proprio del personaggio storico di Publio Virgilio Marone in onore del quale, secondo alcune leggende, nella tenebrosa Crypta Neapolitana venivano celebrati riti di commemorazione.

«È fuori dubbio – il commento di Graziano Ferrari, speleologo a capo dell’associazione Cocceius che da anni si batte per la riapertura della Crypta Neapoltana – che la proposta di riscoprire la festa di Piedigrotta è senz’altro una proposta interessante. Potrebbero nascere delle buone sinergie che potrebbero contribuire allo sviluppo di quest’area ed alla riscoperta del patrimonio antico che oggi giace dimenticato. L’interesse per il recupero sociale della festa si potrebbe così legare all’interesse per la riscoperta dell’antichissimo percorso che collega due quartieri e che aspetta solo di essere restituito alla città sia dal punto di vista storico-culturale che dal punto di vista meramente funzionale, con il ripristino di un percorso ciclo-pedonale ed un conseguente alleggerimento anche del traffico veicolare».

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