Nuovo codice degli appalti, i dubbi dei costruttori di Napoli: «A rischio la qualità»

Il convegno organizzato dalla Città metropolitana di Napoli

La giornata di studi sul nuovo codice degli appalti
La giornata di studi sul nuovo codice degli appalti
di Antonio Vastarelli
Sabato 18 Novembre 2023, 09:00 - Ultimo agg. 17:00
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Il nuovo Codice degli Appalti semplifica alcune procedure relative alle gare pubbliche ma, per quanto ci sforziamo di semplificare, noi italiani non riusciamo mai a raggiungere pienamente l'obiettivo: il testo consta di ben 5 libri, 229 articoli e 36 allegati (ai quali andranno aggiunti i regolamenti attuativi). «La prima parte della Bibbia, il Pentateuco, era diviso in 5 libri» ironizza il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Campania, Michele Oricchio, stigmatizzando la «produzione alluvionale normativa» in materia, che rende complicata anche l'attività di vigilanza, già affievolita per le regole introdotte nel periodo della pandemia «che ci consentono un controllo solo su danno erariale dovuto a dolo e non a incapacità di gestione o inescusabile negligenza nell'utilizzo di risorse pubbliche. Ma non è deresponsabilizzando gli amministratori che risolviamo i problemi» aggiunge.

Della nuova normativa, entrata in vigore ad aprile ed efficace dal primo luglio scorso, si è parlato ieri in un convegno organizzato dalla Città metropolitana di Napoli. Dal dibattito sono emerse opportunità e limiti del nuovo assetto. «Il Codice si rendeva necessario per sostituire quello del 2016, scritto molto male» afferma il presidente dei costruttori napoletani dell'Acen, Angelo Lancellotti, che aggiunge: «Gli obiettivi dichiarati di fiducia e trasparenza, però, vengono un po' traditi perché si liberalizzano le procedure negoziate fino a 5 milioni di euro, e la maggior parte vengono pubblicate senza bando. Il principale criterio di aggiudicazione resta, poi, quello dell'offerta più vantaggiosa, particolarmente incline a valutazioni soggettive da parte delle amministrazioni». Il timore è che la maggiore discrezionalità leda la libera concorrenza tra le imprese e possa prestare il fianco a possibili infiltrazioni criminali. E la prevista riforma delle stazioni appaltanti non è sufficiente «perché questa dovrebbe essere una precondizione per applicare il Codice, mentre le norme entrano in vigore contestualmente» spiega Lancellotti, che poi aggiunge: «Al Codice e agli allegati seguiranno i regolamenti. Questa normazione in itinere, però, crea grande incertezza sia per le imprese che devono programmare gli investimenti, che per i magistrati che devono applicare le norme». Per il sindaco della Città metropolitana, Gaetano Manfredi, la nuova normativa introduce «una più precisa definizione degli strumenti progettuali necessari per bandire gare o attivare procedure pubbliche, ma vanno chiariti - aggiunge - alcuni aspetti sulle procedure relative al partenariato pubblico-privato.

Abbiamo bisogno - sottolinea - di un Codice che garantisca trasparenza e riduzione del contenzioso ma, al tempo stesso, velocità, cioè il rispetto dei tempi di consegna delle opere».

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Semplificazione utile anche per il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, a patto che non metta a rischio la legalità: «La normativa - dice - viene incontro agli imprenditori, ma ricordo che, nel 2023, nella provincia di Napoli, abbiamo già registrato 93 interdittive antimafia e 4 comuni sciolti. Sul Pnrr intensificheremo i controlli per evitare infiltrazioni mafiose». D'accordo anche il procuratore della Corte dei Conti della Campania, Antonio Giuseppone: «In linea teorica, semplificare è una buona cosa, ma poi potrebbe esserci sempre qualcuno che si infiltra nelle maglie in maniera illecita e noi dobbiamo impedirlo, vigilando». Il segretario generale della Città metropolitana, Antonio Meola, segnala un'altra criticità: «La legge 49 del 2023, entrata in vigore dopo il Codice, rende l'equo compenso un minimo inderogabile: questo annulla la competizione al ribasso sul prezzo. Una cosa - sottolinea - che affievolisce il principio di concorrenza e potrebbe far aumentare i costi per le amministrazioni». Ma bisogna, in ogni caso, resistere alla logica delle gare al massimo ribasso, secondo il presidente dell'Unione industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, che spiega: «In Confindustria siamo consapevoli che la sfida della competitività si vince puntando sulla qualità. A chi dice che la qualità in una gara pubblica sarebbe soggetta a valutazioni soggettive e troppo discrezionali, rispondo che allora dobbiamo individuare insieme dei criteri oggettivi per valutare la qualità delle opere, altrimenti non possiamo poi lamentarci che sono eseguite male». 

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