Michelle Causo, il trapper: «Così l'ho uccisa. Le dovevo dei soldi, lei mi ha insultato e io ho preso il coltello»

I familiari della ragazza non credono a questa versione: «Si era invaghito»

Michelle Causo, il trapper: «Così l'ho uccisa. Le dovevo dei soldi, lei mi ha insultato e io ho preso il coltello»
Michelle Causo, il trapper: «Così l'ho uccisa. Le dovevo dei soldi, lei mi ha insultato e io ho preso il coltello»
di Michela Allegri e Camilla Mozzetti
Venerdì 30 Giugno 2023, 23:58 - Ultimo agg. 1 Luglio, 10:02
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Una ricostruzione confusa, ma che per i magistrati è una confessione: «Michelle era infuriata perché non avevo i soldi che le dovevo. Ha iniziato a offendermi in modo aggressivo, ho visto il coltello davanti a me e l’ho preso. Non ho capito più nulla». È il senso delle parole dette dall’aspirante trapper di 17 anni accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere per avere ucciso Michelle Maria Causo, sua coetanea, e avere poi abbandonato il cadavere in un carrello della spesa accanto a un cassonetto, nel quartiere romano di Primavalle.

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«Ho fatto una ca...a», avrebbe detto più volte il ragazzo in Questura, di fronte agli agenti di polizia della Squadra Mobile e del commissariato Primavalle, interrogato dal pm minorile Anna Di Stasio. Parlando si sarebbe interrotto più volte, ma non avrebbe versato nemmeno una lacrima.

Il sospetto è che fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.


L’ARRESTO
È stato arrestato in flagranza di reato: diversi testimoni hanno sentito i due discutere, altri hanno visto il ragazzo trascinare il sacco dell’immondizia che conteneva il corpo, metterlo nel carrello e poi lasciarlo di fianco a un cassonetto. Avrebbe anche cercato di depistare le indagini: «Qui dentro c’è un suino», avrebbe detto ai vicini di casa, insospettiti perché dal sacco usciva molto sangue. Una versione ribadita alla polizia a cui ha anche detto di avere gettato tutto in un altro cassonetto, ma gli agenti hanno seguito le scie di sangue e hanno trovato il corpo della ragazzina.

 


Ieri, i primi risultati dell’autopsia: la 17enne è stata uccisa con diverse coltellate, almeno sei, al collo, all’addome e alla schiena. Non sono state trovate ferite sulle mani: significa che potrebbe essere stata colta di sorpresa e potrebbe non avere fatto in tempo a difendersi. Il primo colpo, infatti, potrebbe essere stato quello alla schiena. L’autopsia ha confermato che la ragazza non ha subito abusi di tipo sessuale. Per i risultati definitivi, e per gli esami tossicologici, servirà almeno un mese.


Alle domande del pm, l’indagato ha risposto in modo vago come fatto già con la polizia al momento dell’arresto. Ma è stato deciso su un punto. «Provavi un interesse per quella ragazza? Avevate una relazione?», la domanda. «Assolutamente no, eravamo solo amici. Era un’amica della mia ex», la risposta. Il giovane, di origine cingalese ma nato in Italia, ha parlato più volte di un debito da pochi euro che aveva nei confronti di Michelle, forse per il pagamento di alcuni spinelli di hashish che sono stati trovati nell’appartamento di via Dusmet, dove è avvenuto il delitto. «Non riuscivo a trovare i soldi per pagare e lei si è infuriata», avrebbe detto il ragazzo agli inquirenti. Una versione a cui chi indaga non crede completamente: viene considerato inverosimile che il movente di un omicidio così violento sia per un debito da circa 20 euro. Oggi, l’indagato potrebbe decidere di ribadire la stessa versione al gip nel corso dell’interrogatorio di convalida. Intanto le indagini proseguono: dagli accertamenti è emerso che il 17enne, nel 2022, era stato denunciato per tentata rapina: avrebbe minacciato con un coltellino un gruppo di ragazzi cercando di farsi consegnare dei soldi. Nei cellulari dell’indagato e della vittima, sequestrati, gli inquirenti stanno cercando chat e, soprattutto, foto e video che immortalino le ultime ore insieme.


IL DEPISTAGGIO
Più certa, invece, la ricostruzione del maldestro tentativo di disfarsi del cadavere. È il pomeriggio di mercoledì. Michelle è già morta da ore e il ragazzo esce di casa e va a cercare un carrello della spesa, che trova in un supermercato alla fine della via e mette davanti al portone del suo palazzo. Sua madre è al lavoro. Il 17enne risale nell’appartamento, copre la vittima con della stoffa e con un sacco nero della spazzatura. Poi, lo trascina giù per le scale. Un vicino si accorge del frastuono e si offre di dargli una mano, non sapendo che in quel groviglio di tessuto e plastica c’è la ragazzina, ormai morta. «È solo un suino», dice il ragazzo. L’uomo, però, non è convinto e chiama la polizia. Il ragazzo ha già abbandonato il corpo ed è tornato in casa, sta cercando di lavare via tutto quel sangue: non fa in tempo. Lungo il tragitto, ripercorso poi dagli agenti, non ci sono impianti di videosorveglianza funzionanti.

Si trovano due telecamere di attività commerciali ma non funzionano. Apre la porta alla polizia e ripete lo stesso copione: «Era solo un suino». Ha ancora le scarpe sporche. Poi, indica un cassonetto diverso da quello vicino al corpo di Michelle: «L’ho gettato là», dice. I poliziotti, però, trovano la vittima. Il link con il ragazzo è immediato e lui viene fermato. L’arma, un coltello da cucina, viene trovata nell’appartamento. È già stata pulita, ma le tracce di sangue sono ancora ovunque: sul pavimento e sui mobili di un minuscolo bilocale messo a soqquadro. «Noi non crediamo a questa storia. Il debito non esiste», hanno detto i genitori. Anche sul consumo di sostanze i familiari della vittima sono netti: «La droga non c’entra niente con lei, probabilmente lui si era invaghito».
 

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