Istat: disoccupazione sotto il 12% ma per i giovani torna a salire

Istat: disoccupazione sotto il 12% ma per i giovani torna a salire
Giovedì 1 Ottobre 2015, 02:50
3 Minuti di Lettura
Sergio Governale
Inflazione debole e lontana dall'obiettivo del 2% fissato dalla Bce. Disoccupazione ai minimi dal febbraio del 2013, anche se risale quella tra i giovani. È un'economia a due facce quella che emerge dai dati su inflazione e lavoro diffusi ieri da Istat ed Eurostat.
Il governo esulta dopo i dati sull'occupazione, sostenendo che siamo usciti finalmente dalle sabbie mobili. «In un anno 325mila posti in più, effetto Jobs Act», scrive il premier Matteo Renzi in un tweet. Il boom estivo è stato però trainato soprattutto dai contratti a termine, tipici per i lavoratori stagionali, ma segno anche che gli imprenditori attendono di conoscere la prossima legge di stabilità, prevista entro il 15 ottobre, e l'eventuale proroga della decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato prima di tornare ad assumere in modo stabile.
Sul fronte dei prezzi al consumo, l'indice cresce dello 0,3% rispetto al più 0,2% di agosto. Nel complesso, «l'inflazione acquisita per il 2015 scende a più 0,1%», scrive l'Istituto nazionale di statistica. Peggio fa Eurolandia: meno 0,1%, certifica Eurostat. Segnale, questo, che siamo ancora lontani, come detto, dall'obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea. Il bazooka di Mario Draghi dovrà quindi trasformarsi in un pezzo d'artiglieria più potente e a più lunga gittata per poter stimolare la ripresa dell'Eurozona.
L'effetto sui mercati internazionali è stato immediato: le Borse europee hanno chiuso tutte in netto rialzo. Gli investitori scommettono che il piano di quantitative easing della Bce (allentamento monetario, che consiste nell'acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri) sarà rafforzato alla luce proprio dell'indebolimento dell'inflazione. Secondo Standard & Poor's, il programma di Draghi sarà prolungato oltre la scadenza del settembre 2016. La previsione dell'agenzia di rating è che si vada «fino alla metà del 2018» con «un ammontare esteso fino a 2.400 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai 1.100 miliardi previsti in origine».
Tornando in Italia, il tasso di disoccupazione ad agosto scende al di sotto del 12%, arrivando per la prima volta da due anni e mezzo all'11,9%. Ma risale tra coloro che hanno tra i 15 e i 24 anni al 40,7% dal 40,4% (rivisto dal 40,5%). Aumenta nel contempo la stima dei lavoratori dipendenti: più 107mila unità nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti e più 324mila in un anno.
Soddisfatto Renzi, che al question time alla Camera risponde che «nel primo anno e mezzo di governo la priorità è stata il salvataggio dell'industria manifatturiera e il lavoro per passare dal segno meno al segno più di tutti gli indicatori economici. Questa prima fase aveva come scopo portare l'Italia fuori dalle sabbie mobili e ora possiamo dire: missione compiuta. Viva l'Italia».
Guardando però i dati Istat, che per la prima volta fornisce indicatori mensili sugli occupati dipendenti e indipendenti, si ricava come detto una cautela ancora accentuata da parte degli imprenditori ad assumere a tempo indeterminato. Quelli a tempo aumentano infatti di più. «Tra i dipendenti si è registrato nell'ultimo mese un aumento dello 0,2% per la componente permanente (più 25mila) e dell'1,9% per quella a termine (più 45mila)», scrive l'Istituto. Non solo: «Nel periodo giugno-agosto 2015 gli occupati permanenti aumentano dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti (più 13mila), mentre quelli a termine crescono del 4,1% (più 94mila). Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente gli occupati permanenti crescono dell'1,3% (più 188mila) e quelli a termine del 5,9% (più 136mila)», per un totale di 324mila unità, 325mila se si considerano anche i lavoratori indipendenti.
Il 7 marzo scorso è entrato in vigore il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti previsto dal Jobs Act, che non prevede la reintegra in caso di licenziamento economico. Dal primo gennaio, inoltre, le imprese che assumono in maniera stabile godono di sgravi contributivi fino a 8.060 euro annui per tre anni. È probabile che gli imprenditori li sfruttino maggiormente nell'ultima parte dell'anno, ma perché si possa parlare di vera «uscita dalle sabbie mobili» è necessario che il governo confermi la decontribuzione anche per il 2016. Altrimenti gli occupati «permanenti» registreranno solo rialzi dello «zero virgola».
© RIPRODUZIONE RISERVATA