Caldo anomalo e anticiclone: cosa può accadere adesso?

Gli effetti del clima su economia, ambiente e salute: ma tra dieci giorni tornerà l’inverno

La mappa del caldo anomalo
La mappa del caldo anomalo
di Mariagiovanna Capone
Sabato 27 Gennaio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 12:32
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Ci siamo accorti tutti dell’anticiclone africano Zeus in Italia. Non ci sono i 30 gradi che hanno registrato in Spagna, ma le temperature anomale ci sono anche qui da noi: in media 4-6 gradi al di sopra della media al Centro-Sud e 6-8 gradi al Nord.

Una primavera anticipata che però, a detta degli esperti, dovrebbe durare non oltre la prima settimana di febbraio, quando un fronte di aria artica dovrebbe riuscire a penetrare anche sulle nostre regioni portando, finalmente, temperature invernali, neve e pioggia. I giorni della merla sono quindi solo posticipati, ma la conferma potrà arrivare solo tra una decina di giorni. Vediamo in dettaglio, però, una massa di aria calda e umida com’è Zeus cosa comporta ai territori e alla salute. 

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Che cos’è un anticiclone?

Un anticiclone, o alta pressione, ha origine da flussi d’aria discendenti, quindi da aria più pesante che comprime verso il suolo e si espande verso l’esterno, generando appunto alta pressione.

Zeus è un anticiclone molto grande e questo significa che i suoi effetti dureranno a lungo e sarà difficile romperlo per permettere al freddo di fare il suo ingresso.

Cosa comporta?

L’espansione dell’anticiclone porterà temperature più elevate con anomalie più marcate in montagna e al Centro-Sud. Dal punto di vista climatico lo zero termico di giorno si posizionerà oltre i 3 mila metri, con punte che potrebbero superare anche i 3.500. La stasi atmosferica e la scarsa ventilazione, però, non ci regaleranno giornate limpide ma tutt’altro: cieli velati, aria pesante e umidiccia. L’alta pressione in inverno è sinonimo poi di freezing effect ossia l’effetto generato da forti inversioni termiche notturne con temperature anche inferiori agli zero gradi e formazione di ghiaccio e fitte nebbie laddove il ricambio d'aria è meno presente, poiché si accumula molta umidità come accade spesso sulla Pianura Padana. Proprio in queste aree l’inversione termica sarà molto intensa con foschie, nebbie e nubi basse. 

Ci sono effetti sulla salute?

Secondo uno studio pubblicato su Lancet nel 2020, l’inquinamento atmosferico esterno rappresenta la quarta causa di morte, provocando malattie cardio-respiratorie, ictus e reazioni allergiche gravi. La scarsa ventilazione e la stasi atmosferica di questi giorni creeranno un sensibile peggioramento della qualità dell'aria con conseguenze dirette anche sulla salute. Questo perché intrappolano ad altezza uomo smog e inquinanti che così vengono inalati mettendo a rischio il benessere delle prime vie respiratorie. I soggetti asmatici sono quelli più a rischio. Con l’inquinamento atmosferico, inoltre, l’anidride carbonica aumenta l’acidità dell’aria che quindi estrae più polline dalle piante: per alcuni può significare frequenti attacchi allergici, per altri invece la situazione potrebbe diventare potenzialmente letale. 

Il caldo anomalo può diffondere malattie infettive?

Man mano che il pianeta si surriscalda, le aree in cui vivono zecche e zanzare si espandono e offrono maggiori opportunità di infettare porzioni più ampie di popolazione. Questi infatti sono vettori di malattie come virus Zika, febbre dengue, malaria, chikungunya, febbre West Nile, oltre che patologie come leishmaniosi trasmesse da pappataci e malattia di Lyme, encefalite da zecche e babesiosi umana. Se prima si trovavano in zone ristrette vicino all’Equatore, ora riescono ad arrivare perfino in Nord Europa. Da noi il rischio principale viene dalla trasmissione del virus chikungunya, come testimoniato dalle epidemie in Emilia Romagna (2007), Lazio e Calabria (2017). Meno alta la possibilità di trasmissione autoctona di dengue e Zika, anche se il rischio non è comunque trascurabile, come evidenziato dai focolai di dengue in Veneto (2020), Lombardia e Lazio (2023).

Quale può essere l’impatto sull’economia?

Uno degli impatti più evidenti del caldo anomalo fuori stagione è quello sulle nostre campagne. La primavera anticipata provoca il risveglio anticipato delle piante e rischia di far ripartire le fioriture fuori stagione, con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti. Le mimose sono già in fiore con oltre un mese di anticipo, e il rischio di fioriture precoci di alberi da frutto è molto alto. Con le alte temperature, gli insetti dannosi per le colture sopravvivono per attaccare i raccolti. La scarsità di pioggia poi provoca carenza di fieno nei pascoli e di conseguenza difficoltà di alimentare gli animali, che produrranno meno latte e di conseguenza il settore caseario produrrà meno formaggi e lattici. C’è poi il comparto turistico sciistico in crisi: in molte zone dell’arco alpino e dell’appennino manca la neve e i circuiti restano chiusi, con settimane bianche cancellate.

Ci sono rischi idrogeologici?

Sappiamo il delicato equilibrio ambientale della penisola, dove i rischi idrogeologici sono sempre molto elevati. Sta di fatto che la presenza dell’anticiclone nordafricano è sinonimo di cambiamento climatico, che è accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal freddo al caldo, con sbalzi termici significativi. Il rischio potrebbe venire quindi da frane, slavine e valanghe.

C’è il pericolo di siccità?

Sì, il perdurare del caldo anomalo e della presenza in inverno di un anticiclone, nel lungo periodo può portare al rischio di siccità poiché di fatto lo scudo anticiclonico blocca tutte le perturbazioni. Inoltre, la scarsità di neve in diversi settori dell'arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica crea una situazione di stress idrico che cresce ma mano che si scende verso Sud, dove tocca l’acme nelle isole, con un’enorme riduzione delle riserve idriche. 

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