Vincenzo De Luca, vertice con il Pd: dialogo solo sui fondi Ue

Mano tesa dopo la fratture e le accuse alla festa dell'unità

Il governatore Vincenzo De Luca
Il governatore Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 12 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 06:39
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Doveva essere un incontro chiarificatore dopo le accuse di De Luca al Pd nazionale alla festa dell'Unità di Napoli. E invece niente. In quasi due ore di discussione con i consiglieri regionali dem nell'ufficio del governatore si è discusso solo di fondi europei e dei rapporti, «non sempre facili», tra i i primi ed alcuni assessori della giunta e con i vertici di un paio di partecipate regionali. Un vertice, quindi, tutto tecnico. Degli attacchi alla Schlein e ai vertici del Pd, che pure non erano piaciuti agli esponenti della mozione Bonaccini, nessuno ne fa cenno. Così come sul terzo mandato. «Ma stavolta rispetto al passato, De Luca è sembrato più attento alle nostre ragioni», racconta un consigliere. 

Riavvolgiamo il nastro. Il primo ottobre scorso si registra una frattura, l'ennesima, tra il governatore Vincenzo De Luca e il Pd, il suo partito.

Con il primo che non risparmia attacchi al Nazareno dopo che due giorni prima qualcuno aveva osato mettere in dubbio pubblicamente l'ipotesi del suo terzo mandato a Santa Lucia. E, il giorno dopo, altra sciabolata: la notizia dell'uscita del suo libro dove sono annunciati sin dal titolo («Nonostante il Pd», nelle librerie a fine mese) nuovi attacchi al partito. «Serve un chiarimento e il vertice chiesto prima dell'estate dal gruppo sarà la migliore occasione per farlo», raccontava un consigliere dem qualche ora dopo gli attacchi alla Festa dell'Unità di Agnano. 

Appuntamento alle 14, ieri, nell'ufficio del governatore con tutti e otto i consiglieri. Prima di salire, un caffé ad un bar sotto la Regione dove un consigliere ha chiesto ai colleghi di affrontare anche il nodo dei rapporti tra De Luca e il Nazareno dopo i suoi attacchi. Ricevendo però solo un paio di occhiatacce e una risposta che suonava più o meno così: «Lo faremo con calma, non oggi». Fine della discussione politica.

Il tema, infatti, è un altro e riguarda principalmente il nodo dei fondi europei che l'esecutivo ha centralizzato a Roma. «Ci troviamo di fronte ad un governo che ha accentrato tutto a sé e serve un lavoro comune per sbloccare i fondi. A cominciare dai quelli aggiuntivi altrimenti sarà un problema per molte amministrazioni che entro fine anno devono rendicontare i lavori», esorta l'ex sindaco di Salerno chiedendo a tutti «un impegno maggiore sulla legge urbanistica dove ci giochiamo tutto». Accanto a lui c'è il suo vice Fulvio Bonavitacola mentre fa capolino nella stanza il consigliere delegato ai Trasporti Luca Cascone. E proprio i trasporti sono un altro nodo. Perché i consiglieri lamentano come i vertici di un paio di partecipate, tra cui l'Eav, pecchino in collaborazione con i consiglieri. «A volte alcuni assessori e i vertici di alcune partecipate non ci coinvolgono e siamo costretti a leggere quel che accade dai giornali», dicono più o meno. Il governatore, che ascolta e prende appunti, stavolta viene raccontato come meno impulsivo e più accondiscendente.

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«Bisogna correggere queste cose», spiega De Luca mentre sull'Eav rimarca anche come «a breve con l'arrivo dei nuovi treni, la situazione è destinata a cambiare: ci sarà una svolta», promette. Poi si vira di nuovo sui fondi bloccati a Roma. E qui, solo su questo punto, De Luca avrebbe evocato, l'unica volta in due ore, il partito nazionale: «Su questi temi spero ci sia l'impegno del Pd per dare una mano al Mezzogiorno ed ai fondi che gli spettano». A cominciare proprio dal capitolo Fondo e coesione bloccato da mesi a Roma e per quelli aggiuntivi. E su questo punto la Regione è pronta a dare una mano: facendo arrivare alla cabina di regia del ministro Fitto i progetti dei Municipi e garantendo i comuni che rischiano il proprio bilancio se, al 31 dicembre, dovessero mettere quei soldi aggiuntivi che Roma non ha ancora erogato. «Altrimenti - ha fatto presente De Luca - 230 comuni campani rischiano il dissesto». 

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