Raffaele Viviani al Trianon per tutto il mese di gennaio

Si inizia venerdì 5 gennaio con il dittico di atti unici “‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” e “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella"

O cafè ‘e notte e ghiuorno
O cafè ‘e notte e ghiuorno
Martedì 2 Gennaio 2024, 15:00
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È dedicata a Raffaele Viviani la programmazione teatrale del Trianon nel mese di gennaio. Dopo il grande successo di critica e pubblico nel periodo natalizio che ha salutato il ritorno della Cantata dei Pastori con Peppe Barra, ad apertura del nuovo anno il cartellone, curato da Marisa Laurito, offre quattro spettacoli scritti o ispirati dal commediografo stabiese.

Si inizia venerdì 5 gennaio con il dittico di atti unici “‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” e “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella”, per il progetto Viviani per strada ideato e diretto da Nello Mascia.

Seguiranno “Io, Raffaele Viviani”, spettacolo diretto da Antonio Ferrante e “Sottovoce”, per la regia di Ernesto Lama.

Chiuderà questa rassegna vivianea “La musica dei ciechi”, progetto e regia di Gigi Di Luca.

Presentato in anteprima di stagione l’anno scorso, torna in scena il terzo capitolo del progetto Viviani, ideato e diretto da Nello Mascia e prodotto dal Trianon: i due atti unici “‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” e “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella”, scritti dal commediografo stabiese rispettivamente nel 1919 e nel 1918.

‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” è ambientato in una fredda notte d’inverno nel «caffè di terz’ordine» di don Alfonso. Per Mascia «l’atmosfera che vi si respira è un notturno gelido, che smentisce la retorica di una città ubriaca di sole, con i personaggi che vivono la loro tragedia esistenziale con tutto lo scetticismo, la fantasia e l’autoironia di cui è capace il popolo napoletano: si ride del folle scrittore che recita ad alta voce il copione improbabile che sta componendo; si ride del giocatore scalognato, del cameriere neghittoso e volgare e persino della famigliola dell’operaio disoccupato che ha deciso di trascorrere la notte nel caffè perché non ha più una casa che possa ospitarla».

In “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella” ci troviamo al Molo dell’Immacolatella, con il «transitrancheto» Washington che sta per salpare alla volta dell’Argentina con il suo carico di emigranti. In questo atto unico Viviani affronta il dramma dell’emigrazione, reso più drammatico dalla crisi economica e sociale originata dalla guerra, mettendo a fuoco quattro gruppi di personaggi: gli emigranti, poveri cafoni che hanno pagato caro il biglietto del viaggio, travolti da speculatori di ogni risma, belle energie costrette a disperdersi nel mondo; i passeggeri di prima classe, contro cui si accanisce lo sberleffo dell’Autore; poi ci sono «quelli che restano», perché costretti; e, infine, il sottoproletariato della gente del porto.

Io, Raffaele Viviani. Rafele mio, fa’ tu!” 

Questo spettacolo, attraverso una accurata ricerca, vuol rappresentare i frammenti, tra i più significativi e a volte inediti, dell’intera opera vivianea con l’idea di far rivivere quel mondo di guappi, prostitute e amori che hanno da sempre caratterizzato la poetica dell’autore.

Sottovoce. Omaggio a Raffaele Viviani

Sottovoce” è un bozzetto in prosa e musica dei più divertenti e commoventi personaggi vivianei, diretto da Ernesto Lama. Articolato in cinque quadri, lo spettacolo si dipana tra altrettanti temi delle poetica dell’autore: la festa di Piedigrotta, gli innamorati, il lavoro, i guappi e il varietà.

La musica dei ciechi

Scritta nel 1928, “La musica dei ciechi” è un dramma sulla condizione dell’emarginazione e della povertà, dello sfruttamento ma anche della difesa etica e morale dei più deboli.Lo spazio è vuoto, nudo, quasi a delineare una distanza incolmabile tra la presenza e l’assenza di una vita umana.

In mezzo al nulla ecco i  ciechi, i mezzi ciechi, gli emarginati, le anime parlanti accomunati da uno stesso destino, da un bisogno di aggrapparsi gli uni agli altri per sopravvivere.

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