Sentenze comprate: 15 arresti, c'è anche un giudice di Napoli. Il gip: «Svendeva la sua funzione»

Sentenze comprate: 15 arresti, c'è anche un giudice di Napoli. Il gip: «Svendeva la sua funzione»
di Valentina Errante
Martedì 6 Febbraio 2018, 09:52 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 16:03
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Quindici arresti, nomi eccellenti tra i quali figurano l'avvocato siciliano Piero Amara, l'imprenditore Enzo Bigotti, indagato nell'inchiesta Consip, l'avvocato Giuseppe Calafiore, socio e collega di Amara, il notaio Giambattista Coltraro, ex parlamentare siciliano eletto nella lista Movimento popolare per Crocetta, il professore universitario della Sapienza di Roma Vincenzo Naso. Due inchiete parallele, una della procura di Roma, l'altra della Dda di Messina. In entrambe, sono state disposte misure cautelari nei confronti di Amara, l'avvocato accusato di avere comprato sentenze amministrative a vantaggio dei suoi clienti e depistato alcune indagini, inclusa quella sulle tangenti Eni della procura di Milano.

LE ACCUSE
Associazione per delinquere, corruzione, falso, intralcio alla giustizia sono i reati contestati a vario titolo. Secondo l'accusa, negli ultimi cinque anni, gli indagati sarebbero riusciti a condizionare anche alcuni processi civili e avrebbero tentato di depistare alcune inchieste. Tra le accuse anche l'evasione fscale e le false fatturazioni.

L'INCHIESTA DI MESSINA
L'inchiesta di Messina riguarda un'attività di spionaggio delle indagini e ha portato all'arresto dell'ex pm Giancarlo Longo, fino a qualche mese fa pm alla procura di Siracusa e poi trasferito, per motivi disciplinari, al tribunale civile di Napoli. Longo, scrive il Gip nella misura cautelare emessa a suo carico, «in qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione». Ancora: «Ha dimostrato di possedere una personalità incline al delitto, perpetrato attraverso la strumentalizzazione non solo della funzione ricoperta, ma anche dei rapporti personali e professionali». «La gravità delle condotte da lui poste in essere in qualità di pubblico ufficiale che svendeva la propria funzione, - prosegue - concorreva alla redazione di atti pubblici ideologicamente falsi, si faceva corruttore di altri pubblici ufficiali, con piena accettazione da parte degli stessi, che venivano per giunta da lui remunerati con soldi pubblici, intratteneva una rete di rapporti dall'origine oscura e privi di apparente ragion di essere oltre che, in certi casi, contraria ai più elementari principi di opportunità, depone nel senso della assoluta insufficienza a contenere il pericolo di reiterazioni criminosa attraverso misure diverse e meno afflittive della custodia cautelare in carcere». Il magistrato avrebbe aperto fascicoli, su inchieste già in corso, per ottenere informazioni dai colleghi e fornirle ad Amara. Tra le contestazioni, gli ottantottomila euro, oltre a una vacanza a Dubai per l'intera famiglia, che Amara avrebbe pagato a Longo per ottenere informazioni su alcuni procedimenti in corso, come quello milanese su Eni, con il successivo tentativo di depistaggio.

L'INCHIESTA DI ROMA
Tra gli indagati per associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale c'è anche il nome di Umberto Croppi, l'ex assessore del Comune di Roma. Indagato per concorso in corruzione, invece, l'ex presidente della IV sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, per il quale il gip di Roma ha respinto la richiesta di misura cautelare per mancanza di esigenze cautelari (è in pensione). Secondo l'accusa, avrebbe emesso una serie di provvedimenti favorevoli ai più importanti clienti di Amara. Le manette sono scattate invece per l'imprenditore Fabrizio Centofanti, mentre si trova ai domiciliari l'imprenditore Enzo Bigotti.


 

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