Una faida tra i «paracchi», un'organizzazione criminale paramafiosa che opera nell'agrigentino. Sarebbe questo il movente di un agguato plateale in piazza avvenuto questo pomeriggio a Palma di Montechiaro nei confronti di Lillo Saito, 65 anni, freddato all'interno della propria auto con diversi colpi di pistola alla testa e al volto. L'assassino, Angelo Incardona, di 44 anni, dopo aver tentato di uccidere anche gli anziani genitori di Saito, accompagnato dalla moglie, si è consegnato al comando provinciale dei carabinieri di Agrigento. Al piantone che gli doveva aprire la porta di ingresso avrebbe detto: «È una vecchia storia di mafia».
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Poi, pressato dalle domande del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, avrebbe fatto riferimento a una vicenda legata a dinamiche interne ai «paraccari», esponenti della malavita di cui aveva parlato anche il pentito Maurizio Di Gati.
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Saito stava salendo a bordo della sua Chevrolet Captiva e sarebbe stato colpito da 5 colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata. Un agguato in piena regola, dicono gli investigatori. Uno, forse due, colpi hanno attraversato l'abitacolo del mezzo e sono usciti dalla portiera dal lato passeggero. Gli altri avrebbero colpito la vittima. Commesso il delitto, Incardona si sarebbe allontanato e avrebbe raggiunto la casa dei genitori di Saito. Avrebbe bussato alla porta dei due, entrambi ottantenni, e avrebbe sparato diversi altri colpi di pistola, ferendoli soltanto di striscio. Gli anziani sono stati subito soccorsi e trasferiti all'ospedale «San Giacomo d'Altopasso» di Licata dove sono stati ricoverati. Nessuno dei due è in pericolo di vita. Entrambi sono stati sentiti dai carabinieri.
L'assassino sarebbe poi tornato a casa e avrebbe confessato tutto alla moglie, che lo ha convinto a costituirsi. Sul luogo dell'agguato, non appena si è avuta notizia dell'omicidio, è arrivato il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri: il colonnello Vittorio Stingo, oltre ai militari della stazione di Palma di Montechiaro e quelli della compagnia di Licata, il sostituto procuratore di turno, Maria Grazia Barbara Cifalinò e il medico legale.. Intanto Incardona e la moglie raggiungevano in auto il comando provinciale dei carabinieri di Agrigento. L'assassino, con precedenti per tentato omicidio e porto abusivo d'armi, dopo avere ammesso le proprie responsabilità avrebbe risposto a tutte le domande dei magistrati. I militari dell'Arma hanno interrogato anche le mogli della vittima e del killer nel tentativo di chiarire i rapporti tra i due e i loro eventuali legami con l'organizzazione criminale alla quale ha fatto riferimento lo stesso Incardona.
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