Napoli, fidanzati morti a Secondigliano: le ultime ore insieme dal coma alla morte

La ricostruzione del dramma fino all'abbraccio

Napoli, fidanzati morti a Secondigliano: le ultime ore insieme dal coma alla morte
Napoli, fidanzati morti a Secondigliano: le ultime ore insieme dal coma alla morte
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 17 Marzo 2024, 23:41 - Ultimo agg. 19 Marzo, 07:35
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Vincenzo e Vida sono morti assieme, nel box di famiglia trasformatosi in una camera a gas, passando dalla vita ad un sopore maligno che non ha dato loro il tempo di rendersi conto di ciò che stava succedendo. La tragedia che si è consumata nella notte tra venerdì e sabato nel garage di cupa Fosso del Lupo - questo chiariscono i rapporti medico-legali e le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Napoli - non nasconde intrighi o piste alternative, anche se per atto dovuto la Procura ha disposto il sequestro delle salme e l’autopsia sui corpi.

Nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore di turno, Maria Sofia Cozza - c’è l’informativa dei militari della “Stella”, nel quale si legge che - dopo una segnalazione del 118 - gli investigatori sono intervenuti sul posto dove venivano rinvenuti, già privi di vita, i corpi del 24enne Vincenzo Nocerino e della sua ragazza Vida Shavalad, ventenne iraniana residente da anni in Campania.

I primi accertamenti - prosegue la nota dei carabinieri - eseguiti con il supporto del personale della sezione Rilievi del Nucleo investigativo e dal medico legale hanno permesso di stabilire che i due giovani sono deceduti “per le esalazioni da monossido di carbonio emesso dal motore del veicolo lasciato acceso”. Il primo a scoprire i due ragazzi morti è stato proprio il papà di Vincenzo, Alfredo Nocerino, che non trovando il figlio in casa sabato mattina si era ovviamente impensierito: il primo gesto istintivo che ha compiuto, a quel punto, è stato quello di scendere nel box per verificare se l’utilitaria del 24enne era stata parcheggiata; sollevando la saracinesca, che risultava regolarmente chiusa, è stato investito da un odore acre e pungente: quello del gas di scarico del motore, che per almeno sette-otto ore aveva saturato l’ambiente.

E vedendo la Panda rossa del figlio, ha intuito quel che di tragico custodiva la macchina.

I corpi dei due giovani erano riversi, senza vestiti, sui sedili anteriori, accostati l’uno all’altro in quel tragico, ultimo abbraccio mortale. Vida e Vincenzo avevano la bocca aperta e tracce di schiuma che - come ben sanno gli esperti di medicina legale - rappresentano la conferma dell’inalazione di monossido da carbonio. 

 

A quel punto il genitore ha provato a scuotere il corpo del figlio, ma era troppo tardi, e quando è stato lanciato l’allarme alla centrale del 118 nulla hanno potuto anche i sanitari di due autoambulanze immediatamente intervenute per rianimare i ragazzi. Logica impone che Vincenzo abbia lasciato acceso il motore per azionare l’aria calda del veicolo, vista la bassa temperatura che regnava nel garage, quella notte. Con Vida aveva avuto un momento di intimità, e si sentiva al sicuro nel box di famiglia.

Invece, spiegano sempre gli esperti di medicina forense, quel gas inizialmente inodore che si sprigionava dal tubo di scappamento saturando l’ossigeno del vano senza prese d’aria né finestre è stato respirato dalla coppia, portandola inizialmente ad uno stordimento impercepibile, e poi all’avvelenamento. Il 24enne e la sua fidanzata sono andati in coma, fino a quando il loro cuore non ha cessato di battere

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In questa tragedia che si è portata via la vita di due bravi ragazzi che si amavano c’è una terza vittima, ed è papà Alfredo. Un padre encomiabile, che aveva dedicato tutte le proprie amorevoli attenzioni al figlio unico, e che era stato già provato dalla scomparsa della moglie. L’uomo è co-titolare di una pizzeria nella zona di Fuorigrotta, dove il 24enne si recava a dare una mano il sabato. Impossibile avvicinarlo, intorno all’uomo si è creata una comprensibile cortina di affetti e di amici in queste che sono le ore più drammatiche della sua esistenza. Per quel figlio unico aveva fatto di tutto, e il ragazzo era cresciuto con valori sani sebbene il contesto ambientale della zona in cui viveva non si presentava sempre facilissimo.

Vida, invece, era residente a Caserta, ma da tempo si era trasferita a Napoli, presso uno studentato di Gianturco. Anche per lei la vita ha riservato una fine terribile, ingenerosa. Del suo decesso è stata fatta comunicazione alle autorità diplomatiche iraniane. Ora si aspettano solo i risultati dell’autopsia, non ancora fissata ma prevista nelle prossime ore.

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