Michelle Causo, ferocia inaudita: uccisa con venti coltellate. «Le ha sfigurato il volto»

Il gip sul 17enne arrestato a Roma: «Può scappare, suo padre è all’estero»

Michelle Causo, ferocia inaudita: uccisa con venti coltellate. «Le ha sfigurato il volto»
Michelle Causo, ferocia inaudita: uccisa con venti coltellate. «Le ha sfigurato il volto»
di Michela Allegri
Martedì 4 Luglio 2023, 00:37 - Ultimo agg. 12:40
4 Minuti di Lettura

È stata colpita con quasi venti fendenti, sul torace, alle spalle, sul collo, sulla schiena. Addirittura in faccia: una parte delle coltellate che hanno ucciso Michelle Maria Causo, sferrate dal suo amico diciassettenne con la passione per la musica trap e ora in carcere con l’accusa di omicidio, hanno sfigurato il volto della ragazzina. Le altre hanno lesionato il cuore, i polmoni, le arterie. Una violenza inaudita, che emerge dall’ordinanza di arresto, ma anche dai primi risultati dell’autopsia. «È stato una bestia», racconta chi indaga. Per il gip il carcere è l’unica misura possibile: il «pericolo di recidiva» è considerato alto, così come quello di fuga. «Il padre dell’indagato abita all’estero e lui potrebbe raggiungerlo», scrive infatti il magistrato nell’ordinanza. La stessa cosa vale per altri parenti che si trovano fuori dall’Italia: il padre è capoverdiano, mentre la madre è originaria dello Sri Lanka.

Michelle Causo, fiaccolata a Primavalle. Il padre: «Devono morire in carcere». Gli amici: «Chiediamo giustizia»

RISCHIO REITERAZIONE

È anche possibile che il diciassettenne uccida di nuovo, se lasciato in libertà.

A colpire il giudice è l’efferatezza del delitto. E anche il fatto che non si tratta del primo comportamento violento: l’aspirante trapper in passato ha collezionato alcune denunce, tra le quali una per tentata rapina. Ha minacciato dei coetanei con un coltellino, chiedendo del denaro. Per il magistrato, considerata la personalità criminale del ragazzino, è possibile che, se lasciato libero, torni a uccidere, oppure compia altri crimini. Un dato viene considerato molto indicativo: l’atteggiamento tenuto dall’indagato nel corso dell’interrogatorio, avvenuto lunedì e durato quattro ore. È rimasto freddo e a tratti distaccato mentre raccontava i dettagli più crudi dell’omicidio: ha detto che Michelle non è morta subito, ma che «tremava, aveva delle convulsioni». E, senza scomporsi troppo, ha spiegato di avere aspettato fino alla fine per poi iniziare a pensare a come liberarsi del corpo. Non è intervenuto per salvarla e non sembrano essere emersi particolari segni di pentimento dalle sue parole: «Ormai era tardi», «sapevo che mi avrebbero arrestato», «so che non mi credete, ma non volevo ucciderla». E ancora: «Ho fatto una c...ta», ha detto più volte l’adolescente, assistito dall’avvocato Daniele Meles.

IL SACCO

L’ha guardata agonizzare sul pavimento dell’appartamento di via Dusmet, a Primavalle - dove lui viveva con la madre -, poi è sceso in strada, ha recuperato un carrello della spesa e lo ha messo accanto al portone del palazzo. Ha infilato il corpo di Michelle in un sacco dell’immondizia, l’ha trascinato giù per le scale, l’ha infilato nel carrello e l’ha abbandonato accanto a una fila di cassonetti. Per questo motivo, oltre all’omicidio aggravato dall’avere agito in danno di una minorenne, e oltre all’accusa di occultamento di cadavere, la pm minorile Anna Di Stasio ha contestato al diciassettenne anche il vilipendio di cadavere: il corpo senza vita è stato smaltito come un rifiuto, la motivazione.

Per i risultati dell’autopsia, effettuata all’istituto di medicina legale della Sapienza dal dottor Gerardo Di Masi, ci vorrà ancora tempo. Ma dai primi rilievi è emersa tutta la violenza usata: i colpi sono stati tantissimi. Il primo potrebbe essere stato sferrato alla schiena e Michelle non avrebbe avuto il tempo di difendersi.

I SEGNI

Un altro dato è indicativo della violenza dei fendenti: sulle mani del diciassettenne sono state trovate delle escoriazioni compatibili con l’impugnatura del coltello usato per l’omicidio. Da chiarire, invece, il movente: il giovane ha raccontato che la ragazzina gli aveva portato «qualche canna», lui non aveva i soldi per pagarla e lei si è infuriata. Michelle avrebbe iniziato a insultarlo e a minacciarlo, e lui l’avrebbe colpita. Un’amica di Michelle, presente ieri alla fiaccolata organizzata in ricordo della vittima, ha parlato di un debito più consistente: almeno 1.500 euro. Ma si tratta di una motivazione che, secondo gli inquirenti, è comunque troppo debole per giustificare l’efferatezza del delitto. Informazioni importanti arriveranno dall’analisi dei cellulari dei due ragazzi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA