Pd Campania, congresso congelato: «Le correnti aspettano il libro di De Luca»

A vuoto anche l'ultimo tentativo del commissario regionale Misiani

Il governatore Vincenzo De Luca
Il governatore Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 20 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 09:09
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Tutto sospeso, tutto congelato. Per ora. È il classico gioco dell'oca in cui si è impantanato il Pd: stavolta alla ricerca del congresso regionale. Una casella avanti oggi, tre indietro o peggio uno stop domani. O chissà.

D'altronde, i dem all'ombra del Vesuvio a infilarsi in un cul de sac, nel corso degli anni, sono diventati dei campioni assoluti. Ma stavolta rischiano di demolire ogni record: il partito campano è senza un segretario eletto da un regolare congresso dal 21 marzo 2022. Proprio domani fanno 18 mesi dalle dimissioni del turbodeluchiano Leo Annunziata (eletto nel 2019) passando per due commissari inviati prima da Enrico Letta (Francesco Boccia), poi da Elly Schlein (Antonio Misiani). In mezzo sono passate una pandemia devastante e ben 4 governi (compreso l'attuale) senza che però si riuscisse in Campania a trovare un accordo tra le correnti e mettere in campo un congresso. Niente. 

L'ultimo tentativo appena tre giorni fa quando il commissario regionale Antonio Misiani incontra i 4 segretari regionali per discuterne. Non è cosa da poco perché il congresso era finito nell'oblio dalla fine della festa dell'Unità di Napoli teatro di uno scontro che si può riassumere così: deluchiani contro antideluchiani. E se il primo giorno Misiani, dirigente dem scafato e di grande esperienza, prova a imprimere una pax con l'annuncio a sorpresa del congresso a inizio anno, dopo due giorni è il governatore Vincenzo De Luca a demolire tutto con attacchi durissimi contro il suo partito.

Colpa dell'unico nodo su cui ruota, alla fine, il via al congresso e le vicende del Pd all'ombra del Vesuvio: il terzo mandato all'ex sindaco di Salerno che la Schlein ha detto subito non voler concedere.

E l'altra mattina si incaglia di nuovo tutto. Improvvisamente, come se lo scoglio sulle carte nautiche non fosse segnalato: documento condiviso tra commissario e i 4 segretari provinciali (tutti bonacciniani/deluchiani favorevoli al voto degli iscritti) già pronto in cui viene fissata una road map che portava a celebrare il congresso a inizio anno. Al desco manca solo Susanna Camusso, commissaria di Caserta, che, ipotizza qualcuno, non è per il via libera. Supposizioni anche se tutto è possibile perché in Terra di lavoro la situazione del Pd è messa ancora peggio. Da lì, infatti, è partito il caso che ha trascinato dietro il Pd regionale: tra tessere farlocche comprate a pacchi nelle tabaccherie con la regia di capibastone su cui ancora oggi nessuno ha avuto il coraggio di intervenire. E tutto si ferma. Con Misiani che, di fatto, l'altra matina dopo due ore saluta i segretari provinciali chiedendo un'ulteriore riflessione sul da farsi. E corre veloce a Roma per tuffarsi al lavoro al Senato. Fine della storia. Almeno per ora. 

 

Perché alla fine tutti rimangono in attesa delle prossime mosse del governatore. Che poi è solo una la mossa anche se rischia di diventare un'arma contundente: il suo libro contro il partito in uscita martedì (con anteprima domenica sera nel salotto tv di Fabio Fazio). «Cosa dirà?», «Metterà i nomi?», «Di chi?», sono le domande che i dirigenti dem si fanno in questi giorni. Che il libro possa diventare il casus belli per rimandare di nuovo il congresso? Sicuramente il gruppo Schlein non ha la minima intenzione di celebrarlo a stretto giro e il pamphlet anti-Pd di De Luca potrebbe diventare una scusa da utilizzare alla bisogna. 

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Sicuramente lui, il governatore, da settimane non nomina nemmeno più il congresso regionale interessato come è a demolire il suo partito dal suo interno: insistendo sulle sue contraddizioni e sui nodi mai risolti. Sono i prodromi della sua campagna elettorale che è già partita («Abbiamo già il programma», ha detto sabato alla festa dell'Unità di Benevento). In modo, tipica tattica deluchiana, da mettere il partito davanti a cose fatte. Mentre piccona tutto e tutti. Non solo i vertici del suo partito ma anche i suoi fedelissimi che non avrebbero cura della sua Salerno, la roccaforte per eccellenza. Ne sa qualcosa il sindaco ultradeluchiano Enzo Napoli se, tre giorni fa, il governatore ha tuonato davanti a tutti: «Sembriamo il Bangladesh, una vergogna. In nessuna parte d'Italia c'è lo sbracamento che c'è a Salerno». E subito dopo, De Luca da «sindaco eterno» come amava definirsi, eccolo riprendere idealmente la vecchia fascia tricolore e decidere di stoppare i cantieri sul corso principale per evitare di intralciare i pedoni per luci d'artista. Dopo che appena qualche ora prima sindaco e assessore avevano confermato che nulla sarebbe stato fermato. 

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