Vanessa Ballan uccisa in casa a Treviso con 7 coltellate: era incinta. Fermato Bujar Fandaj, il sospettato che era stato già denunciato per stalking

La fuga dell’ex è durata 12 ore. La tormentava perché non accettava la fine della relazione

Donna di 27 anni trovata morta, colpita con arma da taglio diverse volte: riversa in terra all'ingresso di casa
Donna di 27 anni trovata morta, colpita con arma da taglio diverse volte: riversa in terra all'ingresso di casa
Martedì 19 Dicembre 2023, 13:43 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 06:54
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Era felice Vanessa Ballan. La seconda gravidanza le aveva restituito il sorriso dopo un periodo di crisi con il compagno, Nicola Scapinello. Si erano scelti undici anni fa, e l’arrivo di un altro bimbo aveva consolidato il loro amore. In cantiere nuovi sogni, nuove avventure, nuovi progetti. Tutto, però, è stato spazzato via in una manciata di minuti, ieri mattina, in una bifamiliare al civico 1/C di via Fornasette a Spineda di Riese Pio X, in provincia di Treviso. A infliggere sette profonde coltellate al torace della 26enne è stato, secondo la Procura, il suo ex amante, Bujar Fandaj, 41enne kosovaro residente ad Altivole, corriere di professione, fermato ieri sera dai carabinieri tra Castello di Godego e San Vito di Altivole dopo quasi dodici ore di fuga. Non si era rassegnato alla fine della loro relazione.

Vanessa Ballan cancellava i messaggi Whatsapp pericolosi di Bujar Fandaj per evitare che il marito li leggesse

Voleva che Vanessa tornasse con lui. L’aveva anche ricattata per arrivare al suo scopo. E addirittura minacciata di morte. La denuncia per stalking che Vanessa aveva sporto contro di lui il 26 ottobre scorso sembrava averlo definitivamente fermato. Invece in un mese e mezzo di silenzio, salvo un paio di visite all’Eurospin di via Raspa, dove lavorava la vittima e di cui era un cliente abituale, Fandaj ha covato il rancore per quel rifiuto e pianificato la vendetta.  

L’AGGUATO

La ferocia si è scatenata in un lasso di tempo preciso: tra le 11.21, quando Vanessa aveva parlato con un familiare al telefono, e le 11.47, quando il suo cellulare già suonava a vuoto. Il killer si è presentato armato a casa della 26enne. È entrato in giardino dal retro scavalcando la recinzione, proprio per non dare nell’occhio, e con un martello ha sfondato la porta finestra della cucina al piano terra. Vanessa era al piano di sopra, ancora in pigiama. Sentito il botto è scesa di sotto per vedere cos’era successo e, mentre era circa a metà del vano scale, si è trovata di fronte il suo assassino che ha iniziato a picchiarla: prima schiaffi, poi pugni al volto. La giovane, tramortita, ha cercato di difendersi come poteva. Lui ha poi tirato fuori un coltello e l’ha colpita al torace. Sette i fendenti, profondi, andati a segno. Vanessa è riuscita a pararne alcuni con le mani, prima di stramazzare a terra. La morte è sopraggiunta nel giro di qualche secondo. Consumata la vendetta, l’omicida ha abbandonato sul luogo del delitto sia il martello usato per l’irruzione sia il coltello, trovato dagli inquirenti ancora sporco di sangue nel lavandino del bagno. E si è dato alla fuga. I vicini di casa, che ai carabinieri hanno riferito di aver sentito delle urla, dicono di aver notato un uomo correre, e poi un furgone bianco passare a tutta velocità. 

IL RITROVAMENTO

A ritrovare il corpo senza vita di Vanessa è stato il compagno, poco dopo le 12. Piastrellista nell’azienda del padre Michele, la Sb Pose, era tornato a casa per pranzo. Una volta aperto il portone d’ingresso si è trovato di fronte la compagna in un lago di sangue. È stato lui a chiamare il 112, e ad attendere l’arrivo dei militari rimanendo a fianco della compagna e del suo secondo figlio che non vedrà mai la luce. Gli inquirenti lo hanno trovato in stato di shock, ed era evidente che non fosse stato lui a commettere il delitto. In un attimo di lucidità ha raccontato ai carabinieri della denuncia, e ha indicato nome e cognome del possibile killer. La caccia all’uomo è scattata immediatamente, anche con l’aiuto dell’elicottero. Mentre Nicola Scapinello è stato accompagnato alla stazione dei carabinieri di Riese Pio X, dove è rimasto fino alle 18.30. L’area attorno alla bifamiliare è stata recintata. In pochi minuti si sono precipitati in via Fornasette gli uomini del reparto scientifico e il medico legale Antonello Cirnelli. I rilievi si sono protratti fino a tarda sera.  

LE INDAGINI

La Procura ha subito aperto un fascicolo per omicidio volontario, al momento nelle mani del sostituto procuratore Michele Permunian.

Un gruppo di militari è andato nell’abitazione di Bujar Fandaj ad Altivole. Il Fiat Doblò era parcheggiato al solito posto, dell’uomo non c’era però traccia. Ieri mattina, sul proprio profilo Instagram, aveva postato nelle storie una foto scattata in autostrada dove si vede un cartello che indica come direzione Lubiana, poco prima dello svincolo per Nova Gorica. Secondo gli inquirenti si tratta di maldestro tentativo di depistaggio per cercare di indirizzare le indagini altrove. Ma il principale sospettato è stato lui fin a subito. Quel lasso di tempo, tra la mezz’ora e i 45 minuti di vantaggio, ha permesso al 41enne di non farsi trovare per quasi dodici ore. E più passava il tempo più la sua irreperibilità confermava le ipotesi della Procura. I carabinieri avevano diramato la sua foto a tutte le forze dell’ordine. L’allerta era massima: si contava di riuscire ad acciuffare Fandaj al più presto, e le ricerche a tappeto hanno dato l’esito sperato. 

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