Sylvain Bellenger lascia il museo di Capodimonte: le lodi di De Luca e Manfredi

Alle 11,30 l'addio nel salone delle feste della reggia

Sylvain Bellenger con Nunzia Petrecca amministratrice di Delizie Reali
Sylvain Bellenger con Nunzia Petrecca amministratrice di Delizie Reali
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 19 Dicembre 2023, 11:33
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È il giorno dell'addio, quello che Sylvain Bellenger, il direttore del museo di Capodimonte, avrebbe voluto non arrivasse mai. Diventa l'occasione oggi, alle 11,30, nel salone delle feste della reggia, per tracciare un bilancio, personale e professionale, di quanto è stato realizzato, ma soprattutto di quel che resta da fare. Di salutare il suo staff e, «idealmente, tutta la città» che, dice a «Il Mattino», lo ha «profondamente trasformato e arricchito». «Lascio i progetti ancora in corso di realizzazione nelle mani del mio successore», Eike Schmidt, «che - sono certo - sarà stregato come me da Partenope».

La sua Napoli, o almeno una parte, risponde con un libro di 155 pagine, voluto dagli Amici di Capodimonte di Errico di Lorenzo: il volume riepiloga gli Otto anni con Sylvain Bellenger attraverso tante voci autorevoli. Non quella del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che non compare né tra le firme né tra i ringraziamenti.

Una «ingrata distrazione» nel lungo elenco di nomi, rigorosamente in ordine alfabetico? 

Il primo intervento è del governatore Vincenzo De Luca: «Il museo di Capodimonte, sotto la guida di un direttore illuminato come Sylvain Bellenger, ha rappresentato e rappresenta uno dei perni dell'offerta culturale regionale» sostiene, ricordando mostre più importanti realizzate con fondi pubblici, da «Picasso e Napoli» a «Napoli a Parigi» in corso al Louvre. Poi la parola passa a Patrizia Boldoni, consigliere di Palazzo Santa Lucia, e al sindaco Gaetano Manfredi che, «tra i meriti che possono e devono essere riconosciuti a Sylvain», cita «l'ambiziosa impresa di aver ripensato l'architettura del bosco, una vastissima area di ben 134 ettari, restituendolo alla città». Più facile questo, che far aumentare il numero di visitatori nel museo, oggi al centro di lavori che ne penalizzano le esposizioni, ma da sempre poco frequentato: nelle domeniche a ingresso gratuito sono al di sotto dei duemila, nonostante i capolavori più noti, come «La Flagellazione di Cristo» di Caravaggio, e l'intera straordinaria collezione della reggia, di difficile frequentazione per problemi di traffico, trasporto pubblico, parcheggio. A queste carenze si aggiungono quelle di personale, a tutti i livelli, dai custodi agli impiegati. 

Non bastasse, altri progetti inseriti nel masterplan, che avrebbero favorito l'affluenza nelle sale storiche, e in particolare l'ambizione di realizzare un parcheggio nei dintorni, presentato già durante l'amministrazione de Magistris, al momento resta una promessa non mantenuta e rinnovata sulla carta. Un piano prezioso, che aspetta il via libera del ministero chiamato a finanziare i lavori, è la casa della fotografia, nell'edificio Cataneo, dedicata a Mimmo Jodice che, nel volume, ne scrive con commozione: come «se tutto il lavoro fatto in questi 60 anni» avesse «finalmente una ragione». Al punto che «il mio cuore mi diceva: Ecco perché non ho mai voluto lasciare Napoli! Quando mi sentivo disperato, con grandi problemi di sopravvivenza, tutti mi dicevano di andare via. Ma mi fermava un pensiero: andare via perché? Il progetto di Sylvain mi ha entusiasmato sin dal primo momento», afferma il maestro novantenne. 

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Nella palazzina dei principi è invece previsto l'allestimento della donazione di Lia Rumma. E lì «l'ipotesi non è quella di un susseguirsi di dipinti e sculture volti a illustrare un'esaustiva storia dell'arte italiana di quei decenni (a partire cioè dagli anni Sessanta e Settanta) bensì un'articolazione di spazi apparentemente discontinui che rivelino la complessità dei fenomeni artistici e della costituzione della raccolta stessa», anticipa la gallerista. Pietro Nunziante e Giorgio Ventre, della Federico II, sono i testimonial di Art & Technology Hub, il polo di formazione e di studio sulle tecnologie digitali applicate al patrimonio culturale e ambientale creato nel complesso. E il loro testo è intervallato, tra gli altri, da quelli di Gianfranco D'Amato, Angela Tecce, Stefano Causa, Paolo La Motta, Caterina Piscitello, Christophe Leribault, Elsa Evangelista, Ciro Verdoliva. Ma, a ben guardare, oltre a Sangiuliano, manca un altro big: Rudi Garcia, l'allenatore che è stato tra gli ospiti illustri nella reggia, fino a diventare per Napoli una pagina da dimenticare. Evidentemente, anche nel libro su Capodimonte. 

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