Prezioso: «Dragaggi e molo turistico il porto può ripartire subito»

di ​Antonino Pane
Domenica 2 Agosto 2015, 23:08 - Ultimo agg. 23:22
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I vertici di Unione industriali e Confcommercio fanno il punto della situazione sul Porto di Napoli e tracciano in un documento le linee guida per il rilancio dello scalo partenopeo, letteralmente in ginocchio dopo anni di commissariamento e di disattenzione della politica. Ambrogio Prezioso, presidente dell’associazione degli imprenditori napoletani, indica le priorità da seguire: «Rendere il porto un hub logistico-commerciale e turistico, completare il tombamento della Darsena di levante, realizzare subito dragaggio ed escavi dei fondali e le opere infrastrutturali con i collegamenti stradali e ferroviari con gli interporti».



Presidente, è ancora possibile salvare il Porto di Napoli?

«Il Porto è la prima azienda della città per volume di affari, ma è anche la metafora degli ostacoli e dei problemi di competitività di cui soffrono Napoli e il nostro Paese. Parliamo di piani di sviluppo pronti da anni eppure fermi al palo, di poteri di veto e prescrizioni che bloccano gli investimenti. È uno scalo senza presidente da tre anni che perde competitività mentre altri porti migliorano infrastrutture e servizi. Dobbiamo intervenire, dare una svolta».



Come nasce questo documento congiunto Industriali-Confcommercio?

«Rappresentiamo parti imprescindibili del sistema portuale. Per questo, la nostra Unione e Confcommercio Napoli, presieduta da Pietro Russo, hanno dato vita alla Consulta delle associazioni degli operatori del settore. Le considerazioni messe a punto nel documento nascono dalla intensa attività di ascolto sviluppata in questi mesi».



Come è strutturata la vostra proposta?

«È una visione strategica sul futuro prossimo del porto, che però indica anche obiettivi e azioni da avviare o riprendere in tempi brevi. Si inquadra, peraltro, con grande coerenza nelle linee descritte dal Piano Strategico Nazionale di Portualità e Logistica, che punta a migliorare la competitività del settore, agevolare la crescita dei traffici di merci, turisti e interportualità, razionalizzare il riassetto delle Autorità Portuali e riorganizzarne la governance».



Quali obiettivi strategici perseguire per rilanciare il porto?

«Lo scalo partenopeo va valorizzato, contemporaneamente, come hub logistico-commerciale e come hub turistico».



Da dove cominciare per la funzione logistico-commerciale?

«Il primo passo è completare il tombamento della Darsena di Levante, realizzabile anche senza modificare il vecchio piano regolatore portuale. Il tombamento potrà decongestionare i pontili, oggi destinati alle attività commerciali, consentire una loro più efficace riorganizzazione legata al cabotaggio ed offrire inoltre un collegamento diretto con le autostrade, con un minore impatto sulla viabilità portuale e su quella cittadina, soprattutto nell’area monumentale. Alla luce dell’andamento dei traffici mondiali, va invece riconsiderato il previsto tombamento di ulteriori spazi acquei per l’ampliamento delle piattaforme destinate al traffico container».



Quali sono gli altri interventi prioritari?

«Effettuare il dragaggio e gli escavi dei fondali, un progetto da 45 milioni ancora fermo, approvato ma con numerose prescrizioni del Ministero dell’Ambiente da rispettare. È un intervento indispensabile per l’approdo delle navi moderne di grande stazza».



E poi?

«Occorre attuare in tempi brevi le previste opere stradali e ferroviarie per il potenziamento dei collegamenti fra Porto e interporti e retroporti, attraverso l’interramento sotterraneo della linea Napoli Traccia Sud. Serve infine un piano per l’uso più efficiente dell’energia, impiegando magari fonti rinnovabili, in modo da distribuire energia in banchina per le navi in ormeggio e rendere più sicura l’attività».



Ma perché tutto procede a rilento?

«Ci sono difficoltà burocratiche connesse all’entità dei dragaggi, allo smaltimento dei fanghi e ai requisiti ambientali legati al riempimento delle casse di colmata: questioni che hanno causato negli ultimi anni il rallentamento o il blocco delle opere marittime. C’è bisogno, più in generale, di una forte semplificazione normativa: ogni obiettivo deve poter essere perseguito all’interno di poche e chiare regole, che non siano contradittorie o fini a sé stesse, e non appesantiscano inutilmente il sistema facendolo diventare una sorta di gioco dell’oca dove si fa un passo avanti e due indietro, rischiando ogni volta di ripartire da zero».



Come rendere il porto di Napoli un buon hub turistico?

«Mettendo bene a sistema gli elementi presenti nell’area monumentale. Gli interventi di riqualificazione dovrebbero interessare l’area passeggeri, il Beverello, l’area del piazzale Angioino e la sua naturale estensione verso piazza Municipio, la calata Piliero, l’edificio dell’Immacolatella, l’area della Darsena e del molo San Vincenzo. Sono spazi da valorizzare, se vogliamo accogliere in maniera degna i quasi 7 milioni di passeggeri fra crocieristi e cabotisti che ogni anno attraversano il nostro scalo, magari indirizzandoli verso le meravigliose piazze progettate da Siza e Souto de Moura, ricche di reperti archeologici».



Più in dettaglio: cosa avete in mente per Molo Beverello?

«L’idea è quella di integrare nel progetto stralcio di riqualificazione dell’area passeggeri messo a punto da Michel Euvé e approvato dall’Autorità portuale a gennaio 2014 i cosìddetti attracchi “pettini a mare”, con due pontili perpendicolari alla banchina del Beverello per rendere più sicuri e veloci gli ormeggi degli aliscafi».



E per il molo San Vincenzo, al Molosiglio?

«È lungo 1.500 metri, potrebbe essere riqualificato insieme alla Darsena Acton e destinato ad una meravigliosa passeggiata a mare: crediamo sia possibile ed utile attribuirgli una funzione turistica, ovviamente previo il necessario ascolto e l’opportuno accordo con gli attuali titolari delle concessioni e in project financing».



Avete anche immaginato come si può recuperare e utilizzare l’edificio dei Magazzini Generali?

«Le potenzialità sono notevoli. Il suo destino è legato alla capacità di immaginare per i suoi grandi spazi, scomponibili in parti che possono essere diversamente aggregate, delle nuove funzioni compatibili con l’assetto complessivo dell’area portuale e in grado di potenziarne la natura di hub turistico».



Come attirare quindi i visitatori?

«Incrociando funzioni culturali e ludiche, e caratterizzandosi come luogo di accoglienza e promozione turistica e culturale che possa funzionare diversamente nelle varie ore del giorno. La proposta di collocare all’interno un Museo del Mare, magari con una delle navi ritrovate, potrebbe essere il primo elemento di una più generale ipotesi di riuso unitamente a un mall cittadino moderno nei piani alti e con parcheggi interrati».