L’evoluzione sentimentale e politica di un uomo tra Capri e Napoli negli anni delle leggi razziali, della Seconda guerra mondiale e di Eduardo De Filippo.
«L’azzurro dentro» di Raffaele Messina, on line e in tutte le librerie nella collana «Vulcano» (per Marlin Editore) e da pochi giorni indicato dallo scrittore e sceneggiatore Diego De Silva nelle proposte degli «Amici della Domenica» per il «Premio Strega» 2024, è un romanzo storico e di formazione poiché racconta la maturazione del protagonista Domenico: il suo primo amore; il conflitto con il padre, maresciallo dei Reali Carabinieri; la sua formazione politica e sociale.
«Messina scrive con gentilezza antica - ha sostenuto De Silva nelle sue motivazioni - rincorrendo modelli letterari riconoscibili che tuttavia ha saputo far propri in un romanzo agile ed esteticamente ben costruito.
Il libro sarà presentato per la prima volta a Napoli, martedì 5 marzo alle ore 18.30 alla «Feltrinelli Librerie» in via S. Caterina a Chiaia. Dopo i saluti dell’editore Sante Avagliano, un dialogo letterario-musicale tra l’autore e Leonardo Acone, pianista e docente dell’Università Orientale di Napoli. Coordina la giornalista Désirée Klain.
Nel libro, il concreto sviluppo della narrazione presenta anche risvolti propri del romanzo storico e di quello sentimentale. L’isola di Capri è scenario ideale per dare sviluppo e profondità tanto ai primi fremiti di Domenico e Anita in Piazzetta e nelle viuzze circostanti, quanto al più maturo dispiegarsi della loro passione amorosa tra la Grotta Azzurra e i Faraglioni.
A Napoli, invece, sulla base di un rigoroso scavo storiografico dell’autore, si svolge la parte centrale della vicenda: l’epopea di una città prima illusa dai miti della razza e della facile vittoria, propagandati dal regime; poi piegata da oltre ottocento bombardamenti alleati; infine, umiliata dalla feroce occupazione nazista.
Una città straordinaria, che nel dolore trova la forza del riscatto con una rivolta popolare antinazista (le Quattro giornate) tesa a proteggere le infrastrutture urbane e a salvare i propri figli dalla deportazione in Germania.
Pagine struggenti e intense sono poi dedicate alla condizione degli ebrei trasferiti nel campo di lavoro forzato a Tora, nel Casertano, e alla figura di Eduardo De Filippo, ritornato stabilmente in città nel 1944 con il proprio carico di successi professionali e di sofferenze private.