Pestaggio a Monti, in un video la rissa
e le minacce del pittore con il bastone

La disperazione dei testimoni che assistono alla rissa
La disperazione dei testimoni che assistono alla rissa
di Laura Bogliolo
Lunedì 4 Luglio 2011, 12:35 - Ultimo agg. 1 Agosto, 18:15
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ROMA - Imbraccia un bastone mentre esce dal portone di casa. Grida, minaccia e insegue quei ragazzi che stavano parlando sotto le sue finestre. Tra loro c’ anche Alberto Bonanni, il musicista picchiato a sangue da quel branco violento che vuole difendere il proprio territorio anche se non c’è alcuna minaccia. Sono le 2.15 di sabato notte quando inizia l’incubo. Due minuti di follia registrati dalle telecamere a circuito chiuso puntate su uno dei vicoli del Rione Monti. Due minuti che mostrano quello che è successo la notte dell’aggressione contro Alberto avvenuta all’angolo tra via dei Serpenti e via Leonina una settimana fa.



Le telecamere sono puntate proprio su via Leonina e raccontano: la rabbia di un residente, Massimiliano, di professione pittore, che esce di casa armato di un bastone e grida verso gli amici di Alberto, lo stupore di alcuni passanti, il residente che torna al portone e dopo due minuti persone che corrono verso il luogo dell’aggressione: c’è chi si mette le mani nei capelli perché ha capito che è successo qualcosa di grave.



A scatenare l’ira del pittore i presunti schiamazzi che Alberto e i suoi amici avrebbero fatto davanti a un pub di via Leonina. Il residente ha iniziato a gridare dalla finestra chiedendo di fare silenzio, poi è uscito dal portone imbracciando un bastone. Il popolo della notte intanto non ha ancora capito cosa stia succedendo. Si vedono gruppi di persone che passeggiano tranquillamente, qualcuno che si volta perché sente urlare. Mai nessuno avrebbe pensato che nell’arco di pochi secondi si sarebbe scatenata la violenza senza limiti di un gruppo di giovanissimi identificati dopo qualche giorno dagli agenti della polizia municipale del I Gruppo guidati dal comandante Stefano Napoli. Le immagini delle telecamere, unite alle testimonianze di chi quella notte c’era, hanno consentito ai vigili, in collaborazione con il commissariato Esquilino, di risalire agli aggressori.



Dai fotogrammi si vede il residente, camicia bianca e jeans, che esce dal portone. Fa qualche passo agitando un bastone che non userà mai contro qualcuno. Grida qualcosa verso Alberto e i suoi amici che nel frattempo si sono allontanati su via dei Serpenti. Anche il residente si allontana. Passa un minuto e torna verso il portone: parla con delle persone. Poco dopo si scatena l’inferno: alla fine della strada stanno picchiando a sangue Alberto. Diverse persone corrono, si sbracciano, vanno a soccorrere il musicista. Il corpo di Alberto rimane a terra, immerso in una pozza di sangue. Intanto gli aggressori sono scappati via, ma dopo qualche giorno vigili e polizia riusciranno a inchiodarli alle loro responsabilità. Il pittore invece, dicono amici e parenti, non esce più di casa: è distrutto dai sensi di colpa.
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